Il teatro alla gente e la gente a teatro

Dimenticate gli spettacoli teatrali, da sorbire comodamente seduti in poltrona, che quasi quasi vi ci potete pure addormentare. Dimenticate i concerti e il coinvolgimento che provate nello stare in mezzo alla mischia a urlare canzoni di cui sapete a memoria i testi, a ballare, pogare, sentirsi parte di qualcosa di grandioso. Dimenticate le mostre e lo sbigottimento che vi coglie nell’imbattervi in un’opera d’arte che per anni avete ammirato su libri scolastici, riviste, cataloghi.

Ora siete dentro lo spettacolo, ma non ci siete arrivati consapevolmente. Vi ci hanno catapultato dentro, con tutte le resistenze e il pudore che caratterizzano anche il più disinibito degli spettatori.

Una decina di euro in cambio di 4 soldi. È il prezzo per entrare nel Bordello. Una casa per appuntamenti senza età, dove uomini e donne in vestaglia, negligé o costumi improbabili, ti accolgono con sguaiata allegria. Il tentativo di adescamento è immediato, sfrontato. Niente lusinghe.

Nel confuso e bellissimo turbinio di emozioni che ti accompagnano mentre cerchi di capire cosa fare, inizia a prenderti la smania: vuoi fare tutto, i soldi sono pochi però. Allora inizi ad ascoltare i commenti degli altri clienti, ad origliare, con ostentata noncuranza, quanto dice questo o quell’attore. Poi cerchi di ingaggiare il tuo personaggio, contratti il prezzo con uno dei “tenutari” e ti accomodi. Ogni attore recita un monologo di solito per pochi intimi, della durata di venti minuti circa: momenti commoventi di altissima interattività, oltre che ti grande teatro.
Quando ho avuto la fortuna di imbattermi per la prima volta in Dignità Autonome di Prostituzione, lo spettacolo era ospitato nel bellissimo e inaspettato scenario del Casale della Cervelletta, nella periferia romana, in occasione della manifestazione “Eclettica”.  Purtroppo non sono riuscita a vedere tutto quello che avrei voluto, un po’ perché entrare nel vivo richiede impegno e partecipazione, un po’ perché il tempo a disposizione era poco.

Fra i personaggi che sono riuscita ad abbordare c’è L’inquisitore, un uomo incappucciato che ti conduce – solo dopo una lunga contrattazione in cui sono riuscita a spendere 1 soldo e mezzo – in una cantina umida, con illuminazione soffusa e delle sedie, poche e poco ospitali. Ti rendi subito conto che non ti puoi rilassare: sei sul palco anche tu. Il monologo scelto, riconoscibile dai toni cupi e solenni tipici di un autore imprescindibile come Dostoevskij, era tratto da I Fratelli Karamazov. L’Inquisitore parla a Cristo, seduto tra noi (uno spettatore scelto a caso) e lo “costringe” a recitare. La tensione tra pubblico e attore diventa altissima e il coinvolgimento non ti abbandona neanche dopo la fine dello spettacolo.

Gli autori, Luciano Melchionna (anche regista) ed Elisabetta Cianchini, sono riusciti nel difficile compito di riportare il teatro alla gente. Complici i bravissimi attori e un’operazione spontanea di passa parola che potrebbe essere inserita come caso di successo nei manuali di Viral Marketing .

Dopo essere approdato in diversi luoghi di culto dell’arte indipendente romana (Il circolo degli artisti e La fonderia delle arti), Dignità autonome di Prostituzione torna al Teatro Quirino, per una seconda edizione da non perdere, dal 27 al 29 Aprile 2010.

Dignità Autonome di Prostituzione

di Luciano Melchionna
dal format Cianchini/Melchionna

luci Camilla Piccioni
costumi Michela Marino
organizzatore Antonio Cappelli

assistenti alla regia Roberta Calderoni, Davide Zurolo

Roma, Teatro Quirino dal 27 al 29 Aprile 2010

tutte le immagine gentilmente fornite da Sofa So Good Project – www.sofasogoodproject.com

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