¡Que viva Mexico!

Non capita molto spesso di avere la possibilità di uscire di casa, prendere la metropolitana, andare in centro, farsi una piacevole passeggiata in un museo e, in una manciata di ore, costruirsi un’idea strutturata e sfaccettata da molteplici punti di vista su un posto e una cultura distantissimi sia nello spazio che nel tempo che nei valori e nell’immaginario. In questi mesi questa possibilità è privilegio della città di Roma: al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale sono in corso tre mostre raggruppate sotto il tag ‘mexico’ (biglietto unico – intero € 12, 50 – info):

Mexico. Teotihuacan, Città degli Dei (poster) Mexico. Immagini di una rivoluzione (poster)

Teotihuacan - Vaso zoomorfo (la gallina pazza)Senza nulla togliere alle altre due componenti del pacchetto ‘mexico’ quella più affascinante, impressionante ed esclusiva è quella che il visitatore si trova di fronte appena entrato: Teotihuacan – La città degli Dei, la misteriosa città le cui rovine si trovano 50 km a nord di Città del Messico,  centro dell’omonima civiltà precolombiana che dominava il Centroamerica nella stessa epoca in cui Roma dominava l’Europa. La città di Teotihuacan aveva una popolazione di centinaia di migliaia di abitanti quando, nel corso del 7° secolo d.C., venne inspiegabilmente abbandonata lasciando che i suoi splendidi templi, le due mastodontiche piramidi del Sole e della Luna e le raffinate sculture e decorazioni cominciassero pian piano a deteriorarsi e venire sommerse dallo scorrere del tempo, senza però essere mai dimenticata. Quando 1000 anni dopo i conquistadores spagnoli arrivarono in centroamerica la potente civiltà Atzeca aveva ancora ben vivo il ricordo e il rispetto per quella mitologica città il cui nome originario era andato perduto e che loro chiamavano Teotihuacan, “il luogo in cui gli uomini diventano dei”.

Teotihuacan - Affresco raffigurante il dio della pioggia Tláloc (part.)Ed è impressionante la quantità e la qualità dei materiali che gli organizzatori (l’Instituto Nacional de Antropología e Historia messicano) sono riusciti a portare in mostra a Roma dal sito archeologicono mesamericano e dal Museo Nazionale di Antropologia della Città del Messico: oltre 450 pezzi tra cui sculture monumentali, oggetti ornamentali, maschere, pitture murali, vasi, incensari, tutti sbarcano in Italia per la prima volta e molti lasciano i confini messicani per la prima (e forse anche l’ultima) volta. I temi sono quelli che fanno parte del comune immaginario messicano: serpenti piumati, giaguari piumati, il gusto del macabro (teschi, collane a forma di mandibola, statue sacrificali), spettacolari incensari  ed eccentici oggetti di uso quotidiano. Un’esposizione splendidamente curata in ogni dettaglio, estremamente stimolante, affascinante e sorpendente, che ti fa tornare a casa con la voglia di esplorare i siti di viaggi a caccia di un biglietto aereo don destinazione Messico.

Rivoluzione - Carmen Robles, donna colonnello zapatista, Guerrero, 1913 ca.Ma anche se la mostra al piano terra vi avrà già ampiamente saziato, lasciatevi un bel po’ di tempo per la mostra fotografica al piano di sopra. Con ogni probabilità le Immagini di una rivoluzione vi faranno lo stesso effetto dei reperti di Teotihuacan e, anche se natura della mostra, epoca e scenario sono estremamente diversi, il sapore di fondo sorpendentemente è lo stesso, forse a causa di due elementi comuni: la fierezza e l’estro della gente messicana e il macabro vissuto come elemento ordinario, quotidiano. Si tratta in questo caso di una mostra fotografica, anch’essa realizzata dall’Instituto Nacional de Antropología e Historia, composta da 179 scatti in bianco e nero eccezionali sotto ogni aspetto: eccezionali gli eventi fotografati, la rivoluzione Zapatista che festeggia il suo centenario, ed eccezionale il lavoro dei fotografi che riuscirono a ritrarre perone ed eventi con un realismo tanto vivido quanto crudo ma al contempo estremamente evocativo. Il tutto lavorando con gli strumenti fotografici ingombranti e macchinosi di inizio secolo. Davvero un’incredibile collezione che merita il tempo di una visita attenta e accurata alla fine della quale le immagini rimarranno ben impresse nella vostra memoria e avrete imparato tanto sia sugli eventi che dal 1910 al 1917 portarono al rovesciamento dell’ordinamento politico messicano, sia sull’eroismo degli uomini e delle donne che ne furono artefici.

Rivoluzione - Esecuzione di Marcelino Martínez, Arcadio Jiménez e Hilario Silva per omicidio, Chalco, 28 aprile 1909

Carlos Amorales Remix (dett.)A rappresentare una piacevole digressione incuneata tra la storia recente e quella antica del Messico sono le stupefacenti ed imponenti installazioni dell’artista contemporaneo Carlos Amorales, letteralmente sospese tra il bianco e il nero, tra realtà ed immaginazione e in cui, anche qui, il senso del macabro compare talvolta a fare da contrappunto ad un contesto che ispira pace e serenità.

Se, come me, amate le mostre che sottendono un progetto scientifico e culturale, da cui dovete venire via a forza, controvoglia, ma arricchiti nella mente e nello spirito, oltre che negli occhi, il “pacchetto mexico” a Palazzo delle Esposizioni è semplicemente imperdibile.