Narciso salvato da una speciale cura omeopatica

Narciso non è quel narcisista che vanno raccontando in giro e il narcisismo è contenitore sterile che non svela nulla della stramba vicenda di colui che muore giovane e risorge fiore. La frase non è un nuovo gioco di parole che sostituisca capre, panche e utensili logorati dall’uso, ma indica l’assunzione di responsabilità e l’atto di coscienza da parte di una psicoanalisi dotata di Anima e in rotta di collisione con i modelli dati di certa riduzionista catalogazione psicopatologica. Ci hanno pensato Luigi Turinese, medico omeopata e psicoanalista, e il suo cenacolo di cultura archetipica Periarxon a ‘riabilitare’ Narciso: l’operazione, a cuore e mente aperti, è stata eseguita nell’ambito del convegno dal titolo L’anima errante, variazioni su Narciso che si è svolto al Nobile Collegio Chimico farmaceutico di San Lorenzo de’ Speziali di Roma: luogo da visitare a prescindere! Riabilitare per Turinese va nel senso di sottrarre a una nomea da che la psichiatria ha ridotto Narciso a capostipite di tipi patologici non affettivi e altro, ancora peggio, nonché di guarire usando, per l’appunto, una modalità ‘omeopatica’. Come? Scoperchiando il mito per far sì che effonda la sua forza autentica e intanto prendendosi cura “per similia del disturbo che da Narciso prende il nome”. Molto prima di Freud, ha ricordato Turinese, è stato Havelock Ellis a ‘inguaiare’ il bel figlio della ninfa Liriope  usando il suo nome nel 1892 in uno studio sull’autoerotismo. Poi sul tema si è esercitato Freud; quindi uno stuolo di autori tra cui M. Klein, Kohut, Green, Kernberg. Ma se il narcisismo indica culto di sé e della propria immagine, al contrario “lo struggimento di Narciso, la sua nostalgia, il suo pothos sono quanto di più lontano si possa immaginare dalle caratteristiche del narcisista che viene descritto come autoreferenziale, incapace dei sentimenti di malinconia, rimpianto e lutto. In altri termini, non si possono comprendere le tragiche vicissitudini di Narciso guidati da un’istanza colpevolizzante; esse sono rischiarate soltanto alla luce della psicologia del Puer”.

Che razza di storia bizzarra: l’indovino Tiresia ha predetto a Narciso che arriverà alla vecchia solo se non conoscerà se stesso; intanto una ninfa, Eco, lo ama non ricambiata e non è la sola, che a tutti piace. Il fanciullo sprezzante deve andare incontro al suo destino e proprio quando scopre  (come il bambino descritto da Lacan che si conosce attraverso lo stadio dello specchio) che l’immagine riflessa è la sua, muore o meglio si trasforma sacrificando la personalità effimera. Narcisista, allora è per Turinese sulla scia di Hillman, una modalità di pensiero, una certa psicoanalisi che dappertutto “vede il narcisismo perché vede in modo narcisistico”. Arte, letteratura, cinema hanno ripreso e proposto il tema del doppio, dello specchio e del rispecchiamento, anche per svelarne l’ambivalenza e il traffico con il mondo infero, ma sempre per indicare un processo trasformativo: non c’è divenire senza morte del falso sé. La scienza da parte sua si è occupata poco del tema, ha evidenziato Turinese, ma poi guarda caso la scoperta dei cosiddetti ‘neuroni specchio’ ha fatto rientrare il bubbone immaginale dalla finestra. “Come ci raccontano narrazioni e miti di ogni tempo e luogo, la coscienza Puer ha bisogno della dissoluzione nell’acqua. L’annegamento rappresenta la morte simbolica dell’Io e prelude a una rinascita su di un diverso e più ampio livello di coscienza. La guarigione, a questo punto, è compiuta”.

Sì, d’accordo ma prima di allora “Che se ne fa – secondo un celebre proverbio preso in prestito da schiere di alchimisti – un cieco con uno specchio?”. La questione declinata da Fiammetta Iovine, studiosa di filosofia e alchimia, dà accesso a un’altra chiave epistemologica del mito. Lo specchio e Narciso esistono autonomamente certo, ma la funzione riflessiva e riflettente si compie proprio nell’atto dello specchiarsi reciproco. “Jung ha sottolineato che la riflessione non è solo una dinamica passiva; essa implica un’attivarsi di facoltà sia nello specchio sia in chi (o in ciò) che vi si specchia. Di fronte a uno specchio si fa esperienza di come l’osservatore sia (sempre) in relazione con l’osservato e ne sia osservato (modificato) a propria volta. Non conoscendo se stesso, Narciso è incapace di riconoscere e, quindi, di amare Sé come un Altro, accogliendo quella distanza da sé che sola apre la via al nòstos, al ritorno a Sé. Si può conoscere se stessi solo passando dall’altro e riconoscendosi nell’altro da sé. E si può amare solo amando se stessi come un Altro, amando l’Altro come Sé. Il Logos genera il Sé e l’Altro, l’Eros abbraccia l’Altro come Sé. Un circolo virtuoso secondo cui si conosce solo quando si ama e si ama solo quando si conosce. Nella fedeltà infedele del rispecchiamento, nella struggente meraviglia della nostalgia”.

