Gondry ha un sogno: girare un film con Boris Vian

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Mood Indigo – La schiuma dei giorni, ultimo film di Michel Gondry, chiede di duramente misurarsi con la surrealtà. Perché la visione proceda spedita e appassionata occorre avere occhi e orecchie abituati all’immaginazione vertiginosa e non preoccuparsi di nulla; bisogna deporre le vesti di spettatori smaliziati e abbandonarsi alla piena del fiume; guardare rompersi gli argini della fantasia senza mai cedere alla tentazione umana di prendere le parti di una o dell’altra invenzione visiva; abbandonarsi al piacere infantile di sentirsi raccontare una storia senza tempo. Per semplificare, ci venisse chiesto di porre una postilla al suggerimento di correre al cinema per strappare la pellicola alle miserie della distribuzione nostrana, inviteremmo a fare una pace preventiva col mare incontenibile di invenzioni che contiene. Poste queste premesse, questi inviti spassionati per spettatori severi, il film di Gondry è un capolavoro. Ma chi scrive sa che non in ognuno di voi è conservato il cuore di un lettore sentimentale; vi è contenuto al contrario l’animo corrosivo (non vi è punta di biasimo) di chi chieda precise risposte a sempre opportune domande. Quelli di voi (forse la gran parte) che leggano ogni opera con spirito cinico, mai con affezione romantica, troveranno il film una congerie inutile di protovisioni (quasi non vi è ricorso al digitale), un cumulo di nullità senza costrutto.

La storia è una storia semplice, un soggetto che potrebbe raccontarsi in due righe: lui ama lei, lei ama lui, si mettono insieme ma una malattia si frappone all’idillio. A riassumerlo in questo modo era lo stesso Boris Vian a chi gli chiedesse di spiegare di cosa parlasse il suo La schiuma dei giorni, romanzo di cui il film di Gondry è la riduzione cinematografica. Il regista dice di avere custodito da sempre l’idea di poter tradurre in immagini le pagine del libro. Occorre credergli, e accettare che tra i due autori  esista un legame indissolubile che li stringe l’uno all’altro di là dalle strettezze di un secolo: Gondry ama Vian, Vian avrebbe amato Gondry.

Tra le pieghe delle generosissime invenzioni visive ci sta una Parigi retro-futurista (indimenticabile la sequenza del volo romantico su una nuvola-cigno sollevata da una gru), un amore, lo spettro della malattia.

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La deliziosa Audrey Tatou, protagonista femminile, si concede generosa al proprio personaggio. Sembra quasi che nei primi piani dell’attrice sia custodito il mistero della pellicola. Nel ruolo del protagonista maschile Romain Duris appare perfetto: stralunato, generoso, idealista.

Sappiate infine che tutto procede secondo i tempi e i modi del Gondry regista di videoclip, l’inventore funambolico e provetto, nascosto dietro le quinte dell’Arte del Sogno, non già dell’artigiano dimesso prestatosi con amore al genio incontenibile di Charlie Kaufman.

Mood-indigoMood Indigo – La schiuma dei giorni
Francia, Belgio 2013
di Michel Gondry
con Romain Duris, Audrey Tautou
125 minuti

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