Harold, sei tutti noi!

Il viaggio iniziatico di un pensionato inglese ci mostra che non è mai troppo tardi per ricominciare. E che, anche quando non tutto è recuperabile, la vita offre sempre qualche alternativa.

haroldfryUn passo dopo l’altro. Questa è la vita e questo è il viaggio di Harold Fry, intrepido vecchietto che attraversa l’Inghilterra da sud a nord, munito solo di un paio di scarpe da vela, pochi spiccioli e molti ricordi. Ma prima della coraggiosa decisione, Harold conduceva una vita ordinaria, incapace di capire se stesso e chi lo circondava, specialmente la moglie e il figlio. Così, quando un giorno gli arriva una lettera in cui l’ex collega Queeny gli comunica di essere in punto di morte, Harold fa un colpo di testa: le risponde e si incammina verso la prima buca delle lettere, quando si accorge che i suoi piedi lo portano verso quella successiva e quella successiva ancora. Finchè, fermatosi in un bar e in seguito a una chiacchierata illuminante con la cassiera, realizza che ha voglia di salvare Queeny dall’incombenza del destino, semplicemente facendole aspettare il suo arrivo. Poche parole al telefono e la moglie è avvertita della sua decisione. E così Harold si lascia alle spalle Kingsbridge, con in mente pochi programmi e un solo scopo, la città di Berwick, dove l’amica è ricoverata. Niente mappe, niente sacchi a pelo, nessuna comodità. Sotto la pioggia, il sole cocente o il vento sferzante, Harold cammina e, strada facendo, conosce persone e storie che rievocano in lui ricordi dolorosi. A ogni passo, tornano alla superficie la mancanza di dialogo con la moglie, le incomprensioni con il figlio, la propria incapacità di cambiare binari. Apparentemente banale e poco ambizioso, Harold emerge in tutta la sua umanità sofferta.

rachel  joyce

Il merito di Rachel Joyce è quello di aver dipinto quella che è forse la caratteristica peculiare dell’essere umano, la sofferenza e, soprattutto, la sua incomunicabilità. Alcuni capitoli, più di altri, tratteggiano con delicato realismo questo assunto. Uno su tutti, Harold e il signore dai capelli d’argento. Qui, un uomo dall’apparenza distinta e dai modi eleganti si confida con il protagonista, raccontandogli aspetti della sua vita poco consoni alla sua esteriorità. Una riflessione amara accompagna Harold da quel momento: le persone sono maschere e lo sforzo di mantenere una certa normalità è spesso disperato. L’imprevedibile viaggio di Harold Fry è un bel libro, a tratti profondo e ricco di descrizioni precise. La Joyce si mostra più volte un’acuta osservatrice e la sua capacità di verbalizzare sentimenti che spesso scorrono sotterranei è spesso sorprendente. L’unica pecca è quello stile un po’ naif che pare caratterizzare gran parte della narrativa contemporanea e che rischia di ridurre i personaggi (e il lettore)a bambini, a esseri quasi elfici, spinti da moventi profondi ma dal gesto semplice, puro, impulsivo. Verso un finale che, per quanto amaro, si mostra lieto. È forse per questo che la scrittrice lo appesantisce un po’ troppo, riempiendolo di particolari forse inopportuni riguardo alla malattia di Queeny. Ma il romanzo non è banale e per certi versi è anzi memorabile. Harold è infatti destinato a entrare nel cuore dei lettori, grazie alla sua semplicità e alla voglia di uscire dall’ordinarietà della sua vita.

haroldfry-coverTitolo: L’imprevedibile viaggio di Harold Fry
Autore: Rachel Joyce
Editore: Sperling & Kupfer
Dati: 1960 (ed. it. 2013), 310 pp., 17,90 €

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