Aldo Mondino. Dipinti passionali e sculture ironiche al MACA di Acri

Turcata, 1998, olio su linoleum, collezione privataAldo Mondino era un artista irriverente; uno che è stato capace, in assoluta leggerezza, di smitizzare Felice Casorati prendendo uno zerbino, decorandolo con una maternità tipica del grande maestro torinese e accompagnandolo da un altrettanto tipico avvertimento: Non calpestar le uova. Tutto questo Mondino l’ha fatto nella Torino degli anni ’60, in cui dissacrare il maestro Casorati era un gesto a dir poco arrischiato, soprattutto per un artista che, giusto allora, cominciava a muovere i primi passi nel mondo delle gallerie che contano.

Non era certo un timido, aveva anzi un carattere forte ed esuberante che gli permise di sperimentare con forme e materiali innovativi, creando strutture babeliche fatte di torrone e cioccolatini, mentre in Italia – e a Torino in particolare – era in voga la scarna essenzialità del poverismo. Possedeva, inoltre, una fantasia esplosiva che lo rese capace di dare vita ai giochi di parole e di far vedere l’invisibile. Era davvero un maestro di fantasmagorie, come suggerisce questa mostra che il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) ospiterà fino al 20 febbraio 2010. Due esempi in esposizione sono particolarmente significativi di questa sua giocosa abilità di creare delle opere il cui soggetto sono le sensazioni e l’ironia. Il primo è un dipinto che, almeno a prima vista, è il meno affascinante tra la ventina di esemplari in mostra. Si tratta di una tela nera, in cui il colore è steso con una densità tale da dar vita a delle escrescenze che contrastano con la ripetizione di segni rossi, che sembrano dita e mani stilizzate, creando il ritmo roboante tipico di un applauso concitato.

Singe, 1989, 70x110x48, fusione in bronzo, ©Biasutti&Biasutti, TorinoQuando invece ci si imbatte nel secondo esempio, una scultura in bronzo che riprende, nella sua parte inferiore, la base della famosa macchina da cucire Singer, sovrastata, però, non dalla macchina stessa, ma da un scimmia, a fatica si trattiene un sorriso davanti all’elegante calembour. Singer, infatti, in francese significa scimmiottare e forse la scultura è da leggere come una presa in giro di quelli che lo accusavano di un eccessivo citazionismo, perché realizzava dei pesci con le gambe di Giacometti, o, sempre ironicamente, si rifaceva a Boccioni attraverso la scultura di una donna che al posto dei seni aveva due palle da bowling, intitolandola La mamma di Boccioni, o ancora se la prendeva con Felice Casorati. Aldo Mondino, però, non ha mai scimmiottato nessuno; citare era, per lui, un altro modo di sfogare la sua instancabile creatività.

Non bisogna però cadere nel tranello di credere che Mondino sia un artista cervellotico, divertente ma freddo e questa mostra evita abilmente che questo possa accadere. La sua pittura, infatti, è calda ed esotica. Vedere i suoi famosi dervisci danzanti fa venir voglia di andare in Turchia a cercarli e fa rimpiangere di non aver presenziato alla Biennale di Venezia del 1993, in cui l’artista decise di dare vita ai suoi dipinti scatenando una danza di autentici dervisci turchi all’interno del padiglione della mostra. I suoi quadri sono tanto passionali quanto le sue sculture sono argute, e i toreri ieratici o i ballerini che si stagliano su un fondo di finte piastrelle restituiscono il calore di un uomo che era capace di lasciarsi affascinare dall’esistenza e dai suoi colori.

Pali Blu Essaouira, 1999, 90X120, olio su linoleum, collezione privataBalletto turco, 1989, 130x180, olio su linoleum, ©Galleria Sperone,NYGojesca, 1991,190X240,Olio su linoleum, collezione privata


Aldo Mondino. Maestro di Fantasmagorie

MACA, Palazzo Sanseverino Falcone
Piazza Falcone, n° 1
87041 ACRI (Cosenza)

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