Delitto in crinoline

Una ricca casa borghese, un bambino piccolissimo ucciso in maniera brutale e apparentemente immotivata, la cerchia degli indiziati ristretta ai parenti stessi della vittima, una nazione sotto shock e una cittadina assediata dai giornalisti.
Sembra un caso di cronaca nostrana e, invece, è accaduto nell’Inghilterra della regina Vittoria e della rivoluzione industriale: Road Hill House, 1 Luglio 1860.
La vittima è il piccolo Saville Kent, di anni tre, barbaramente trucidato nel cuore della notte. Possibili assassini: suo padre, sua madre, la bambinaia, quattro tra sorellastre e fratellastri. Chi è stato a macchiarsi del più orribile tra i delitti e, soprattutto, perché lo ha fatto?
Questo libro, pur riesumando una storia così scabrosa, non cede alla tentazione di rimestare nel torbido. Il titolo originale (The suspicions of Mr Wicher), infatti, rende molto meglio di quello italiano (Omicidio a Road Hill House) l’intenzione dell’autrice: scrivere un saggio; un’indagine sulla storia dell’indagine moderna e quindi, se vogliamo, un’indagine al quadrato.

Come molti appassionati di gialli sanno, il primo investigatore della carta stampata è stato Auguste Dupin, nato dalla fantasia di Edgar Allan Poe.  Meno noto, invece, è il fatto che, in questo ambito, non sia stata l’arte a imitare la vita ma la vita a imitare l’arte. Solo dopo il successo riscosso da questa singolare tipologia di personaggio, la polizia di Londra ha deciso di istituire un gruppo sceltissimo (non più di otto elementi) formato dai suoi poliziotti migliori, e di trasformarli nei primissimi detective in carne ed ossa.
L’attività investigativa era talmente agli esordi che, leggendo questa accurata e avvincente ricostruzione, è quasi impossibile rintracciare, nelle missive e nei verbali di quegli originali pionieri, il gergo «da indagine» diventato oggi, grazie alla letteratura e al cinema, parte del linguaggio comune.

A causa dell’eccezionale risonanza pubblica e della manifesta inadeguatezza della polizia locale, come nel più classico dei romanzi gialli, il caso di Road Hill House venne affidato al migliore detective della neo-nata squadra londinese: Jack Wicher. Nell’ambiente metropolitano, Wicher si era guadagnato una fama quasi divistica per la sua proverbiale abilità nello smascherare complesse truffe e per i rocamboleschi inseguimenti.  E se pensiamo che all’epoca del signor Wicher le uniche armi a disposizione di un buon investigatore erano semplicemente la vista, l’intelligenza e la sensibilità (magari unite a una buona dose di fortuna), forse tanta ammirazione non era poi immeritata. Il ritratto di Wicher che risulta dai documenti dell’epoca – ovvero quello di un uomo dall’apparenza ordinaria ma dotato di qualità straordinarie – è diventato quasi un luogo comune dei futuri detective letterari che, secondo Kate Summerscale, sono spesso ispirati, esplicitamente o implicitamente, a Wicher stesso.

Un po’ inquieta e un po’ diverte, rendersi conto che certe dinamiche, di fronte a delitti che scuotono profondamente l’opinione pubblica, sono le medesime oggi come nel 1860. Anche nella vicenda di Road Hill House, infatti, possiamo trovare poliziotti maldestri che preferiscono mentire al processo piuttosto che confessare i propri errori, amicizie pregiudizievoli tra giudici, coroner e imputati, una stampa famelica e un pubblico morboso.
Ma c’è anche qualcosa, in questa storia, che la rende assolutamente e inequivocabilmente vittoriana ed è il ruolo tragico che la morale e le convenzioni dell’epoca ebbero tanto nel delitto quanto nello svolgimento delle indagini.
Solo l’eccesso di pudore che caratterizzava i costumi di quel periodo può spiegare, ad esempio, la riluttanza dei poliziotti nel perquisire la camera di una ragazza o, a un livello più profondo, la condizione di minorità e debolezza in cui erano confinati i soggetti più fragili della società ovvero le donne e i bambini.

Il caso di Road Hill House ha avuto la sua soluzione e un colpevole reo confesso di cui preferiamo non svelare l’identità dal momento che, pur non essendo questo un libro giallo, l’autrice sembra organizzare le informazioni in maniera tale da lasciare al lettore il gusto di meditare le proprie ipotesi prima di scoprire come sono andati realmente i fatti.
Diciamo solo che, poco dopo l’omicidio, il celebre Wicher formulò l’accusa che l’opinione pubblica attendeva con trepidazione e portò uno dei membri della famiglia Kent sul banco degli imputati. Ma l’investigatore non fu in grado di provare in maniera convincente la sua teoria, alienandosi le simpatie di stampa, pubblico e politici. Il miglior detective di Londra non si riprese mai da questo fallimento, tanto che non lavorò più a nessun caso di omicidio e fu costretto a ritirarsi anzitempo dalla professione. È difficile spiegare il rancore che gli inglesi maturano verso Wicher, soprattutto considerando che, qualche anno dopo, la stessa persona da lui accusata confessò spontaneamente l’omicidio.
Ma la storia raccontata da Kate Summerscale non si chiude con l’individuazione del colpevole perché quella inattesa confessione che riaccese l’interesse nazionale lascia, al lettore di oggi, ampio spazio per diverse ipotesi e, soprattutto, per nuove domande senza risposta.

L’autrice riesce a trovare un gradevole compromesso tra lo stile giornalistico-saggistico e quello narrativo, partendo da un delitto per raccontare stralci della storia inglese e della vita di molte persone che, in un modo o nell’altro, furono coinvolte in questa vicenda, compresi intellettuali e scrittori dell’epoca, tra cui Charles Dickens e Wilkie Collins. Summerscale non abbandona nessuno dei personaggi utilizzati per la sua ricostruzione e ne segue le tracce finché queste non si perdono tra le pieghe del tempo. Ed è proprio legata ai membri della famiglia Kent e al loro futuro molti anni dopo l’omicidio e il processo, la più straordinaria delle conclusioni, quella che nessun autore di «finzione» avrebbe osato proporre perché troppo audace, troppo incredibile, troppo romanzesca.

Titolo: Omicidio a Road Hill House (The Suspicions of Mr Wicher)
Autore: Kate Summerscale
Editore: Einaudi (collana super ET)
pp 360, € 13,00

acquistalo su webster