Ildegarda, la terapia giusta contro ogni tipo di costipazione e discriminazione acuta ma anche ottusa

Di lei, nel migliore dei casi, se e quando riaffiora in superficie qualche ricordino scolastico, ci salta in mente che sia stata una “bibitara”. Oppure, se vogliamo essere più raffinati, la ricordiamo come esperta di scienze naturali, erborista, farmacista, creatrice di pozioni e distillati. Infatti l’Ildegarda (che da lei porta il nome e da non confondere con la Belarda) è una bevanda integralmente vegetale che allevia gli stati bronchiali, tosse, malattie da raffreddamento e affezione del cavo oro-faringeo, ma è validissima anche per lo scioglimento dei catarri intestinali.

Il prodotto è ancora oggi preparato secondo la ricetta originale, niente alcol né conservanti. Ora si fa un gran parlare di Ipazia, la “santa” laica: si dice che la sua figura sia stata discriminata perché la censura, il Vaticano, i parabolani (leggi i fondamentalisti cristiani) di casa nostra hanno sbarrato l’uscita del film a lei dedicato perché figura scomoda, sconveniente, proto femminista, laica, scienzata e così via. E cosa dovrebbe dire allora la povera monaca benedettina tedesca, Ildegarda von Bingen, pure venerata come santa dalla Chiesa (piccole contraddizioni), conosciuta e riconosciuta nel migliore dei casi per un lassativo o cure d’erbe? Eppure a lei la grande cineasta Margaret Von Trotta, proprio nel 2009, ha dedicato un film, Vision, presentato al Festival del Cinema di Roma, che da noi ha avuto una distribuzione limitata, ritardata, contata e nelle sale quasi non s’è visto. Chi ha protestato per contrastare tanto oscurantismo, censura di altri parabolani (o sono sempre gli stessi)? Che c’è non va in Ildegarda di Bingen che per prima ha combattuto la stitichezza e altri guai? Non era laica, era dall’altra parte della barricata eppure fu visionaria e guaritrice, profetessa, scrittrice, poeta, musicista, compositrice, filosofa, linguista, edificatrice di monasteri, inventrice della medicina psicosomatica e se proprio lo vogliamo dire, creatrice di lassativi, quando le prugne della California erano di là da venire.

Hildegard von Bingen, Liber Divinorum Operum. Biblioteca statale, Lucca

Nacque, ultima di dieci fratelli, da una famiglia nobile un anno prima che i crociati conquistarono Gerusalemme. Ebbe le visioni dall’età di otto anni e da quell’epoca fu in monastero, per evitare il peggio. Si occupò di astronomia e cosmologia. Ipotizzò che le stelle non fossero altro che soli distanti moltissimo da noi, anticipando Giordano Bruno. E poi fu ginecologa, sessuologa ante litteram. Una consorella rimase incinta e lei fondò un monastero per sole donne. Si oppose all’utilizzo del cilicio e si mise nei guai con la centrale a Roma. Oltre alle sue competenze mediche, botaniche e naturalistiche, fu una compositrice eccellente. Scriveva musica e testi sacri: ci resta una Symphonia harmoniae celestium revelationum, divisa in due parti, i Carmina, inni e canti in stile gregoriano, e l’opera drammatica Ordo Virtutum, ancor oggi musicata e messa in scena. Era consigliera di politici. A quel tale Federico Barbarossa (amato oggi da certi padani) vaticinò la morte per annegamento nel fiume Salef.

Chissà cosa avrebbe predetto al nostro Partito Democratico (o non c’è bisogno di profezie in tal caso?) e a chi dei nostri politici avrebbe prescritto una purga. Per tutte queste sue abilità, la regista Von Trotta, da sempre attenta alle donne emblematiche della storia, le ha dedicato un film. No signore. Troppa grazia. Troppa scienza. Troppo talento in questa donna, santa pestatrice di calli maschili, ecclasiastici e non. Sta a vedere che ora si dà avvio a un revisionismo della sua figura e neanche la bevanda tutta naturale e tanto salutare può portare più il suo nome. Il lassativo, si sa, è interamente maschile!

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