3 cose su: Nebraska

Siccome scrivere una vera e propria recensione è too mainstream, ecco a voi una rubrica che vi butta lì una manciata di osservazioni opinabilissime sui film più chiacchierati del momento. Questa settimana ho visto “Nebraska” di Alexander Payne.

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  1. Bianco e nero. Non basta il bianco e nero per fare un film d’autore e francamente di solito questi piccoli artifici formali mi fanno storcere il naso, ma in questo caso devo dire che la scelta del bianco e nero ci sta tutta e contribuisce a conferire al film quel sapore vissuto e lo-fi come una ballata folk ascoltata su un vecchio 45 giri. Non solo, la sottrazione dei colori, a parere mio, spoglia un po’ luoghi e personaggi dei loro aspetti più superficiali e contribuisce a conferirgli un po’ più di spessore, profondità e universalità e, attraverso il processo di astrazione, ci aiuta ad identificarci con i personaggi (come insegna McCloud). Approvo.
  2. Road Movie. Se anche a voi la parola Nebraska fa subito venire in mente (dopo il disco di Springsteen) l’iconica immagine di una strada che attraversa praterie sterminate perdendosi all’orizzonte questo film non vi deluderà: si tratta infatti di un road movie in cui David Gant (Will Forte) accompagna il suo anziano e ormai non più tanto lucido padre Woody in un viaggio insensato dal Montana, dove vivono, a Lincoln in Nebraska all’inseguimento di una fantomatica vincita di 1 milione di dollari che l’anziano Woody non accetta di  riconoscere quale la fraudolenta trovata di marketing che chiaramente è. Il Nebraska però è anche lo stato dove Woody è nato e cresciuto e lungo il viaggio si fermeranno per un weekend nel suo anonimo paese nativo; qui David avrà modo di scoprire gli angoli nascosti del passato e del carattere del suo taciturno padre e, in questo modo, di comprenderlo e amarlo fino in fondo (nonché forse di capire e amare di più di anche sé stesso).

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  1. US Folk. Se la settimana scorsa su queste pagine si parlava di musica folk con Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen, questa settimana continuiamo a parlare di folk con Nebraska di Alexander Payne: due percorsi molto diversi, forse diametralmente opposti per arrivare però alla stessa destinazione. Laddove il film dei Coen affronta direttamente il soggetto e scava nel tema attraverso le parole e la musica di un personaggio che negli anni ’60 tenta di costruire la sua strada nella sofisticata scena musicale newyorkese, Nebraska ci racconta invece in modo indiretto ma sobrio, delicato, lineare, la storia dal vecchio Woody Grant (uno strepitoso Bruce Dern) che negli anni ’60 ha faticosamente costruito la sua semplice vita e la sua famiglia nella rustica provincia americana: una ballata folk. I personaggi sono comuni, le storie non hanno nulla di particolarmente straordinario, lo sviluppo è prevedibile ma, se il pezzo è scritto bene e interpretato con onestà e passione, non c’è niente di meglio che fermarsi e assaporarne ogni dettaglio. E questo film è costruito con grande maestria da Payne e interpretato in modo fantastico da tutti e non mi dispiacerebbe se con personaggio di Woody Grant, dopo Cannes,  Bruce Dern dovesse portare a casa anche l’Oscar. Intanto Woody Grant si è ritagliato un posticino tra i grandi personaggi folk del Nebraska, proprio vicino a quelli del disco di Springsteen.

Nebraska_posterNebraska – USA, 2013
di Alexander Payne
Con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk
Lucky Red – 115 min.

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