L’umanesimo glaciale di Refn è il Cinema del Futuro.

Drive (2011) di Nicolas RefnConservo nitido il ricordo di poche voci nella sala da proiezione: alcuni spettatori chiedono che il biglietto gli venga rimborsato. Mi pare avessero la malriposta speranza di assistere illanguiditi allo sciogliersi sullo schermo di biografie dissolute e spericolate, descritte al suono di motori roboanti e ardimentosi a là Fast and Furious. Deluse nelle aspettative, ma non rassegnate, quelle voci hanno continuato nell’intento, incapaci di sfinirmi. Conservo il ricordo: io che provo a sciogliere l’emozione che mi inchioda alla poltrona per l’incipit magnifico, stupendo, e la sala che recalcitra, rumoreggia, infida. Conservo nitido il ricordo: Ryan Gosling perfettamente stretto al volante, la musica di Cliff Martinez & Co. a tenergli il fianco, due malviventi persi nei passamontagna, il pericolo sventato, i titoli di testa e come per incanto io che mi assemblo alla poltrona in un corpo unico di braccia e braccioli. Incredibile, mi dico.

L’eclettismo e la debordante energia del cinema del quarantenne danese Nicholas Refn (autore dei notevoli Pusher, Bronson, Valhalla Rising) trovano una sintesi e una misura perfette in Drive, gesto d’amore incondizionato per il cinema del passato (in testa il noir degli anni Settanta). Tratto dal romanzo The Driver di James Sallis, è la storia  di un asso del volante (interpretato da Ryan Gosling) con una doppia vita: di giorno si guadagna da vivere come stuntman, di notte affitta la sua abilità di pilota a chiunque voglia ingaggiarlo, anche per lavori sporchi. La vita dell’anonimo protagonista verrà sconvolta dall’incontro con Irene (Carey Mulligan), sua vicina di casa. Quell’incontro è all’origine di un vortice di efferatezza in cui il protagonista resta imbrigliato.

Drive (2011) di Nicolas RefnIl film, vincitore al Festival di Cannes del Premio alla Regia, divide il pubblico, solleva questioni importanti: separa chi intenda il cinema come rappresentazione, rarefatta ed estraniata, del reale da chi voglia che a tutti i costi sullo schermo vengano rappresentate nude e crude le vite degli altri. Chi legge potrà trovarsi dall’una o dall’altra parte, e comunque considerare non sciolto il nodo centrale di un film così assorto, così algido. La sequenza d’esordio, nella sua concitata e cristallina perfezione, misura l’intento del regista: distillare in inquadrature nitide, perfette, gli stilemi del noir e l’estetica degli anni ’80. La sua è un’operazione di sottrazione (di qui il coro di detrattori convinti di ritrovarsi di fronte a sequenze di una pellicola ad alta velocità) piuttosto che cumulativa o propriamente nostalgica. Lo sguardo con cui stringe il cinema del passato è rapido e preciso, né conduce ad un sunto: Driver l’imprendibile di Hill e il Mann di Strade Violente sono modelli ambiti ma anche molto, troppo lontani per il danese. Refn procede elencando con scrupolosa parsimonia i luoghi del cinema classico, ripulendoli delle scorie del proprio tempo e fornendoli di una nuova, moderna dimensione. Il suo sguardo è ammirato e critico allo stesso tempo. Ne risulta un gioiello, corpo filmico perfetto, destinato a segnare il passo e –ne sono convinto- a divenire un must nelle visioni romantiche, rubate alla scuola da numerosi piccoli spettatori del futuro. Lo sguardo tagliente, freddo, quasi amimico di Gosling sostiene le intenzioni del regista, e porta a segno l’estenuante anelito alla rarefazione.

Dopo il rigore di Gosling nel dare corpo all’eroe che va contro il suo cieco destino, la colonna sonora rappresenta un tratto imprescindibile, necessaria a misurare la ferocia glaciale della messa in scena. La musica sopravvive al film, scandisce i ricordi delle inquadrature, inchioda ogni soggettiva alla memoria. La si porta a casa assieme al bisogno di riascoltarla. Sono certo che abbia tratto dal film grande vantaggio solo chi gli si sia abbandonato con semplicità e purezza, e sguardo scevro da pregiudizi. Un piccolo miracolo, avrà pensato.

 

Drive (USA, 2011) di Nicolas RefnDrive (USA, 2011)
di Nicolas Winding Refn
con Ryan GoslingCarey Mulligan
durata 95 min.

nelle sale italiane dal 30 settembre

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