La pagina che non c’era: come ti educo i “pupi” alla lettura

“Tutto ciò che non so, l’ho imparato a scuola” annotava, con qualcosa di più di una punta di sarcasmo compiaciuto, Leo Longanesi. Dal canto suo, George Bernard Shaw aveva sentenziato: “l’unico periodo in cui la mia educazione si è interrotta è stato quando andavo a scuola”.

Di sberleffi  e scorticature da parte di uomini illustri all’indirizzo dell’invisa istituzione scolastica e di certi suoi pedagoghi imbalsamati, se ne trovano a profusione nella storia culturale occidentale. Di sicuro avranno avuto tutte le ragioni di questo o di un altro mondo, gli incompresi celebri di ogni tempo, costretti a relazionarsi, ieri come oggi, con glaciali programmi didattici che insegnano più che altro a odiare libri e autori, che sono distanti anni luce dal mondo reale, dal mondo della vita, dal pulviscolo emotivo interiore che trafigge gli anni della piena giovinezza. Viceversa, siamo lieti di smentire Longanesi, Shaw e tanti altri eccellenti; ci sono formidabili iniziative, ancor più formidabili, persino miracolose, perché nascono in un Paese che bistratta la scuola pubblica, la costringe in una condizione d’emergenza permanente, la sta relegando in questi ultimi anni alla sopravvivenza frustrata e sempre più incerta.

“La pagina che non c’era” è un’iniziativa che fa venire voglia di tornarci a scuola, di trovare un camuffamento credibile per fingersi studente, occupare un banco, farsi contagiare dal germe della vivacità che la nutre, sperimentare il progetto. Un progetto davvero originale ed efficace. Di che si tratta? La formula ha una chimica innovativa.  Tre professoresse “militanti” che non è una parolaccia,  militanza della volontà e della pedagogia che sfida le difficoltà concrete,  Raffaella Bosso, Diana Romagnoli, Maria Laura Vanorio, docenti di un istituto periferico di Napoli (che non è un’altra parolaccia), l’istituto superiore statale “Pitagora” di Pozzuoli,  con la consulenza editoriale di Giuseppe Girimonti Greco (traduttore del superbo “Tolstoj è morto” di Pozner, Adelphi editore), hanno deciso di prendere il toro per la corna, e passi l’espressione forte. Contrastare fenomeni vissuti e sofferti ogni giorno da insegnanti in presa diretta a scuola: l’impoverimento lessicale dei ragazzi, o meglio la stroncatura sul nascere della possibilità di ampliare il proprio vocabolario (giacché l’impoverimento presuppone che ci sia stata prima un’acquisizione almeno di una minima competenza linguistica), l’abulia della parola e della scrittura, l’ apnea linguistica, effetto congiunto delle modalità comunicative di sms e face book. Tutti fenomeni di cui linguisti di chiarissima fama (Tullio De Mauro, Luca Serianni) riferiscono in convegni ufficiali, ma che gli insegnanti vivono di fatto. Di fronte a questa realtà critica le tre professoresse non hanno gettato la spugna confinandosi nei programmi ufficiali, hanno messo da parte brontolii, superbie, arroccamenti difensivi, per concentrarsi su un obiettivo: cercare soluzioni fattive e coinvolgenti. E hanno tirato su dal nulla un piccolo capolavoro di pedagogia creativa, frutto di un lavoro spesso anche extrascolastico: un singolare concorso di scrittura riservato agli allievi del triennio della scuola secondaria di II grado di Napoli e provincia divisi in gruppi (classi, gruppi di allievi di una stessa classe o di più classi dello stesso istituto), o singoli studenti segnalati dai loro docenti di lettere. Attenzione però che la finalità dell’idea non è trapiantare l’ennesimo corso di scrittura narrativa tra i banchi e trasformare d’emblée piccoli integralisti del messaggino e della comunicazione sincopata in novelli Forster Wallace.  Il concorso è un’astuzia per far leggere e far vivere “mimeticamente” ai ragazzi ciò che si legge: prevede che i partecipanti, dopo aver letto attentamente tre libri proposti (sono stati scelti dalle docenti  Lo spazio bianco di Valeria Parrella, Ed. Einaudi, 2008, Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo, Ed. Nutrimenti, 2010 e Bambini bonsai di Paolo Zanotti, Ed. Ponte alle Grazie, 2010), aggiungano in un punto qualsiasi del libro prescelto una pagina realizzata da loro che imiti lo stile e il registro dello scrittore arrivando al suo cuore pulsante. Quale migliore strategia per educare a una lettura partecipe e a sintonizzarsi sulla musica unica di un autore?

