Non l’ho letto ma mi piace – Ep. 11

Rubrica arbitraria, casuale e insindacabile di segnalazioni letterarie su libri che non abbiamo ancora letto, ma che comunque vi consigliamo. E se poi avessimo ragione noi?

Non l’ho letto ma mi piace giacché ho seguito diversi seminari tenuti da Moni Ovadia, quando le letteratura yiddish era al centro dei miei interessi, e ho sviluppato una passione e una stima profondissime nei suoi confronti. Leggere, quindi, questo stralcio di prefazione scritta proprio da Ovadia per Yiddish. Ascesa e caduta di una nazione edito da Lindau, mi fa presagire un testo di qualità. «L’opera di Paul Kriwaczek rappresenta un importante punto di svolta e in buona misura una pietra miliare negli studi sulla yiddishkeit, ovvero su quella umanità straordinaria che si espresse nella lingua yiddish e sulla spiritualità, la cultura e i modi di vita che la animarono.» Pare che l’imponente lavoro di ricostruzione compiuto in queste pagine (a impronta divulgativa) da Paul Kriwaczek si soffermi su quella parte di storia del popolo yiddish (durata mille anni circa), e con essa sulla letteratura, sulla lingua, che ha contribuito in maniera rilevante alla storia dell’Occidente. L’intreccio fra la cultura ebraica e la storia europea è analizzato in profondità, ma soprattutto vengono esaminate le vicende interne del mondo yiddish: l’organizzazione delle comunità nell’Europa centro-orientale, le grandi e piccole figure dell’ebraismo nel Medioevo e nel Rinascimento, il difficile ma proficuo rapporto con la modernità, lo spettro dell’assimilazione legata a una progressiva laicizzazione della società, e infine la diaspora in Inghilterra e negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Una lettura alternativa per celebrare il Giorno della Memoria. [Barbara Ferraro]
Paul Kriwaczek
Yiddish. Ascesa e caduta di una nazione
Edizioni Lindau, 528 pp., € 34

Se in questo momento molti di noi si vergognano di dichiarare pubblicamente la propria nazionalità, rispolveriamo almeno un motivo di vanto per il nostro paese: Hugo Pratt, l’eccezionale narratore per parole e immagini che ha incantato il mondo con le sue storie di marinai, soldati, pirati, zingare e avventuriere.
La casa editrice Lizard, nata e vissura quasi esclusivamente all’ombra della produzione di Pratt, propone, per la prima volta in un unico volume, la serie Gli Scorpioni del deserto. La seconda guerra mondiale è raccontata, senza retorica, dal punto di vista dei soldati di stanza in Africa. Azione e riflessione si alternano con equilibrio, e la malinconica poeticità dei dialoghi ricorda le storie di Conrad e Stevenson che lo stesso Pratt amava tanto. La Lizard aveva già pubblicato la serie in volumi singoli (che avevamo avidamente sbirciato negli anni scorsi) ma stavolta ci viene offerta la possibilità (ad un prezzo ragionevole) di godere di quella continuità narrativa e di quella visione d’insieme del racconto che per Pratt erano tutt’altro che secondari e che costituiscono un valore aggiunto delle sue storie. L’edizione, inoltre, comprende una serie di tavole a colori che ricordano, ancora una volta, la straordinaria capacità di Pratt di rubare, con i suoi acquerelli, l’essenza profonda di persone, cose, paesaggi. Non solo per gli amanti delle storie a fumetti ma per tutti gli amanti delle storie. [Valeria Vitale]

Hugo Pratt
Gli Scorpioni del deserto. Edizione integrale
Rizzoli Lizard, pp 463, € 29
Una madre afflitta da un rimorso struggente che non è solo quello di aver fallito nell’educazione del proprio figlio ma anche di non aver dato altro spazio alla propria personalità se non proprio in rapporto ad esso. Questo romanzo, così come suggerito dal titolo, è diviso in quattro parti: i quattro giorni che Ingrid trascorre nella tensione della scoperta che il figlio ha commesso un atto di violenza nei confronti di uno straniero associata a quella dei ricordi e dei rimpianti. Ricordi grazie ai quali ripercorre la propria storia familiare non solo di madre ma anche di figlia e nipote considerando le storie della propria madre e della nonna. La storia da una diventa quindi molteplice e si stende a macchia d’olio per decenni portando a galla un tratto comune: tutte e tre le donne sono divorziate e hanno, ciascuna a proprio modo, fatto i conti con dei figli disillusi e traditi. Sospesa tra collera e rimpianto, senso di colpa e rabbia, Ingrid scopre come il desiderio comune a tre generazioni di donne sia quello di ottenere qualcosa di diverso dalla maternità. [Maddalena Bonparola]
Jens Christian Grøndhal
Quattro giorni di marzo
Marsilio, 384 pp., € 20

Credo che Ryszard Kapuscinski non abbia bisogno di presentazioni. Il reporter polacco si è guadagnato un posto nella storia del giornalismo del ‘900 con il suo lavoro in Africa e in Russia, testimoniato dalle due pietre miliari Ebano e Imperium. Abbiamo amato in particolare il primo, vero e proprio atto d’amore nei confronti del continente africano e della sua gente, ma al contempo attenta e illuminante analisi storica e sociale, politica e antropologica. Questa capacità di analisi, proveniente dalla sua formazione da storico, unita all’incredibile passione per il suo lavoro e al talento di scrittore, fa di Kapuscinski un autore unico e di questo suo libro postumo, raccolta di scritti da lui stesso progettata prima della sua scomparsa avvenuta nel 2007, un’opera imperdibile per chi sia alla ricerca uno sguardo fresco, brillante, appassionato, competente e illuminante sugli eventi della storia recente e sulle sue dinamiche future. E, a quanto pare, non solo per quanto riguarda Africa e Russia, da sempre al centro del suo lavoro. La curatrice del progetto, Krystyna Stràczek, spiega nell’introduzione: “questi testi mostrano Kapuscinski non solo nei panni di reporter e scrittore, ma dimostrano la sua stupefacente conoscenza del destino e della cultura dei paesi che visitava (non a caso si era formato come storico). Non sono però una mera dimostrazione di erudizione. Kapuscinski richiama i fatti per interpretarli, per mostrare paralleli storici e culturali, e per prevedere il futuro.” [Massimo Basile]

Ryszard Kapuscinski
Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo
Feltrinelli , pp 224, € 8