Letture da treno: tana libera personaggi e autori nella loro raccapricciante verità

Se Anna Karenina si butta sotto un treno,  ben le sta: se l’è cercata.  Madame Bovary non muore certo d’amore ma di debiti e paga così “il lusso di non vedere l’avarizia dei suoi amanti”. Penelope è una che la sa lunga, tesse la tela che è il suo internet e  Ulisse che si crede l’avventuroso eroe è  solo un gran becco.  Letture da treno, ma anche da tram, da autobus o da ordinario ingorgo automobilistico sofferto nell’abitacolo della propria utilitaria.  Letture in realtà anche da camera per chi cerca scosse, fulminei sovvertimenti a ciel sereno del pensiero abitudinario per poi rientrare nel binario a mente diventata sghemba. Certo è che  Letture da treno’firmate Barbara Alberti, è un libello irriverente e agile fatto di lampi, indagini psicologiche anche mefistofeliche, successione di micro punzecchiature capaci di macroscopiche risonanze e ciclopici capovolgimenti di fronti. Un viaggio rapidissimo in 18 tappe o minitour:  corrosive riletture di 17 capolavori della letteratura mondiale più un melodramma (la Traviata), per un totale di 18  rivisitazioni all’arsenico dei grandi classici, di fruizione immediata e benefico effetto. Prima di tutto perché compiono un miracolo: rendere sopportabile l’insopportabile stazionamento obbligato sui luoghi di trasporto obbligati dove ristagnano le nostre vite in attesa di arrivare a una qualche destinazione: lavoro, casa, paese dei balocchi. Ed è già un merito. Ti immergi nella lettura e la destinazione è già arrivata. Poi perché questi caustici scritti sono decongestionanti delle spietate mucose mentali. In barba a certa critica ufficiale, seria, seriosa, prolissa, tesa e seduta su allori sbriciolati, la prolifica e indisciplinata scrittrice, sceneggiatrice, giornalista che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere per le sue peculiarità, recide con compiaciuta cattiveria e la grinta argomentativa e lessicale che è  suo tratto umorale inconfondibile, i luoghi comuni sui personaggi letterari celebri. Luoghi comuni sui mondi della letteratura persino più deleteri di quelli sui mondi reali. Perché sono entrati in circolo e ci hanno reso lettori inerti, portatori di un’immagine falsata e conservativa se non reazionaria perché troppo composta dei personaggi.

Di Barbara Alberti apprezziamo da veri idolatri, tutto; ci piacerebbe leggere persino una sua lista della spesa, certi che scopriremmo in essa il viatico per entrare in un altro mondo. Nel suo trattamento irriverente e non ortodosso, i personaggi sono fatti di tutt’altra pasta rispetto al cliché in cui li abbiamo ingabbiati dalla scuola a seguire. Tra Sancho e Don Chisciotte non c’è confronto: il vero sognatore è Sancho perché sempre al servizio di un sogno di un altro. Anna Karenina è una gran noiosa, altro che amore, muore di noia e ci fa rischiare anche a noi di raggiungerla nell’oltretomba del tedio e della ritorsione di colpe. Tra Werther e Ortis la differenza balza agli occhi: Werther è un personaggio, un uomo, un sentire; Ortis è un pupazzo. Un gran monotono di maniera, un personaggio pesante. E che dire di Raskolnikov? Oggi andrebbe in tv a vantarsi di come ha ammazzato la vecchia. Barbara Alberti lo considera antipatico e modernissimo in quanto esemplare dell’assassino superstar. Per qualcuno non c’è che un giudizio sferzante, una scudisciata, una sentenza telegrafica che risuona come una condanna a vagare nei gironi dei mediocri o dei senza qualità (altro che eroi ed eroine). A volte gli scrittori sono più pesanti dei loro personaggi e costruzioni: attraverso il libro dell’amico Antonio Ranieri, Barbara scova un Leopardi ghiottone, umano, capriccioso, ingrato, costretto a convivere con la tegola della poesia. Ogni anomalo capitoletto di indagine, questa indagine, fa venire voglia di andarsi a rileggere classici dimenticati o attraversati a mente pigra. Da questo punto di vista il risultato è mirabile, la destinazione è raggiunta oltre ogni stazione prefissata.

Il volumetto più che tascabile e dal prezzo friendly fa parte della collana gransasso della casa editrice Nottetempo. Ed è proprio  un gran macigno gettato nello stagno della fissità. Barbara Alberti gioca compiaciuta a gettare sassi sugli intoccabili classici, non leva la mano, anzi rincara la dose a due mani e manda ai rovi le reputazioni di autori e personaggi. Meglio riderci su, in fondo. L’ha detto e scritto lei stessa. Il libro è nato da una sua esigenza primaria: “Quella di ridere. E dalla mancanza di memoria (che non credo sia un caso, ma una colpa: della disattenzione, della superficialità, dell’idolatria dell’istante). Quando leggo un libro faccio una scheda, un libero commento. Ho gli armadi pieni di note sulla letteratura. Che sono anche una rivolta alle scempiaggini delle “terze pagine”. Un rapporto personalissimo, insolente e innamorato con i classici. Un rapporto stretto con i personaggi che sono amici, nemici, amanti, carnefici”.

Titolo: Letture da treno
Autore: Barbara Alberti
Editore: Nottetempo
Dati: 2008, 79 pp., 7,00 €

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