15 novembre 1940: la notte che segnò il destino di Coventry

Ai piedi di una cattedrale in fiamme, mentre la Luftwaffe imperversa sul cielo di Coventry sganciando razzi incendiari, una donna, Harriet, racconta a un ragazzo, che sembra un uomo, la storia di Jeremy Fischer: la rana che da predatore diventa preda e scampa allo stomaco della trota grazie al sapore disgustoso del proprio impermeabile. La ranocchia di Beatrix Potter che, con l’impermeabile a brandelli, s’arrampica sull’argine dello stagno è specchio grottesco della condizione di incredulità e sgomento in cui i due sono stati catapultati pochi minuti prima.

Una notte che doveva essere come le altre, con lo stesso ingombrante fagotto di ricordi che per Harriet, vedova del primo conflitto, era dai contorni sempre più sfrangiati ma dal peso sempre più consistente. Harriet aveva cercato disperatamente la tomba del giovanissimo marito, per avere un luogo da ricordare, giacché il volto di Owen si faceva sempre più sbiadito; aveva riflettuto sulla presenza effimera e sfuggente delle cose e delle persone. Di ritorno dalla stazione il giorno in cui aveva accompagnato simbolicamente il marito alla guerra, Harriet aveva incontrato una donna dall’aria vaga, Maeve, e lei, disorientata e smarrita, le si era affidata  guidata da un presentimento. Di quell’incontro le resterà solo lo splendido schizzo della cattedrale, realizzato con estremo talento, che Maeve le regala prima di salutarla andando via senza più tornare. Chi legge, però,  sa per certo (si tratta di sensazioni) che le due si rincontreranno.

Quando ogni cosa sembra toccare Harriet per poi abbandonarla lasciandola sola con una lettera o uno schizzo, il passato si ripropone sotto altre prospettive e, come sotto la matita di Maeve, prende forme e consistenze diverse da ciò che si aspetterebbe.

Quella notte del 1940 segnerà Harriet non solo per la crudeltà del potere distruttivo della guerra, non solo per le immagini cristallizzate e come ferme delle famiglie asfissiate dal fumo (che, queste per sempre, feriranno la sua memoria), non solo per il vedere crollare davanti ai propri occhi le case della propria città, ma anche per la passione che, nata dal terrore e dalla compassione reciproca, la legherà per una notte al giovane Jeremy, e la condurrà a ricercarne le radici fino a ricondurla alla madre del ragazzo con la quale stringerà una forte amicizia. Sebbene il legame tra le due donne sia il destino, una delle tante facce del destino, che innerva il libro, a loro e al loro rapporto sono dedicati solo sguardi sfuggenti, come se all’unica cosa che si rivelerà stabile nel tempo non dovesse essere dedicato più respiro di quanto non ne fosse rimasto ai caduti tra le macerie.

Coventry è il terzo romanzo di Helen Humphreys edito da Playground che nel 2007 aveva già dato alle stampe il suo maggior successo Cani selvaggi. Come in quel caso la scrittura della Humphreys rapisce e accompagna; è rapida e senza orpelli; è cadenzata, e in alcuni punti come interrotta da lampi di pura ispirazione narrativa che sorprendono il lettore e lo lasciano attonito dinanzi alle pagine come immagino fossero Jeremy e Harriet sotto le bombe nell’ultima notte di Coventry.

Titolo: Coventry
Autore: Helen Humphreys
Editore: Playground
Dati: 2010, 160 pp., 13,00 €

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