Il maggio editoriale italiano alla ricerca del tempo perduto

Anselm Kiefer, Volkszählung (1991)

Il mondo che verrà. La memoria, svelata.

Accosto i temi a cui sono stati dedicati i due principali eventi editoriali che hanno contraddistinto questo maggio piovoso. Sorrido e mi accorgo che la quarta edizione di Officina Italia (Milano 5-7 maggio) e la ventitreesima del Salone Internazionale del Libro (Torino 13-17 maggio) hanno avuto in comune una cosa importante.

Il tempo.

E non più, non soltanto, quello materiale, fisico, quotidiano, ma quello incerto, volubile di domani, quello pesante e doloroso di ieri. Sorrido pensando alla spontanea complicità di intenti che due inziative così differenti sono riuscite a costruire nello sforzo di raccontarci una dimensione sfuggente che tutti ci contiene.

Officina Italia è un’iniziativa giovane, nata dalla collaborazione di Antonio Scurati e di Alessandro Bertante, ospitata dalla splendida cornice della palazzina Liberty in Largo Marinai d’Italia. Tre serate (apparentemente) condotte sul filo del tema Il Mondo che verrà, attraverso le letture di una rosa di scrittori italiani. Più concretamente, un’occasione per ascoltare parole inedite o più spesso freschissime di stampa, per scoprire voci nuove (Paolo Zanotti), per apprezzare autori già affermati (Giorgio Falco, Michela Murgia, Filippo Timi, Mauro Covacich) per godere delle interpretazioni che ci regalano personaggi noti (aldilà del bene e del male) come Vinicio Capossela e Antonio Moresco. Tra paessagi utopici o apocalittici, improbabili e agghiaccianti, tra la descrizione di sentimenti che ci confortano, perché (nel mondo che verrà) sono del tutto simili ai nostri, ci ritroviamo immersi in un universo di parole, pronunciate, recitate, lette.

Il Salone Internazionale del Libro, chiuso con l’eccezionale bilancio di 315.000 visitatori, sembra avere tutt’altra portata. Si (auto)definisce come la più grande manifestazione italiana dedicata all’editoria, capace di ospitare intellettuali, scrittori, ma anche politici, musicisti, artisti: da Tzvetan Todorov a Amélie Nothomb, da Paolo Fresu a Dario Fo, da Tahar-Ben-Jelloun a Walter Veltroni da Neri Marcoré a Piero Angela passando attraverso Marco Travaglio, Roberto Saviano e Umberto Eco (tre nomi da tutto esaurito). Una macchina di eventi che sa concentrarsi sulla memoria passando attraverso l’immaginazione, trasportando il peso di centinaia di migliaia di libri e inseguendo il miraggio degli e-book. In grado di ragionare sul qui, sull’ora, pur ospitando un Paese lontano dal nostro come l’India. È così che poi, dentro i padiglioni del Lingotto, ci si fanno delle idee. Si rubano dallo sguardo assorto dei giovani chini sui banchetti di libri, dalla disciplina degli anziani in attesa di entrare ad assistere a una presentazione, dall’entusiasmo delle persone di tutte le età che instancabilmente si muovono tra gli stand. Belle idee, ma ancora troppo ardite rispetto a quello che è oggi, davvero, il nostro Paese senza attenzione, senza disciplina, senza entusiasmo. Nel mondo che verrà, speriamo trovino un altro senso.