Immagino dunque sono: la psiconalisi torna alle sue origini

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Altro che penso dunque sono. Il fondale di ogni vivente è l’adagio immagino dunque sono e nell’immaginare la vita si auto genera, esala il suo mistero, sparge meraviglia. Cartesio non si dolga né si accartocci, ma c’è un’altra ontologia che ronza nell’aria dal principio della creazione; c’è una modalità che plasma la storia umana dal suo esordio, nonché la biografia di ogni individuo, dalla nascita alla morte. È l’esistere come attività immaginativa. Immaginiamo così come respiriamo e consolidiamo l’identità nel trasformare un’attitudine neurobiologica in processo interiore incessante; inconscia risorsa che può essere atto ripartivo e terapeutico; comunicazione extralogica; manifestazione del divino. “Ogni conoscenza penetra in noi attraverso i sensi, essi sono i nostri padroni. (…) Sono il principio e la fine della conoscenza umana”: già Michel de Montaigne nel sottolineare che non ne sapremmo più di una  pietra se non avessimo i sensi, aveva indicato l’alternativa a quella modalità logico-discorsiva di stare al mondo tanto bene costruita dalla cultura occidentale. I sensi sono canali di accesso al mondo, ai suoi oggetti che ci guardano.

Un tema infinito affrontato nel volume Per un sapere dei sensi: opera composita e complessa, ricchissima di spunti e risonanze, compilata da 31 voci, senza precedenti, fornisce una teoria delle immagini in psicoanalisi e non solo. Il volume (edito da Alpes, settembre 2012, fa parte della collana I territori della Psiche diretta da Doriano Fasoli, 35,00€) è stato presentato presso lo Spazio psicoanalitico di Roma dai curatori Domenico Chianese e Andreina Fontana, entrambi psicoanalisti della Società Psicoanalitica italiana (Chianese ne è stato anche presidente), già autori del saggio Immaginando (Angeli, 2010) di prossima pubblicazione in francese. Immaginando analizzava il rapporto di Freud con le immagini; quest’opera rappresenta il seguito attraverso i contributi di psicoanalisti di vario indirizzo, anche junghiani, artisti e filosofi  nelle tre sezioni che la compongono (Le immagini e la cura; Segni, forme, immagini; Immagini e conoscenza). Stasera (mercoledì 5 giugno, dalle ore 21 e 15) sarà al centro di un incontro presso la Società psicoanalitica di Roma.

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Obiettivo dello studio corale è “rimeditare sul ruolo che le immagini hanno nella cura, nell’arte, nella costruzione della conoscenza”, nella vita emotiva di ognuno. In ambito psicoanalitico, poi, se è vero che le immagini hanno fatto nascere la psicoanalisi perché l’intuizione d’origine freudiana è scaturita dai sogni, la parola ha preso il sopravvento e ha marginalizzato l’espressione e la comunicazione non linguistiche. Gli autori si pongono certo sulla scia della tradizione occidentale e del grande padre psicoanalitico, basti pensare che il modello della prima topica di Freud è l’inconscio come serbatoio di immagini rimosse; al tempo stesso superano senza rivalsa tutto questo in cerca di nuovi riscontri, dell’aggiornamento e dell’integrazione dei saperi. Non si tratta di avviare una competizione tra immagini e parole quanto di riconsiderare le immagini, alla luce di cent’anni e passa di psicoanalisi, quali canali che danno accesso a zone psichiche altrimenti non rappresentate né rappresentabili. Andreina Fontana ha ricordato che esiste una precisa tradizione filosofica occidentale da Kant a Wittingestein che fa dell’immaginazione la condizione preliminare del conoscere. Per Wittngestein ad esempio l’estetico non appartiene all’ordine del dicibile. Freud, sia per gli sviluppi delle sue intuizioni che per via della diffidenza della cultura ebraica verso le immagini, le scalza dalla stanza della terapia a favore della parola. “Allora inizia ad ascoltare e non più a guardare, ma non riesce mai a consolarsi della perdita dello sguardo e si contorna di collezioni di statuine di cui aveva pieno lo studio”, ha ricordato Fontana. Un percorso che parte da Freud, ma va oltre Freud. “Bion ha dato dignità scientifica  al concetto di trasformazione in psicoanalisi e accessibilità psichica alla rappresentazione. Al sentire per immagini, senza parole, alla reverie che è un pensare per immagine, una serie di condiscendenze figurali e non linguistiche come sono le libere associazioni”. “Certo – ha evidenziato Fontana – non crediamo a un’immacolata percezione perché ogni cultura ordina simbolicamente il mondo ed esistono vincoli linguistico-culturali, ma in ogni sensazione c’è qualcosa di irriducibile alla lingua e in questo risiede la libertà del sistema psichico”. La strada battuta dalla psicoanalisi è stata dalla percezione alla rappresentazione, non viceversa, e allora ci si chiede: a che tipo di pensiero ci fanno approdare le immagini? E se la cura analitica fosse un movimento di liberazione dell’immagine dal corpo e dai condizionamenti culturali? Paul Klee chiarì che “l’arte non riproduce ciò che è invisibile ma lo rende visibile”: lo sanno bene gli psicoanalisti dell’infanzia che si affidano al disegno.

