Esclamare, stupiti, “Che caso!” è dimostrare che il caso non esiste

“Chi può renderci felici? Nessuno, a parte noi stessi. Aspettarsi che la felicità venga dagli altri, per cecità o per pigrizia, vuol dire rinunciare a conoscerla nella sua essenza”. Dovessi fare un sondaggio tra i lettori, sono convinta che molti di loro guarderebbero a questo pensiero come a un qualcosa di scontato o, quantomeno, di molto semplice: quale manuale di psicologia, quale amica, quale compendio di pensieri moderni  non distilla ormai frasi di questo tipo? Se c’è una cosa certa, replicherebbero,  è che nessuno ha mai trovato una ricetta per la felicità valida per tutti. Ma io mi fido del pensiero di una donna forte, passionale e inquieta come Helene Grimaud, celebre pianista francese ma anche scrittrice visionaria e amante dei lupi. La quale, a un certo punto, decide di affidarsi a un viaggio ristoratore per prendersi una pausa dalla quotidianità frenetica di chi dorme quasi ogni sera in albergo e non conta ormai i fusi orari che ha accumulato.

Lezioni private parla dunque di un percorso scelto un po’ affidandosi al caso, un po’ (soprattutto) al cuore. Perché Helene si lascia guidare dall’istinto e dall’intuito, le qualità in lei più sviluppate o, per lo meno, più coltivate. Il caso e il cuore … ed ecco che l’artista approda in Italia, dove anche grazie a una buona dose di fortuna incontra personaggi che la aiutano a districare il bandolo di una matassa: quella di un’interiorità lasciata alle proprie spalle da chissà quanto tempo e in chissà quale sala da concerto. Il primo contatto avviene con un uomo misterioso, con cui condivide un piccolo pezzo di strada che li porta in Umbria.

Un tragitto breve che però, come spesso succede, unisce due anime affini. Lo dimostra il dono che l’uomo le fa successivamente recapitare: un carillon accompagnato da una lettera, con l’indicazione sussurrata di una persona alla quale far pervenire il regalo misterioso, ma solo nel caso di un incontro accidentale.  L’artista trascorre i suoi primi giorni di vacanza all’ombra di un pacifico convento di suore, ad Assisi, dove il destino le fa incontrare un altro spirito affine. Si tratta di una ragazza, ferma da tempo in quel luogo senza tempo, con il medesimo scopo di trovare qualcosa che sente perduto. Lo stesso tipo di casualità si ripresenta poi a Venezia e infine a Como, dove la Grimaud si reca per trascorrere qualche giorno nella tranquillità di un albergo sulle rive del lago. Ancora persone (poche), ancora natura e osservazione, fino alla decisione di recarsi ad Amburgo, dove si trova l’uomo designato dal suggerimento profetico del primo personaggio:  qualche altro giorno di solitudine, sostanza di anime creative quanto riservate, prima di terminare la propria vacanza in Germania, dove le domande sulla musica, sulla vita e i lupi troveranno finalmente una risposta definitiva. Non per merito di una conoscenza miracolosa(come affidare, appunto, la propria felicità a un altro?) ma per quello che questa conoscenza media: il contatto tra la musicista e il proprio mondo. Lezioni private è un libro molto bello, perché narra un viaggio iniziatico con intensità e intransigenza. Helene Grimaud è guidata in ogni passo dall’urgente bisogno di dare un senso a tutte le cose e lo insegue fino a obbiettivo raggiunto. Forse è l’abitudine di un allenamento continuo al pianoforte ad aver forgiato la protagonista o forse il suo carattere selvaggio. Fatto sta che Helene Grimaud, riesce alla fine a unire tutti i puntini e capire che ciò che cercava era sempre stato con lei.

Titolo: Lezioni private
Autore: Helene Grimaud
Editore: Bollati Boringhieri
Dati: 2007, 146 pp., 14,00

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