Memoria, quando ricordare diventa un imperativo.

Si è soliti credere che l’uomo dipenda dai propri ricordi. Lo sostiene una certa parte della moderna psicoanalisi con la stessa veemenza e forza con cui lo suggerisce la saggezza popolare. E non c’è dubbio che per molti il ricordarsi di quella volta in cui diventa rilevante, fondamentale, se non addirittura necessario.

Tuttavia non è sempre agevole avere a che fare con la memoria. Tranne qualche felice eccezione, se ne esce quasi sempre sconfitti. Perché la memoria è un’entità frammentaria, discontinua, dispettosa che sa come sdoppiarsi ma anche e più spesso come celarsi del tutto. E allora come si provvede quando si possiede una memoria disarticolata? Quando, pur sforzandosi di ripescare un certo fatto, un certo giorno, una certa sensazione o sentimento o stato d’animo dal sacco dei ricordi, non si è più in grado di farlo?

Semplice, si fa ricorso a una memoria fittizia. Si inventa di sana pianta, insomma. L’esperimento può essere condotto in forma privata. Nella maggior parte dei casi succede così, ciascuno provvede personalmente e con l’ausilio delle sole proprie forse a riempire un buco dietro l’altro. Poi sarà il tempo a far acquisire credibilità, dando ai ricordi immaginari pari dignità dei ricordi veri e propri. Oppure c’è una seconda possibilità, una strada più tortuosa, meno ortodossa forse, ma per molti aspetti più interessante, ovvero ricostruire la memoria insieme ad altre persone, unire le forze, un ricordo per volta, generando così una mega anamnesi, collettiva e condivisibile.

È quel che ha intenzione di fare lo scrittore ed editor Giulio Mozzi, il quale dopo aver dichiarato nel suo bollettino di letture e scritture Vibrisse di non aver ricordi d’infanzia, prova a ricostruire un periodo della sua vita andato perso servendosi di  un aiuto esterno.

Chi può contribuire? Tutti. Chi vuole. Chi ha voglia di giocare. Chi crede utile sperimentare. Chi non teme confrontarsi a un livello più intimo. Io l’ho fatto, perché è un’dea buona, ma soprattutto perché avevo un ricordo importante, nitido e preciso della mia infanzia da trattenere e da condividere.

Le regole da rispettare, poche e semplici, le trovate qui, servono a far sì che questi frammenti di ricordi individuali formino un unico corpo.

Ad oggi i ricordi d’infanzia raccolti e archiviati sfiorano gli 850. Il termine ultimo per partecipare è il 30 settembre 2012, pochi altri giorni ancora, quindi Mozzi prenderà a lavorarci allo scopo di farne un libro, forse anche un testo da portare in teatro e chissà quale altra sorte toccherà a questa Babele di flashback che muove incontrastata verso un destino imperituro. Io dico che qualsiasi cosa ne verrà fuori, a conti fatti, ne sarà valsa la pena.

 

 

Immagini di Claudia Toloni e Melanie Rodriguez

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