“L’estetica non è una dimensione accessoria dell’uomo, bensì fondante”, questo il fulcro della questione secondo Domenico Chianese che ha mostrato come il senso estetico esista in natura, nei comportamenti degli animali, nell’affacciarsi alla vita del bambino e forme di proto sensibilità estetica si sono manifestate nella storia umana molto prima degli affreschi della grotta di Lascaux. Quando poi la psicoanalisi si aggancia alle neuroscienze emergono conferme di grande rilevanza: “Nella parte più arcaica del cervello, anche degli animali, si trova la dimensione estetica che è quindi antichissima ed è la risposta evolutiva all’essere in perenne ritardo dell’uomo. Per il neuro scienziato Antonio Damasio – ha evidenziato Chianese – dopo le sinapsi la prima cosa che esiste nella mente è l’immagine. Noi pensiamo per immagini”. Il punto non è farsi partigiani di una (eventuale) disputa tra parole e immagini bensì dare all’estetica la rilevanza che le spetta, tanto più oggi che come si legge nella premessa, “nonostante la nostra venga definita una ‘civiltà delle immagini’ in realtà viviamo in un’epoca iconoclasta che le immagini continua a ucciderle o sopprimendole o producendo cliché”. Ragion per cui “l’estetica non è un orpello fine a se stesso, ma una componente biologica fondamentale nella natura umana: nella parte più basica, più animale del cervello che abbiamo si trova il senso estetico”.

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L’estetica va distinta dall’arte: è una funzione che anticipa il linguaggio e la conoscenza; funzione di cui si sono trovate tracce quando l’uomo, poco più che una scimmia, due milioni di anni prima di Lascaux, si mise a raffigurare se stesso. “Cosa c’è di più commovente: l’uomo nasce attraverso le rappresentazioni visive, i disegni. Come uomini abbiamo bisogno di immagini. Sogniamo perché ne va della nostra sopravvivenza”. Il bambino prima dei nove mesi ha un dialogo di sguardi con la mamma, il primo oggetto estetico della sua vita, e si incanta. Thomas Ogden, una delle figure più in vista della psicoanalisi contemporanea, “ci ha detto che il linguaggio psicoanalitico esige che paziente e terapeuta esprimano un linguaggio simbolico, basato su immagini”. Non si dà divenire del mondo senza percezione dei sensi. A volte lo sguardo è oscurato dal velo o dai veli. Come accade agli Amanti di Magritte che non riescono a  guardarsi e scoprirsi per ciò che sono davvero, implicati in un interessantissimo caso clinico raccontato da Chianese. Si vada, allora, noi tutti alla riconquista filosofica e psicoanalitica dell’immagine.”Con quanta interezza vivo nella mia immaginazione; come dipendo assolutamente da zampilli di pensiero che mi vengono mentre cammino, mentre mi siedo; cose che roteano nella mia mente, componendovi un incessante corteo, che dovrebbe essere la mia felicità”, scriveva Virginia Woolf nel suo diario. Che ognuno si riappropri del proprio mondo immaginale e lo eriga a monumento. Anche andando a scuola da poeti e pittori, che vivono sempre su questo piano di realtà. La ‘profezia’ di Adrian Stokes, pittore, esteta e poeta inglese sa di invito a rigenerarsi con le risorse interne di cui si è dotati: “un giorno gli uomini impareranno a considerare la salute mentale come una conquista estetica”.

per un sapere dei sensiTitolo: Per un sapere dei sensi. Immagini ed estetica psicoanalitica (con DVD)
Curato da: Chianese D., Fontana A.
Editore: Alpes Italia
Collana: Territori della psiche, Data di Pubblicazione: Ottobre 2012, Pagine: VIII-382, Prezzo: 35,00 €

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