Lucio Fontana. Un taglio netto col passato

“È necessaria un’arte maggiore in accordo con le esigenze dello spirito nuovo”, scriveva Lucio Fontana nel Manifesto Blanco del 1946. Lo scandalo e l’orrore della Seconda Guerra Mondiale avevano tracciato un limite oltre il quale, per molti, non sarebbe più stato possibile fare arte; la realtà, colta dall’artista nato in Argentina nel 1899, però era diversa: era necessario trovare una nuova arte, già intravista dalle avanguardie di inizio Novecento, e che ora avrebbe dovuto esplodere in tutta la sua forza scandalosa e innovatrice. Saranno le sue opere, a partire dal ’49, a sancire il definitivo «superamento della pittura, della scultura, della poesia e della musica» perché quei tagli e le perforazioni squarciano scandalosamente la tela, superando la tradizionale concezione della bidimensionalità, e affermano una nuova dimensione totale dell’arte.

Fontana è stato uno degli ultimi grandi dissacratori. Ha traghettato l’arte dalle agonizzati e magniloquenti espressioni della modernità al postmoderno e all’arte concettuale e a quella performativa, in cui l’opera coincide con il gesto che la crea, in cui tutto è dissacrazione e quindi nulla lo è più veramente – forse, quest’esito nichilistico, l’artista spazialista non se lo prefigurava.

Annualmente, il panorama espositivo italiano e internazionale presenta delle importanti mostre che vedono Fontana e le sue opere assoluti protagonisti e quest’anno, con la coincidenza del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, non è certo da meno. Il Castello di Miramare di Trieste, ad esempio, celebra l’arte italiana dal 1861 a oggi, con una mostra eterogenea – forse troppo – in cui i celeberrimi “gesti” fontaniani vengono affiancati alle nature morte di Morandi, a De Chirico, Manzoni e De Pisis. Ciò che è significativo di questa mostra, però, è il titolo Da Fattori a Morandi a Fontana. Non importa che quest’ultimo non sia il più recente degli artisti presentati in mostra; il fatto essenziale è che egli ha cambiato tutto ed è per questo che il suo nome risplende in coda agli altri. È stato un nuovo inizio, una nuova fondazione che è anche stata la scintilla che ha generato il fuoco di quella straordinaria stagione creativa italiana che ha avuto il suo culmine tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, tra Milano e Torino. Il padre dello Spazialismo è ormai diventato un “maestro”, un classico contemporaneo. L’onore è dovuto, ovviamente, ma questo può rischiare di rendere le sue opere più innocue di quanto non fossero percepite quando l’artista era ancora in vita, ma non c’è nulla di innocuo in un’artista che esaltava le sue creazioni dicendo che erano il nulla! La morte della materia, la pura filosofia della vita».

One thought on “Lucio Fontana. Un taglio netto col passato

  • Ottobre 8, 2013 alle 3:19 pm
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    fontana la grazia della ricerca………….

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