E questo è solo l’inizio

Il primo giro di giostra è finito e in tanti non vorrebbero scendere, ancora carichi di adrenalina. La prima stagione di Game of Thrones si chiude con un intenso crescendo, culminante con una delle scene più attese dai fan. Un’attesa non delusa, che non fa che confermare l’alto livello della produzione targata HBO.

Fedele anche in questo ai romanzi, questa prima stagione è stata una solida e drammatica introduzione alle trame e alle atmosfere del mondo creato da Martin, sporco e brutale come il Medioevo cui è ispirato. Tolti i pochissimi elementi magici, simbolicamente antitetici – i White Walkers venuti dal freddo in apertura e i draghi nati dal fuoco nel finale – rimane il crudo realismo di una saga nella quale neanche il più classico dei protagonisti è al sicuro: stoico, carismatico e onorevole ma pronto a piegarsi pur di salvare le proprie figlie, Ned Stark sembrava un personaggio destinato a durare e invece si è ritrovato condannato e giustiziato in un batter d’occhio, con la stessa spada con cui era solito amministrare la giustizia del Re. Una morte inusuale a livello narrativo, per come il personaggio era stato costruito, ma assolutamente credibile, perfetto esempio dell’imprevedibilità con cui Martin fa fuori personaggi che fino a quel momento aveva elevato al rango di protagonisti. E se anche vi aspettate che un tal personaggio sia destinato a morire, di certo non indovinerete quando e, soprattutto, come; chi avrebbe scommesso un soldo sulla morte di Robert Baratheon a causa di un cinghiale? O su come se ne sarebbe andato Khal Drogo? O sull’incoronazione di Viserys? Sbarazzato il campo da buona parte dei vecchi leader (e aspiranti tali), la storia delle Cronache del ghiaccio e del fuoco è pronta per deflagrare in tutte quelle sottotrame che costituiranno l’ossatura della serie nelle prossime stagioni: Daenerys finalmente pronta per essere una vera Targaryen; Robb Stark acclamato Re del Nord; Arya e il lungo e complesso viaggio che l’aspetta; Tyrion in cammino verso un confronto che si preannuncia appassionante con il suo psicopatico nipote e, soprattutto, coi due maestri di intrigo Varys e Ditocorto.

L’inverno è ancora lungi dall’arrivare ma, in compenso il gioco dei troni ha avuto inizio.
Le aspettative stimolate dal primo, eccellente episodio, di cui abbiamo già parlato, non sono andate deluse: la prima stagione di Game of Thrones è stata esemplare, fedele alla storia anche nei (pochi) cambiamenti effettuati rispetto all’originale e molto curata nei tanti dettagli “non letterari”. La recitazione, soprattutto, il cui livello generale è alto e diventa strepitoso quando in scena appaiono Peter Dinklage e Michelle Fairley, entrambi perfetti per due personaggi intensi e ricchi di sfumature come Tyrion e Catelyn. Molto bene anche Sean Bean: sebbene Eddard non sia uno dei personaggi più complessi e sfaccettati della serie, l’ottima prova dell’attore inglese riesce comunque a restituirne il carisma, il sofferto senso del dovere e l’insofferenza per gli intrighi di palazzo. E vogliamo dimenticarci di Maisie Williams? Benché Arya, per ora, vada poco al di là dello stereotipo della ragazzina ribelle, l’attrice dimostra una presenza scenica mica da ridere, che di certo le servirà in futuro, mano a mano che la giovane Stark crescerà e si arricchirà di nuove sfumature. Fra i comprimari, invece, spiccano senza dubbio Iain Glein, col suo leale e malinconico Jorah Mormont, e Jerome Flynn, il cui Bronn è la perfetta spalla di Tyrion, proprio come nei libri. E il peggiore? Indubbiamente Gethin Anthony, più adatto a un video di MTV che ad interpretare Renly Baratheon.

E già che siamo in tema di difetti, dove sono i meta-lupi? Possibile che debbano apparire soltanto quando strettamente necessari alla storia? A parte Estate e Spettro, le cuiapparizioni sono comunque dosate col misurino, Lady e Nymeria sono state mostrate appena prima di sparire di scena, ci sono voluti otto episodi prima di veder apparire Vento Grigio mentre Cagnaccio fa la sua comparsa solo nel finale. Difetti che comunque sono ben poca cosa rispetto ai tanti pregi della serie.

C’è da aspettarsi, inoltre, che anche i draghi di Daenerys verranno mostrati con parsimonia per non incidere troppo sul budget a colpi di CGI. Già, il budget, il vero grande nemico della serie. Si parla di 50-60 milioni di dollari per questa stagione, che però potrebbero non bastare per battaglie su larga scala come quella di Blackwater – per la cui sceneggiatura pare sia stato reclutato Martin stesso – che vedremo l’anno prossimo. Aggiungeteci costumi e scenografie accurate, e gli effetti speciali necessari per dar vita ai draghi e mostrare la Barriera o il profilo di Approdo del Re e avrete un’idea di quale sarà la principale difficoltà che la HBO e gli autori dovranno affrontare. Per fortuna la seconda stagione è stata confermata e le riprese inizieranno a fine luglio, quindi non resta che armarsi di pazienza e attendere fino alla prossima primavera; se i risultati rimarranno di questo livello, ne varrà di certo la pena.