A fine maggio la commissione, composta dalle docenti, dal consulente editoriale e dagli scrittori, valuterà chi è il campione di  lettura e  “mimesi”. Gli ideatori possono già gridare vittoria. In simultanea all’avvio del progetto sono avvenuti fenomeni eclatanti:  gli studenti hanno scoperto che gli scrittori non sono nomi e cognomi, date e opere contenuti in quel tale capitolo del manuale, previsti dal programma ministeriale, da “fare” in vista dell’interrogazione. Sono esseri viventi. Esistono davvero, sono persone in carne e ossa. L’hanno scoperto perché Parrella, Piccirillo e Zanotti hanno preso parte effettiva al progetto andando a parlare nelle scuole coinvolte. Gli studenti hanno scoperto dunque che gli scrittori non sono parrucconi confinati in un qualche Parnaso o beauty farm, ma sono fratelli maggiori, dediti per professione alla pratica della lettura, quindi della scrittura. Altra scoperta: i libri non sono roba il cui riassunto o trama si scarica da Internet per parare i colpi di domande a sorpresa. Sono creature vive con cui si entra in comunicazione talvolta fino all’empatia, e non ci sono controindicazioni, eccetto “rischiare” di prenderci gusto. Al punto che i “concorrenti” hanno scelto il loro testo preferito e si sono esercitati nell’arte di rifargli il verso. Al vincitore andrà un buono di cento euro da spendere ovviamente in libri. A seguire, professoresse, consulente, scrittori presenteranno il  progetto nell’ambito del salone del libro di Torino,  questa domenica alle ore 12 e 30 (www.salonelibro.it). “L’iniziativa che è  nata in una scuola di periferia – ha spiegato la docente Maria Laura Vanorio –  come primo obiettivo mira ad avvicinare gli istituti di Napoli e provincia, profondamente diversi per storia culturale e tipologia di iscritti, alla pratica della lettura e della scrittura. In tal senso va intesa l’attivazione del gruppo Facebook (La pagina che non c’era), concepito come uno spazio libero e aperto agli interventi e ai contributi di tutte le scuole aderenti al progetto”.  Ora che c’è stato un significativo riscontro,  il progetto guarda più in alto e aspira a  un approdo nazionale: “Il prossimo anno l’utopia è quella di continuare, facendo diventare il nostro un concorso nazionale, alla ricerca dello sponsor che non c’era – racconta l’insegnante Raffaella Basso –  Tante le suggestioni teoriche sulle quali stiamo meditando, sicuramente qualche critica nell’impostazione metodologica ce la siamo meritata, ma se, fuor di retorica, di vittoria si può parlare, questa è da ricercare nella risposta dei ragazzi, che hanno letto attentamente tre libri e per una volta senza scaricare le trame da internet. La scrittura è allora solo un’astuzia, e nemmeno tanto segreta, un gioco che si presenta come un fine, ma che, invece, per l’appunto, è un mezzo”. La scuola diventa così un opificio dove insegnare ad amare i libri e la lettura.  “Naturalmente il nostro obiettivo non è quello di formare scrittori – chiariscono le insegnanti – convinte come siamo con Beniamino Placido che in Italia ci sono sempre stati troppi scrittori e pochi lettori: abbiamo la pretesa di insegnare, attraverso questo lusus oulipiano, (ovvero opificio di letteratura potenziale, n.d.r.) la grammatica della scrittura, della lettura e della fantasia (Rodari), dalla quale potrà germinare da sé il piacere di leggere che non può mai essere imposto”.

One thought on “La pagina che non c’era: come ti educo i “pupi” alla lettura

  • Giugno 12, 2011 alle 7:57 pm
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    CONCORSO LETTERARIO “LA PAGINA CHE NON C’ERA”
    Bravissime le allieve della classe quarta B del Liceo Scientifico “N.Copernico” di Napoli: Ilaria Tomei, Barbara Fierro e Maria Chiara Alagia che, sotto la guida della giovane e dinamica insegnante di Lettere Alessandra Scamardella, hanno partecipato e vinto al Concorso letterario “La pagina che non c’era”, presentando un loro testo alternativo alla pagina del libro su cui hanno lavorato: “Banbini bonsai” di Paolo Zanotti. Gli altri due testi erano:Lo spazio bianco” di Valeria Parrella e “Lo zoo col semaforo” di Paolo Piccirillo. La presentazione delle giovani vincitrici del concorso si è tenuta in data cinque giugno 2011, alle ore 12.30, nel refettorio della Basilica di San Paolo Maggiore, nella antica zona di Napoli di Piazza San Gaetano. Il premio, consegnato alle studentesse del Liceo scientifico Copernico è consistito in un attestato di Vittoria e partecipazione di un buono di cento euro spendibili nelle librerie “Ubik”.
    Particolare soddisfazione per il Preside dell’Istituto Dr. Gabriele Rodelli che si mostra sempre molto lieto delle occasioni in cui i suoi allievi possono confrontarsi con gli altri della stessa età, in occasioni culturali all’esterno della scuola, per la loro crescita personale e di inserimento nella società.

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