Editoria mon amour

“Tale disciplina mira a contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creativita` letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura, alla tutela del pluralismo dell’informazione.”

Donna che legge

Il disegno di legge sulla “Nuova disciplina del prezzo dei libri” di recente approvato al Senato, con soddisfazione bipartisan e plauso dell’Associazione Italiana Editori, pretende di dare una ulteriore regolamentazione al mercato librario, fissando la scontistica massima praticabile al 15% e una serie di limitazioni per le campagne promozionali.

Tralasciando considerazioni qualunquiste (del tipo “in Italia non abbiamo nessun altro problema da risolvere e su cui legiferare?”) che tuttavia sorgono spontanee, c’e’ da chiedersi se una imposizione del genere possa essere realmente risolutiva. L’intento dichiarato è tutelare le piccole e medie librerie indipendenti, schiacciate dalle spietate logiche di mercato e da un sostanziale difetto di concorrenza. Le librerie di catena stanno cannibalizzando territorio e quote di mercato, e stanno ampliando l’offerta con merceologie completamente diverse. Fanno il buono e il cattivo tempo, imponendo condizioni capestro ai distributori, senza contare che ormai sempre più spesso, il distributore fa capo alla medesima azienda.

La leva del prezzo, in questo proliferare di concentrazioni autarchiche, ha ancora un valore? L’intento non dichiarato è, più probabilmente, colpire lo spauracchio delle vendite on-line, nella sua più temuta personificazione: Amazon.it. Sembra infatti che nessuno si fosse reso conto, in Italia, di quello che stava succedendo alle abitudini di acquisto nel resto del mondo, fino a quando il gigante americano non ha deciso di aprire una “finestra” sul Paese. I portali di vendita libraria (non solo Amazon, ma i già affermati IBS, BOL, Webster, ecc.) hanno politiche di prezzo aggressive, un’offerta potenzialmente infinita e una logistica sempre più efficiente. La possibilità di praticare sconti molto alti senza erodere margini, la dimestichezza con attività di direct marketing sofisticate e, anche qui, spesso, il legame con grossi gruppi editoriali/di distribuzione, ha sicuramente aggravato le condizioni, già difficili, di mercato.

Dal punto di vista degli editori, tuttavia, e qui ci stupiamo del parere favorevole dell’AIE, le vendite on-line hanno invece favorito lo sviluppo e la visibilità di piccole realtà di qualità, che non avrebbero mai trovato uno spazio sullo scaffale.

Siamo dunque certi che la nuova legge sostenga la diffusione della cultura? Le librerie di quartiere sono gli avamposti della cultura, catalizzatori di bisogni e stimoli territoriali, insostituibili nei piccoli centri, ma importanti anche nelle grandi città, per preservare quel rapporto fiduciario tra il librario e il cliente, che sfugge alle logiche degli store di catena, uguali ovunque e parto di attività di visual merchandising standardizzate (commessi inclusi). Il problema del prezzo, ce ne rendiamo conto, è fondamentale per loro. I margini non ci sono e fare un lavoro di qualità, di scelta consapevole di gamma, di manutenzione dello scaffale costa. Le vendite on-line e la possibilità di praticare prezzi bassissimi minano l’esistenza stessa delle librerie indipendenti. Mettiamoci pure il progressivo spostamento verso gli e-book (per ora assolutamente risibile in termini di fatturato, ma non di produzione) e le altre leggi che lo stesso Stato ha approvato negli ultimi tempi (quella che ha eliminato la tariffa ridotta per le spedizioni di libri, ad esempio) …  il rischio di estinzione diventa altissimo.

Nonostante l’accoglienza trionfale della cd Legge Levi da parte delle librerie, che ben possiamo comprendere, l’augurio è tuttavia che nessuno si adagi, aspettandosi che, da settembre, tutto cambi solo perché non si riusciranno a trovare libri con sconti del 30%. La politica garantista, tipicamente italiana, si è mostrata finora miope e non ha risolto, di fatto, i problemi strutturali endemici della filiera editoriale (quelli di concentrazione e dei finanziamenti, ad esempio).