3 cose su: The Wolf of Wall Street

Siccome scrivere una vera e propria recensione è too mainstream, ecco a voi una rubrica che vi butta lì una manciata di osservazioni opinabilissime sui film più chiacchierati del momento. Questa settimana ho visto “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese.

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  1. Prima di vederlo era chiara la trappola in cui The Wolf of Wall Street rischiava di cadere: un altro Goodfellas, questa volta in chiave Wall Street, in cui Scorsese avrebbe di nuovo dato sfoggio delle sue grandi doti registiche, Di Caprio avrebbe offerto un’altra bella prova di recitazione (pur essendo un po’ fuori parte) ma alla fine si sarebbe trattato di ben 3 ore di film con qualche scena memorabile ma anche tanta inconsistenza. Sbagliato: se è vero che il parallelo con Quei bravi ragazzi ci può stare come parabola della ascesa e caduta dei valori di un’intera generazione attraverso la storia (vera) di un singolo (Jordan Belfort) e della sua gang senza scrupoli, è anche vero che il film cammina con le proprie gambe lungo la sua strada, è solido sotto ogni aspetto e in particolare i personaggi  e i temi sono profondi e ben costruiti. Arrivano forti e chiari.
  2. Per come la vedo io la carriera di Martin Scorsese ha avuto un lungo periodo di appannamento che è iniziato subito dopo Casinò (o forse proprio con Casinò?) ed è passato attraverso grandi fallimenti come Gangs of New York e The Aviator (due dei più grandi progetti in cui il regista si sia imbarcato ma che alla fine sono stati profondamente deludenti) ed è continuato con film come The Departed o Shutter Island che (per quanto sempre splendidamente confezionati) non avevano assolutamente lo spessore e la profondità del giovane Scorsese. Il periodo di crisi ai miei occhi è ufficialmente finito con Hugo Cabret e adesso, con The Wolf of Wall Street, mi sento di dire che l’autore stia vivendo una seconda giovinezza e che, accanto alle sempre eccelse doti formali, i suoi film hanno ritrovato profondità e spessore, quella consistenza che sembravano aver perso. E finalmente anche l’ottimo Leonardo Di Caprio ha il suo film indimenticabile (e il personaggio larger than life) diretto da Martin Scorsese.

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  1. Dicevamo che quella raccontata nel film è una storia vera, tratta dall’autobiografia di Jordan Belfort, The Wolf of Wall Street, certamente con qualche piccola variazione. Il paragone con il film Wall Street di Oliver Stone e il Gordon Gekko interpretato da Michael Douglas è stato automatico, ma è stato lo stesso Jordan Belfort a sottolineare la differenza di fondo: se Gordon Gekko era un personaggio di finzione di cui lo spettatore non vede mai davvero il declino, nel film di Scorsese è evidente che Jordan perda tutto e come questo succeda, quindi in questo caso si tratta di un racconto di ammonimento, una lezione morale per tutti. Sì, a chiacchiere. Perché a quanto pare Jordan Belfort non sembra aver imparato nulla dalla sua stessa storia, che del suo libro e di questo film quello che gli importa sia vendere per riempirsi le tasche e che per raggiungere il suo obiettivo di guadagnare una barca di soldi ancora oggi non si faccia tanti scrupoli a mentire. Pensa un po’.

The Wolf of Wall StreetThe Wolf of Wall Street – USA, 2013
di Martin Scorsese
Con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler
01 Distribution – 180 min.

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