I nostri assassinii preferiti

Testi classici, autori dimenticati e straordinari, veste grafica che induce a infilare in borsa (o anche in tasca) queste storie di fantasmi (del nero, del fantastico) e a portarle con sé ovunque, perché non serve una storiella ben imbastita di vampiri a stuzzicare la tensione e la paura: è necessaria l’arte del tessere immagini che parlano, fantasmi che nemmeno si palesano, caratteri dall’assurda crudeltà, irrealtà, realtà che, grotteschi, rapiscono e s’avvinghiano alle ore più piccole della notte, agli occhi più stanchi.

Ambrose Bierce è un autore la cui biografia è già di per sé un romanzo. Nel suo carattere scontroso, irritante, nel suo tendere con coraggio e sprezzo del pericolo alle situazioni più drammatiche si riflette una scrittura che non lascia spazio ai preamboli e subito, dalle prime battute, s’immerge e immerge in una condizione di fatto assurda e iperrealistica al contempo.

Non c’è tempo per temere che un orrore si manifesti, che la tensione salga: l’orrore è già lì sbattuto in testa ai racconti e permea ogni parola da quel momento in avanti. Non c’è scampo. La sensazione è surreale, paradossale, smarrisce e allo stesso tempo radica l’attenzione a ogni singola azione, ogni singolo lemma.

Il nonsense impera, diverte, turba, irrita; in una parola spiazza; in un’altra coinvolge.
Il male nel nonsense ci sguazza e bisogna riuscire ad acchiapparlo dalla coda e seguirlo nella sua lineare logica di scompiglio.

Un tipo di Short story, quella di Bierce – spiega nella curata introduzione Riccardo Reim – dove i concetti di “spazio” e “tempo” diventano assolutamente relativi, dove le norme “civili” e “morali” su cui si basa la vita vengono totalmente degenerate e stravolte.

Olio di cane, il primo dei nove racconti di Bierce, è assolutamente il manifesto sul quale si innestano tutti gli altri.
Ci voleva un’idea che fosse davvero tale. Coniglio Editore l’ha avuta. Questo genere di opere veste a pieno titolo certe definizioni spesso abusate: si tratta di letteratura nera, storie di fantasmi; permette, grazie all’accurato apparato critico, di comprendere appieno, gustare ciò che si legge.

In fondo al volumetto un racconto dello scapigliato Calandra (Dame Isabeau), anch’esso giustamente riscoperto, e una versione a fumetti de La mano di Guy de Maupassant.

Titolo: Olio di cane
Autore: Ambrose Bierce
Editore: Coniglio Editore
Dati: 2010, pp. 96, 10,50 €

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