L’immaginazione al potere

Le “herbes folles” a cui fa riferimento il titolo originale dell’ultima pellicola di Alain Resnais, sono quelle erbe selvatiche – spontanee e infestanti – che riescono a crescere anche negli spazi più improbabili e ostili: nelle crepe dell’asfalto, tra le rocce acuminate, nel bel mezzo di giardini amorevolmente curati e inutilmente ripuliti. Le “herbes folles”, dunque, sono un elemento della natura dotato di ammirevole tenacia e vitalità, e di cui, proprio per questo, è piuttosto difficile liberarsi.
Le medesime considerazioni, secondo Resnais, potrebbero essere rivolte a quegli aspetti più irrazionali della nostra vita: gli amori, le passioni, le ossessioni.
È difficile, e forse inutile, riassumere la trama di una storia in cui ciò che accade è indistinguibile da ciò che non accade, o, per meglio dire, da ciò che accade solo nella mente dei suoi bizzarri protagonisti.
Tutto sembra iniziare per uno scherzo del destino: Georges (interpretato da André Dussollier), padre di famiglia con la segreta vocazione del serial killer, ritrova il portafogli di Marguerite (Sabine Azéma), dentista per professione e pilota di aerei leggeri per diletto. Venuti in contatto grazie a questa imprevedibile casualità, entrambi si ritrovano a fantasticare sull’identità e le caratteristiche dell’altro e su una possibile amicizia, o, persino, su una relazione sentimentale. Ma questa conoscenza così inusuale non è che l’inizio di un rapporto a dir poco eccentrico. I due personaggi si rivelano eccessivi e selvaggi, proprio come la capigliatura fulva della protagonista.
Georges e Marguerite, per giunta, non si limitano a rincorrersi e ferirsi, cercarsi e allontanarsi ma coinvolgono in questa folle giostra tutti coloro che gli stanno intorno: dal poliziotto che ha fatto da ignaro intermediario tra i due, alla stessa moglie di Georges.

Lo spettatore osserva, stupito e divertito, le fantasie dei personaggi prendere il posto della realtà. Ma siamo poi sicuri che le esperienze che abbiamo solo immaginato contino meno di quelle che abbiamo, effettivamente, vissuto?

Gli amori folli, sembra suggerire Resnais, sono proprio quelli che rendono la nostra vita degna di essere vissuta, e il discorso non riguarda esclusivamente le passioni romantiche nei confronti di un’altra persona, ma anche, o forse soprattutto, quelle verso un’attività o un progetto. Il più grande amore di Marguerite è il pilotaggio, il più grande amore di Georges sono i vecchi aerei da guerra. L’“amore folle” di Resnais – siamo pronti a scommetterci – non può che essere il cinema dal momento che, nemmeno alla veneranda età di ottantotto anni, l’inossidabile regista riesce a stare lontano dalla macchina da presa. E la cosa non sorprende, considerando che il maestro della nouvelle vague francese, al cinema ha dedicato la sua intera vita, non solo realizzando film ma anche studiando, teorizzando e divulgando le regole della settima arte dalle pagine, ormai mitiche, dei Cahiers du cinéma.
In una società che cerca di renderci sempre più standardizzati e prevedibili come giardini perfettamente ordinati, sono le erbe selvatiche a ricordarci che non tutto può essere domato o imbrigliato, a cominciare dall’erotismo che, proprio di immaginazione, principalmente si nutre. Alle improbabili fantasie erotiche (dal retrogusto inevitabilmente senile) di Georges è dedicata l’irrealistica e acrobatica sequenza aerea con cui si conclude la storia. Ma il finale vero e proprio arriva pochi attimi dopo e rappresenta un lampo di puro surrealismo che nulla sembra avere in comune con tutta la precedente vicenda se non, appunto, la consapevolezza che chi ha imparato l’arte dell’immaginazione ha a disposizione tutte le vite che desidera.

Deve essere difficile lavorare sapendo di essere considerati una sorta di monumento vivente alla storia del cinema, e l’affetto e il rispetto rendono praticamente impossibile parlar male di Alain Resnais. Questo film, tuttavia, non si avvicina nemmeno lontanamente ai livelli raggiunti dal geniale cineasta con opere come Mon oncle d’Amerique o Providence.
L’inizio è poetico e coinvolgente, grazie soprattutto a un raffinato uso della voce-off che riesce a conservare quasi intatta la sua magia nonostante un doppiaggio  italiano francamente imbarazzante. Ma proprio quando la storia entra nel vivo, la trama si rivela aleatoria e tutto diventa un po’ troppo autocompiaciuto e cerebrale.
Un trucco per godere questo film potrebbe essere quello di non prenderlo troppo sul serio, ma di considerarlo un gioco, una divagazione – all’insegna del nonsense – sulla vita, sull’immaginazione e sui momenti in cui permettiamo loro di incrociarsi e sovrapporsi. In definitiva un film “alla” Alain Resnais più che un film di Alain Resnais.

Gli amori folli (Les herbes folles) – Francia/Italia, 2009
di Alain Resnais
con André Dussollier, Sabine Azéma, Anne Consigny
BIM – 104 min.
nelle sale dal 30 Aprile 2010