Looptroop Rockers, sognatori per professione

Sono stato colpito da una improvvisa folgorazione. Il tutto è partito con un dato di fatto. Non ho ancora trovato il nuovo disco di Raphael Saadiq e mi viene quindi difficile recensirlo. Mi direte voi, se lo avessi comprato il problema non si porrebbe. Vi risponderò io, l’unico disco che ho comprato a scatola chiusa negli ultimi anni è stato New Whirl Odor dei Public Enemy e francamente ringrazio di averlo prestato ad una persona che non me l’ha più restituito.

Chiamatela deformazione da modernità digitale, ma oramai i dischi senza un preascolto non li compro più e non potendo più contare sulle campane del reparto cd del mio supermercato di fiducia, principalmente perché non ci trovo più un disco buono da quando avevo quattordici anni, tocca mettersi in paziente attesa del primo leak disponibile, con buona pace dei puristi dell’anti-pirateria. Si, perché tanto poi i dischi li compro lo stesso, quelli che meritano, e l’unica differenza tra ora e dieci anni fa è che butto via molti meno soldi.

Mi rendo conto che questa introduzione potevo anche evitarla ma, capitemi, mi sentivo in dovere di togliermi di dosso l’alone di colpa che mi stava perseguitando. Il sunto di quanto sopra è questo: stavolta recensisco i LoopTroop. Potrebbe essere un azzardo rispetto alla serie di dischi di cui ho parlato finora, ma ci proviamo. Non pretendo li conosciate, davvero. Se li conoscete avete tutta la mia stima, ma in caso contrario non è certo una mancanza da confessare al prossimo passaggio in chiesa.

Dietro il nome di cui sopra si cela un collettivo svedese, formato da tre rapper e un dj/produttore, con le credenziali necessarie a uscire dal piccolo panorama nordeuropeo nel quale rischiavano il confino, per prodursi in una serie di album in inglese, di qualità decisamente superiore a quello che ci si potrebbe aspettare.

Da anni sulla scena, Professional Dreamers è solo l’ultimo dei lavori di un quartetto che oramai è sinonimo di qualità artistica e che in un modo o nell’altro riesce sempre ad evolversi senza snaturare troppo il proprio genere. Professional Dreamers è anche un disco ambivalente, che si divide in maniera piuttosto netta tra brani come Darkness – in questo momento il mio preferito – più classici e smooth ed episodi come la title track o Do, con un tiro decisamente più urban.

I punti di forza dell’album sono quelli che da sempre sono dei LoopTroop: l’attenzione a tematiche sociali – vedi On Repeat – e uno strano mix di sonorità, che ne fa una delle formazioni più interessanti d’Europa. Un disco da avere? Perché no, se non altro per vedere un altro aspetto di un genere ghettizzato dai soliti stereotipi, che ogni tanto tira fuori dal cappello delle piccole chicche.