Songs For Ghosts – il dream pop di Indians

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La storia si avvicina a quella di una favola. Lo scorso anno, Søren Løkke Jul aka Indians, ragazzo trentatrenne di Copenaghen, inizia a far circolare su internet, attraverso un video homemade su youtube, un pugno di canzoni che riscuotono un discreto successo, tanto da paragonarlo al tanto blasonato Bon Iver. Poco dopo una telefonata sconvolge la sua vita di songwriter da cameretta: è la 4AD che lo chiama per proporgli un contratto discografico. Cose che capitano ai tempi di internet.
E Jul, entrato in studio, non delude le attese. C’è voluto quasi un anno per completare Somewhere Else ma il risultato è più che soddisfacente. Autore di un dream pop etereo e rarefatto, le sue canzoni si trovano al crocevia tra  folk, pop e post-rock, la sua voce sembra venire da regioni lontane, la sua musica evoca foreste di muschi e licheni, atmosfere di bruma e nebbia come nella migliore tradizione nordica. Canzoni possedute e animate dai fantasmi come  l’iniziale New, le ballad eteree I Am Haunted e Cakelakers, il piano delicato e malinconico di Bird, l’elettronica discreta di Lips, Lips, Lips e La Femme, gli spazi infiniti di Somewhere Else che chiude magnificamente (e magicamente) il disco.
Un album ricco di spunti e ispirazioni ma con un suono compatto, sicuro (e qui c’è sicuramente lo zampino della 4AD) quasi da opera matura. Una delle più belle sorprese di questo inizio 2013, speriamo solo  che non si tratti di una meteora.

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