Cosa resta della fiera della piccola e media editoria?

La scorsa domenica ho incontrato alla Fiera del libro di Roma (Più libri più liberi) Valentina, dell’ufficio stampa di Topipittori. Lei mi ha chiesto se avessi intenzione di scrivere della fiera io lì per lì in tutta sincerità, perché effettivamente era quello che mi frullava per la testa da quando qualche giorno prima avevo passeggiato per gli stand, le ho risposto che probabilmente non avrei scritto nulla perché davvero poco mi diceva, e, a dirla davvero tutta, davvero poco mi dice da molti anni, molte edizioni.

Sorvolo, letteralmente, sui banchetti di essenze, gioielli, gadget e giochi, perché è un’altra la riflessione che voglio fare e si riallaccia a un articolo che ho letto all’indomani della fiera stessa che in molte parti condivido e al quale avrei con la mia solita antipatia aggiunto della tristezza che mi hanno trasmesso certi autori emergenti alla disperata ricerca di un editore (magari a pagamento) che possa dar sfogo al proprio narcisismo letterario (parlo per preconcetti, perché magari gli ingombranti autori gesticolanti che bloccavano il passaggio nei corridoi erano autori talentuosi, non lo so: l’aria soffocante induce all’insofferenza).

Ritorno all’articolo ispiratore o meglio ad alcuni dei commenti letti in giro su FB in relazione allo stesso che riflettevano sulla bellezza di alcuni stand di libri per bambini i quali sarebbero libri d’arte e non solo per bambini.

Si cita Orecchio acerbo, aggiungerei Topipittori. Ma non condivido la definizione molto in voga di “libri d’arte e non solo per bambini” che ho sentito davvero allo sfinimento. Non ho nessun dubbio sul valore delle produzioni editoriali in questione, io stessa su queste pagine mi sono più volte (sempre) ritrovata a cantarne le lodi e reputo quindi quei bellissimi albi/libri fatti ad arte, preziosi, curati ma puri libri per bambini, non per adulti, non libri d’arte nel senso settoriale della definizione. Libri per bambini che, grazie alle capacità autoriali, grazie alla ragionata cura editoriale, grazie alle eleganti risposte grafiche fanno sentire noi adulti invidiosi e desiderosi di trovare nell’immenso spazio del palazzo dei congressi un qualche stand capace di stimarci come lettori consapevoli e non come fruitori di prodotti che non lasciano alcun segno se non la triste sensazione che i libri in quanto tali si stiano svuotando del loro valore originario.

Sono libri per bambini perché sebbene illustrati da grandi artisti i bambini desiderano portarli a scuola al posto dell’orsetto preferito perché non stanno nella pelle all’idea di raccontare ai compagni di classe di cosa accadde il giorno in cui la mucca starnutì; sono libri per bambini perché rimarrete a bocca aperta mentre vostra figlia di tre anni “leggerà” la storia di Piccolo Blu e Piccolo Giallo senza saltare una parola e accompagnando la storia coi gesti, sono libri per bambini perché senza preavviso, dopo qualche momento di sguardo concentrato e fermo vi dirà delle corna del cervo che si fanno foresta e albero. E sono certamente libri per bambini, e mi dispiace per noi adulti ancora desiderosi di nutrimento, giacché proprio per loro sono realizzati e pensati; proprio per loro, con intelligenza e cuore, diventano arte. [Barbara]

One thought on “Cosa resta della fiera della piccola e media editoria?

  • Dicembre 16, 2011 alle 9:02 am
    Permalink

    Questa mia riflessione ne ha ispirato altre: http://associazionecartastraccia.blogspot.com/2011/12/albi-illustrati-o-libri-dartista.html
    Ho letto con interesse, volevo solo aggiungere che il fatto che io consideri gli albi di Orecchio acerbo o di Topipittori per bambini non toglie o esclude la possibilità che siano godibili anche per un pubblico più maturo. Ci sono poi fiabe crudeli e crude che per il loro essere tali non possono essere indorate e quando lo sono fanno ancora più paura. Si cita “Hansel e Gretel” di Mattotti, che avevo considerato qui http://www.atlantidezine.it/?p=1529, aggiungo “Il pifferaio magico di Hamelin” di Robert Browning edito da Topipittori (http://www.atlantidezine.it/?p=10976), potrei anche inserire nel contesto “lo strano animale del signor Racine” di Tomi Ungerer per citare almeno una fiaba contemporanea (http://www.atlantidezine.it/?p=17357). Ebbene le viltà, la crudeltà, le solitudini e gli abbandoni di cui queste fiabe sono pregne non possono essere rese con leggerezza. Sono gli Ur-autori che rimarrebbero scossi da una resa zuccherina (così come la strega paffuta e colorata di certi prodotti pop up da consumo usa e getta non è meno terrorizzante per un bambino: rimane una cannibale spietata, sia che sia resa meravigliosamente cupa, sia che sia violetto, brillante e morbidosa).
    Alla base del discorso resta la necessità che il libro sia partecipato e letto assieme ai bimbi e ben venga, invece, che i ragazzi possano trovare anch’essi nutrimento in albi illustrati per bambini grazie alla profondità mai banale della grafica e dell’illustrazione.

I Commenti sono chiusi.