E già, però arrivando ai giorni nostri la faccenda del narcisismo si complica terribilmente: gli specchi si propagano, le brutte imitazioni di Narciso pure. Dall’isteria, alla depressione, al narcisismo:  le patologie politiche del Novecento secondo Federico Gizzi, storico dell’arte e  docente di storia e filosofia, si individuano dando uno sguardo al mito sì, ma celeste, e alle costellazioni astrologiche che si riflettono  nella vita dei singoli come dei corpi sociali. L’apparire di Urano in cielo segna l’avvento sulla scena sociale e politica occidentale dei fenomeni dell’isteria “ben oltre e ben prima che il dottor Pinel nel 1809 la delimiti e neutralizzi tra le nevrosi genitali femminili”. L’Ottocento e il primo Novecento sono caratterizzati in ogni ambito da ‘uno stile isterico’. L’insorgere di Nettuno in cielo, invece, coincide con l’avvento a partire dalla metà dell’800 di un’età dell’oscillazione bipolare tra grandi esaltazioni e grandi depressioni. Infine, nel 1930, affermandosi Plutone si inaugura l’età dell’uomo massa e finalmente eccoci affondati nella“stagione del Narcisismo Occidentale, nei suoi lati di Ombra e di Labirinto Infero”. È tempo di  giovanilismi esasperati. “Se Demetra in superficie regnava luttuosa su un mondo inaridito, nel profondo Persefone iniziava a regnare insieme a Plutone. E non voleva affatto tornare in superficie, la Kore”. Tempo dell’avvento del Puer Universalis globalizzato e omologato su “tutta la Terra,  che è divenuta il luogo delle scorrerie del Puer Universalis, di chi si vuole e si dice e si reclama con stizza violenta libero da vincoli, e non è in grado di vedere nemmeno uno dei vincoli e degli automatismi che lo guidano e lo imbrigliano, quindi a maggior ragione incapace di reciderli. Il viaggio nell’abisso attraverso la seduzione di un fiore nero è la via per scoprire l’aspetto regale in noi e attuare il proprio destino”.

L’immagine è il principio della conoscenza e la riflessione dell’essere primordiale è l’atto d’esordio di ogni cosmogonia, di ogni realtà, dall’Uno al molteplice:  l’ha messo in risalto  Daniele Capuano, studioso di ebraismo, Islam e tradizioni esoteriche che ha sviluppato il suo intervento fittissimo sul tema dell’Io immaginale nella perplessità dello specchio: lo stupore erotico di Narciso tra caduta e trasfigurazione. Un intervento ‘ecumenico’ che ha messo insieme le declinazioni mistiche dei sufi, quelle degli gnostici, l’amor cortese e altro ancora.  “Per i sufi, nello specchio della bellissima visione, nel volto angelico che è un riflesso di Dio, noi cogliamo i lineamenti del nostro vero io, perché l’angelo è il nostro gemello celeste, il nostro complemento, il compimento della nostra conoscenza e del nostro amore”.  Quello di Narciso  è un vero e proprio ‘strazio mortale’: “L’istruzione misterica, che Narciso riceve nell’incontro di sguardi fra il suo volto e il volto dell’immagine riflessa, è la stessa di Goethe: sapere che la Natura inganna con le sue molteplici manifestazioni, e lasciarsene saggiamente, eroticamente ingannare”. Capuano ha passato in rassegna le tre versioni mitologiche della morte esoterica di Narciso che diviene “il fiore che stupisce, la droga d’amore che aliena, l’estasi conoscitiva, immaginale, che mette in comunicazione i due mondi, la morte e la vita: il piccolo fiore del narciso, organo sessuale androgino esibito agli occhi e alle narici, che ingannerà Kore, la Fanciulla, aprendole le porte del suo stupro, le porte di Hades in cui diverrà regina e iniziata, Persefone”.

E a proposito della Kore e del Puer Rossella Sofia Bonfiglioli, semiologa e psicoantropologa, ha incentrato il suo intervento su queste figure, tra narcisi e desiderio inconfessabile. Bonfiglioli ha indicato la necessità di una svolta immaginale che coinvolga innanzitutto la terapia e i terapeuti: riflettersi in modi e forme innovative, al di là delle prassi scolastiche può segnare un salto quantico. La condanna di Narciso si spiega nell’ambito di un logos che respinge l’ambiguità dimenticando però che “dall’ambiguità  della Natura discende tutto il Creato, nella sua complessità e molteplici forme”. Ecco perché Bonfiglioli ha proposto l’incontro di due grandi archetipi, il Puer e la Kore. Infatti è solo dopo aver raccolto il narciso e dopo il rapimento da parte di Ade, che la fanciulla diventerà Persefone. Viaggio iniziatico di discesa e ritorno: “Attraverso quel nero Narciso , l’esperienza del rapimento nel Regno sotterraneo  e la ‘Se-duzione’ narcisistica di Ade, che Kore diviene Persefone  la Regina, pari alle altre Dee, la depositaria dei Sacri Misteri. È attraverso questo viaggio iniziatico  che lei compie cioè quel processo individuativo che la porta a realizzare il suo personale daimon. Il che significa arrivare a ‘com-prendere’ e incorporare qual è il disegno cosiddetto ‘divino’ sul proprio Destino”.  L’Anima che scava nel proprio buio e non resta “di fronte al nero Narciso nella paura”,  arriverà “non solo a vedere ma a im-personare la Luce”. Stai a vedere che dare del narcisista a qualcuno, presto diverrà un puro complimento.

 

Suggeriamo la visione del video Narciso e lo specchio d’acqua della fotografa e videomaker Gianna Tarantino. Il video è stato presentato nel corso del convegno.

http://www.youtube.com/watch?v=4OUV-q86ESs&feature=youtu.be