Agrodolce dedica d’amore di un padrone alla sua gatta

Tre libri di storie piccolissime e feline; pagine dove può anche non succedere niente, e le vignette si susseguono allora quasi uguali, cambiando impercettibilmente come il fremito dei baffi di un gatto. Eppure la miagolante anti-eroina di questi lievi racconti, leggeri come un palloncino, i baffi non ce li ha, e se ne lamenta anche. È una sagoma in bianco e nero, un disegno tracciato col dito da un bambino su un vetro appannato, nera come tutti i gatti di notte, con la testa tondissima su cui spiccano solo gli occhi spalancati e la codina dritta. Simile anche lei, a volte, a un palloncino.

La trama è minima, le parole poche eppure geniali come i tratti semplici della matita dell’autore, capaci di rendere la realtà gattesca e umana: con le sue noie quotidiane e cittadine; la sua mancanza e smania di libertà; la sua dolcezza e la sua improvvisa crudeltà, feroce pur nella levità del racconto.

E sempre con profonda e partecipe ironia.

In Cronachette il racconto gioca col suo crearsi; il disegno si diverte con le infinite e surreali possibilità di una (ir)realtà che, per quanto vera sembri, non permette al lettore di dimenticare che è solo disegnata, e che basta niente ad un gatto per diventare uccello, mentre fra esistente e inesistente i confini sono quelli labili dei sogni.

Una storia a cui ci si affeziona con un sottofondo di malinconia, perché si apre e si chiude con un addio.

Titolo: Cronachette vol. 1, 2, 3
Autore: Giacomo Nanni
Editore: Coconino Press
Collana: Kanda

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