Il corpo poetico di Angelina

Quando, il 30 aprile scorso, ho visto per la prima volto lo spettacolo teatrale Angelina di e con Fulvia Romeo, ero decisamente impreparato al freddo invernale che mi ha accolto in quel di Caraglio, nel cuneese. A Torino la stagione si faceva già afosa, quasi estiva, e nulla lasciava presagire che, nel giro di poco più di un’ora d’autostrada, le temperature sarebbero crollate. Il mio corpo era impreparato e non ha esitato a metterlo in mostra procedendo speditamente dalla macchina parcheggiata al teatro. Le mie spalle erano strette e rincagnate, e la testa cercava di nascondervisi in mezzo, spinta in avanti dalla schiena ingobbita. Le braccia irrigidite premevano le mie mani ben dentro le tasche dei jeans. Il fiato mi si palesava davanti agli occhi sotto forma di condensa bianca. In quei momenti il mio corpo esprimeva il freddo e chiunque fosse intorno a me, intirizzito quanto me, non avrebbe certo avuto bisogno che io sottolineassi a parole ciò che provavo, che lo descrivessi. Il mio corpo veicolava la sensazione sgradevole istantaneamente: ero il freddo.

Se quel giorno non avessi poi visto Fulvia Romeo creare con il proprio corpo poesie leggere, amorose e struggenti, forse non avrei mai colto fino in fondo quella verità fenomenologica: che il corpo è ciò che prova nell’istante stesso in cui lo prova, senza mediazioni razionali.

Angelina è un angelo che desidera farsi carne, bloccata dalla pesantezza della sua candida spiritualità alata. Sinuosa, troneggia in fondo alla scena avvolta in un’altissima gonna bianca. Si dimena in cerchi, con eleganza, per abbandonare la sua pelle celeste e crollare sulla terra per immedesimarsi nelle spigolose e tragiche sensazioni dei suoi abitanti. La sua essenza aerea le dona la possibilità di entrare nei singoli esseri umani che incontra con la facilità con cui si indossano un paio di scarpe; ogni singolo modello scatena in Angelina delle convulsioni, degli spasmi che le fanno assumere andature differenti. Ognuna di esse è la manifestazione limpida di uno stato d’animo, di una sofferenza, un turbamento o un desiderio o una stanchezza. Il corpo di Fulvia Romeo muta con la rapidità delle espressioni del volto e non servono parole perché il pubblico empatizzi con il suo angelo e con i tanti corpi di cui si veste.

Angelina andrà di nuovo in scena giovedì 8 marzo, ai Murazzi di Torino, nell’ambito del Festival d’arte contemporanea Die Mauer. Questo articolo, più che una recensione, è un invito ad abbracciare Angelina con lo sguardo, a cogliere le infinite sfumature dei suoi movimenti per ritrovarvi poi nei vostri corpi in maggiore sincronia con essi, come in scarpe su misura.

Angelina, di e con Fulvia Romeo
Giovedì 8 marzo 2012, ore 19
Magazzino sul Po (Giancarlo 2)
Via Murazzi del Po, lato sinistro
Ingresso 7,00