High of National

Ci sono gruppi che, dopo anni di gavetta e concerti su ogni palco del globo, tracimano i confini dell’indie per diventare grandi. Gruppi che con la tenacia e la convinzione portano avanti un loro progetto senza farsi influenzare dalle mode del momento, bensì influenzando. Gruppi che crescendo hanno sviluppato una loro definita e inconfondibile identità. È accaduto tempo fa ai R.E.M e adesso, invece, sta accadendo ad Arcade Fire e The National.

Proprio questi ultimi, in uscita oggi con la loro nuova fatica High Violet, si stanno imponendo sulla scena come una delle rock band del millennio. Dopo tre album molto felici (tra i quali l’indimenticabile Alligator) e una buona dose di ep (tutt’altro che secondari, basti ricordare The Virginia Ep) i cinque newyorkesi sembrano aver fatto il botto. Grazie a una strategia che ha permesso loro di far conoscere molte canzoni prima che l’album fosse effettivamente pubblicato (e ogni brano è stato “presentato” in maniera diversa: Runaway già da tempo eseguita live, poi Terrible Love presentata in un programma televisivo, poi ancora Bloodbuzz Ohio, scelta come singolo di apertura del disco, e infine Anyone’s Ghost e Little Faith presenti nella bellissima special presentetion su pitchfork.tv) e grazie all’impegno profuso come agitatori culturali della New York che conta (si pensi alla bellissima doppia compilation Dark was the night), i National sono riusciti a creare una grandissima aspettativa attorno a questo disco, un’aspettativa degna dei grandi gruppi della storia del rock.

high violetMa, ovviamente, tutto questo hype e tutto questa attesa non sono dovuti soltanto a una intelligente e brillante strategia di marketing ma soprattutto alla qualità della loro musica. I National infatti fino ad adesso non hanno sbagliato un colpo, inanellando album sempre diversi ma tutti con un’identità ben precisa e una cura per i particolari fuori dal comune.

E quello che viene fuori da questo High Violet è proprio la minuziosità, il perfezionismo, la cura nel cesello che il gruppo originario di Cincinnati mette nel creare le proprie canzoni. I brani di questo disco infatti sono, rispetto a quelli di Alligator e Boxer, semplici. Però, in fase di produzione essi si arricchiscono di suoni, aperture, effetti, riff e sospensioni, accompagnando la voce profonda e confidenziale di Matt Berninger. Tutto ciò, a conti fatti, rende tutti i pezzi del disco dinamici, ognuno concentrato verso un crescendo che esploderà nella coda finale (elemento in cui i National sono dei veri e propri maestri). Si pensi al brano d’apertura, Terrible Love, con la produzione volutamente lo-fi, che piano piano si ingrossa come la marea in certe notti di fine estate, o ad Afraid of Everyone, pezzo che incarna la cultura del terrore portata avanti da governi e media in questi tristi anni, che inizia riflessiva per poi scatenarsi quando Matt canta “your voice is swallowing my soul, soul, soul” e la sua voce si perde nelle possenti note finali. Per poi arrivare alla già citata Bloodbuzz Ohio che si candida tranquillamente a essere uno dei pezzi dell’anno. La voce profonda, le chitarre che salgono, la batteria che incalza e sostiene un ritmo alto per tutto il brano che, a ogni battito, sale d’intensità per poi aprirsi e respirare nel ritornello: una canzone che sa già di classico e che ai concerti verrà salutata, richiesta, cantata, ballata.

Ma High Violet ha anche un altro pregio. Più lo si ascolta e più ci si convince che le canzoni di questo disco, per quanto prodotte, dal vivo possano essere altrettanto espressive. E la dimostrazione ce la danno gli stessi National con qualche piccolo assaggio (guardare sotto per credere).

High Violet è il disco della maturità, forse non quello che rimarrà più nel cuore dei fan della prima ora ma sicuramente quello che permetterà ai National di fare un salto più in là nel mondo musicale. E questo senza scendere a compromessi con un mercato ogni giorno più difficile ma rimanendo sempre e comunque i National. Buon ascolto.

Guarda alcuni pezzi live:

http://assets.delvenetworks.com/player/loader.swf

Ascolta il singolone:

[audio:http://atlantidezine.altervista.org/wp-content/uploads/2010/05/Bloodbuzz-Ohio.mp3|titles=Bloodbuzz Ohio]

Ascolta l’intero disco qui