Caravaggio: tra moda e cultura

La vita di Michelangelo Merisi è degna della sceneggiatura di un film d’azione. Omicidi – veri o supposti – vita sregolata, numerosi episodi di violenza. Carattere irascibile e ambizioso accompagnato da un fisico cagionevole e fragile. Nonostante le vicissitudini (o forse proprio per quelle)  il suo talento riesce ad avere la meglio, regalandoci uno dei più grandi pittori di sempre.
La mostra di Caravaggio alle Scuderie del Quirinale è divenuta l’evento del decennio. Ideata in occasione del IV centenario della sua morte, è stata annunciata come tale da media e operatori di settore, che già prima del 20 febbraio 2010 (data di inizio) ne celebravano il trionfo.
È possibile prenotare una visita guidata (a un costo non eccessivo), ci sono sconti per gruppi e comitive. C’è un numero telefonico e la possibilità di prenotare on-line. Gli orari soddisfano tutte le esigenze (venerdì e sabato il museo resta aperto fino alle 22.30). Insomma, uno di quei casi virtuosi – sempre più numerosi – in cui si mette il visitatore in grado di scegliere e se ne minimizzano i disagi.
Questo sulla carta.
Perchè in realtà andare alla mostra è diventata un’impresa per persone molto determinate o per avventori particolarmente fortunati.

Al terzo – vano – tentativo di vedere l’esposizione, ho iniziato chiedermi perchè centinaia di migliaia di persone, sprezzanti della pioggia o del solleone, restino in fila per ore nella speranza di ammirare le 25 opere in mostra, otto delle quali sono visibili tutto l’anno a Roma in altri contesti (magari meno affollati): da Palazzo Barberini alla Galleria Borghese, passando per i Musei Vaticani e la Galleria Doria Paphilij.

È mai possibile che gli Italiani amino e conoscano così bene le opere del Caravaggio, da ritenere la mostra imprescindibile? Stiamo parlando dello stesso popolo cresciuto a pane e televisione? Oppure di quella fetta di intellettuali (o sedicenti tali) che disprezzano la cultura consumista e non possono mancare, per motivi di status, un evento culturale? O ancora, le persone che gremiscono la coda all’ingresso delle Scuderie del Quirinale sono i veri cultori della storia dell’arte e della pittura caravaggesca come sua nobile espressione?  Se invece non si possono etichettare le persone così semplicisticamente, la domanda è un’altra: può un artista che ha operato quattrocento anni fa appassionare e mettere d’accordo tutti in maniera trasversale?

Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà la maggior parte dei visitatori sono turisti. In effetti, il periodo ideale per visitare la città è proprio la primavera. Ma possibile che tutti i turisti del periodo abbiano deciso di trascorrere un’intera giornata del loro soggiorno nella speranza di riuscire ad assistere a un’esposizione temporanea di cui difficilmente potranno godere appieno? In ogni caso, non si può così tranquilamente archiviare il fenomeno come attrazione turistica.

E se invece stessimo assistendo ad un fenomeno di costume? In poche parole, se Caravaggio fosse diventato “di moda”?

E secondo voi?survey software

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