Non uccidete Ipazia!

Come a volte capita per personaggi che meriterebbero interesse e rilievo costante, Ipazia d’Alessandria  è tornata alla ribalta grazie al film Agora di Alejandro Amenàbar.

“Una donna bellissima e virtuosa, colta, e poliedrica; fatta a pezzi dal Clero di Alessandria per appagare l’orgoglio, l’invidia e la crudeltà del suo Arcivescovo, comunemente conosciuto, ma immeritatamente reso santo, Cirillo”. Questa è Ipazia nella graffiante sintesi (che è anche il lungo titolo di questo pamphlet del 1720, parte di un’opera più ampia, il Tetradymus) del celebre filosofo illuminista John Toland, del quale l’Editrice Clinamen ripropone, a cura di Federica Turriziani Colonna, la traduzione italiana.
Questo pamphlet di Toland ha impiegato quasi tre secoli per essere tradotto e dato alle stampe in italiano. Il che è alimenta i sospetti su come il Vaticano possa aver osteggiato il diffondersi della fama di questa scienziata donna, atea e coltissima (raffinata filosofa, matematica e astronoma), e della sua tragica fine.

Toland si scaglia con decisione contro la Chiesa, responsabile, a suo dire (ma è un dire sostanzialmente oggettivo comprovato da svariate fonti soprattutto ecclesiastiche), di aver soffocato il libero pensiero di Ipazia oltreché della sua barbara uccisione. Tutta la vita di Ipazia e la sua stessa morte sono quindi simbolo della costrizione cui erano soggetti i pensatori atei e i pagani tra il quarto e il quinto secolo d.C., ma anche di quella intolleranza religiosa tipica del settecento contro la quale proprio gli illuministi cercavano di intervenire. Soprattutto, Toland giudica severamente quella religione che faceva cardine (allora come ora) su un fondamentalismo ottuso e arrogante così diverso e distante dai principi e dagli insegnamenti di Gesù.

Figlia di Teone, già direttore della Scuola e della Biblioteca d’Alessandria, certo Ipazia godeva di una posizione sociale privilegiata all’interno della società dell’epoca che le permise, per volere del padre, di avere un’educazione culturale dalla quale, per la sua condizione di donna, sarebbe stata altrimenti esclusa.
Toland la ritrae come una creatura perfetta (“e forse l’unica mancanza alle sue innumerevoli perfezioni fu proprio il non avere alcun difetto”). Ipazia, grazie alle sue qualità e al suo eccellere in molteplici discipline, prima tra tutte la filosofia, fu a capo ella stessa della Biblioteca d’Alessandria, e fu spesso coinvolta nelle questioni politiche della sua città. Era interrogata come un oracolo dai politici dell’epoca, ci dice Toland, ed era molto legata al questore, Oreste.

Nel suo essere pari, se non superiore, agli uomini risiedette la sua rovina. “[…] Cirillo era uno di quei monaci, che non ammetterebbe mai né potrebbe sopportare la superiorità di un laico in tale disciplina (la letteratura), per quanto fosse incontestabile per gli altri”. “La superiorità di un laico”, dice Toland, figurarsi di una laica!
Ci chiediamo se non stia proprio in questo mediocre sentimento di invidia un’ulteriore conferma di quanto la donna dovesse essere relegata al ruolo di moglie e madre, un corpo senza possibilità di educazione e pensiero. Del resto lo scempio fatto del suo corpo che seguì il suo assassinio non può trovar ragione (oltre quella ovvia della crudeltà e della barbarie che sta nel voler dare degli esempi terribili) se non nel volerla ricondurre con la forza bruta degli uomini alla condizione di mero corpo che le spettava e dalla quale aveva osato affrancarsi.
“La fecero precipitare verso la chiesa dedicata a Cesare, e denudandola selvaggiamente, la uccisero a colpi di mattoni. Poi la fecero a pezzi, trasportandone gli arti in un posto chiamato Cinaron, dove la bruciarono fino a ridurla in cenere”. (Socrate Scolastico)

Toland non può riportare nulla di ciò che Ipazia insegnava né dei contributi che diede alla scienza; però riporta le fonti a lui note che ce ne restituiscono un’immagine gloriosa, e gli permettono di poter fare una distinzione tanto semplice quanto sostanziale tra ciò che è cristiano e ciò che è cattolico: la morte di Ipazia fu materia ecclesiastica.

Titolo: Ipazia. Donna colta e bellissima fatta a pezzi dal clero
Autore: John Toland, a cura di Federica Turriziani Colonna
Editore: Editrice Clinamem
Dati: 2010, pp. 42, 9.90 €

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