Petali di conoscenza. I giardini del pensiero di Christine Buci-Glucksmann

La Filosofia dell’ornamento di Christine Buci-Glucksmann è un testo le cui pagine si sfogliano come un movimento floreale dell’Art Nouveau, accompagnate dal suono sottile e quasi impercettibile di una musica settecentesca; il tutto sorretto dalla ricerca dell’ornamentum, della decorazione del microcosmo esistenziale nel macrocosmo globale. Un libro per vestirsi di immagini e parole.

Nella sua doppia qualità di donna e filosofa (Professore emerito all’Università Parigi VIII, specializzata in Estetica del Barocco, Giappone e Arte digitalizzata), Christine Buci-Glucksmann assomma in sé due caratteristiche che le permettono di attraversare con originalità di pensiero esperienze quali l’estetica, il decorativismo, il manierismo, l’ornamento virtuale, cogliendone l’elemento ontologico femminile e maschile.

Il libro ha però anche una precisa origine autobiografica: due viaggi dell’autrice, in due diversi momenti della sua vita, che – come spesso avviene – sembrano trasfigurarsi e assumere i contorni ben più ampi di un sistema di pensiero. Un primo viaggio (immaginario) la vede bambina, tra il materiale archeologico del padre (l’orientalista Lucian Lecocq-Buci), proiettarsi con la mente sugli scavi a Efeso e in Anatolia;  un secondo (reale) compiuto da adulta in Giappone la introduce alla cultura orientale.
Due viaggi che creano in lei una chiave di lettura trasversale, portandola a riflettere sull’ornamento in una sorta di “dialettica mentale” tra Oriente ed Occidente. La  drastica conclusione è che l’Occidente si sia privato di tre componenti necessarie per comprendere l’ornamento stesso: elemento femminile, elemento primitivo, spiritualismo orientale.

Il percorso della filosofia dell’ornamento trova il suo inizio nella Vienna fin de siècle, con  l’oro di Klimt e la psicanalisi di Freud. Nella città austriaca la polemica sull’ornamento rivela la nascita di due forme di modernità: una razionalista, basata su una cesura radicale con il passato e che avrà il concetto di avanguardia come utopia; l’altra che rifiuta i grandi dualismi tra arte nobile e arte applicata, così come tra i concetti di maschile e femminile, occidentale e non occidentale, organico e artificiale. Si passa, quindi, al rapporto tra ornamento e struttura, che vede protagonisti Dalí e Gaudí e le loro linee-corpi, recuperando valori semantici, simbolici ed estetici.
Venezia diventa l’emblema dell’ornamento e della decorazione urbana racchiusa tra la fluidità dell’acqua e la continuità delle forme; mentre l’ornamento dell’Islam trova il proprio “ritmo respiratorio” nell’arabesco, che smaterializza lo spazio e lo rende infinito. E ancora Matisse e il decorativismo francese, Klee e la calligrafia figurativa, Warhol e l’ornamento astratto.

L’ornamento di Christine Buci-Glucksmann non è corpo: è Idea. È un’operazione concettuale che si articola sul chiaro-scuro, sulle linee, sulla variazione della materia e che plasma un’arte del pieno (Islam) e un’arte del vuoto (Giappone).

Si parte con l’impressione di avere tra le mani un libro erudito: una sorta di contenitore denso di citazioni artistiche, letterarie, filosofiche, musicali. Ma poi, lentamente, si viene coinvolti in una vertigine di movimento, di colori, di luci, che conduce la mente ad accomodarsi in lussureggianti giardini di conoscenza e di coscienza. Si tratta di temi universali, ma il frequente uso del pronome “io” pone il lettore nella prospettiva individuale, personale dell’autrice, che riesce a creare con il suo interlocutore un rapporto di com-presenza di lettura dell’opera d’arte. Quasi a  volere sottilmente chiedere: e tu, lettore, che non hai visto con me, ma che leggi di me, cosa pensi?

Titolo: Filosofia dell’ornamento
Autore: Christine Buci-Glucksmann
Editore: Sellerio
Dati: 2010, 135 pp.,  € 15,00

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