Gocce di memoria

Isao Takahata è uno dei padri fondatori dello Studio Ghibli, insieme al più noto Hayao Miyazaki.

Lo Studio Ghibli è molto più di uno studio cinematografico, è il motore di una piccola rivoluzione culturale. Prima di tutto perchè, con la sua opera, libera il cartone animato dal mondo cui è stato relegato, soprattutto al di fuori del Giappone: quello dell’intrattenimento per bambini. L’animazione diventa un mezzo espressivo, non necessariamente legata a contenuti stereotipati, studiati per un pubblico specifico (e quindi limitato). E qui sta la seconda novità: l’animazione non è più semplicemente uno strumento per raccontare storie, ma è di per sè una forma d’arte.
A differenza dei personaggi classici dei manga giapponesi inoltre, gli eroi dello Studio Ghibli non sono mai ammicanti nè maliziosi. Non lasciano spazio ad equivoci, sono personaggi “veri” nonostante vivano spesso in luoghi irreali e abbiano sembianze inverosimili.

Omohide Poro Poro (Only yestarday) è un gioiello del cinema neoralista d’animazione, accostamento che potrebbe sembrare un azzardo, ma che è invece assai appropriato.
Mentre Miyazaki è perso nei suoi mondi fantastici, Takahata è infatti saldamente legato alla realtà, alla quotidianità, pur senza rinunciare a qualche licenza poetica e senza dimenticare l’importanza catartica del “sogno”.

Volendo riportare una metafora cara al film e senza fare spoiler, Omohide Poro Poro – letteralmente “gocce di memoria” – narra dell’impegnativa trasformazione da larva in crisalide e da crisalide in farfalla. Due trasformazioni diverse, due momenti di vita diversi, la stessa difficoltà di cambiare, di crescere. Fisicamente prima, spiritualmente dopo.

Con il medesimo approccio viene trattata la contrapposizione tra due mondi vicini ma lontani: la città, una Tokyo caustica, affollata, piena di cemento, e la campagna, la quiete, il lavoro nei campi.

Ma in fondo, sembra dirci l’autore per bocca del protagonista, non stiamo parlando di un’unica grande realtà modellata dall’uomo? In qualche modo insomma, non siamo noi gli artefici del nostro destino?

Una favola delicata, intimista, che scorre leggera tra la commozione e il riso.

Il tocco “Ghibli” è riconoscibile dai tratti morbidi, quasi ingenui che la penna regala ai protagonisti e dalla precisione con cui la stessa indugia in particolari apparentemente leziosi.
Takahata non sa disegnare, è un regista classico, che costruisce la trama in modo tradizionale, lontano dai nonsense e dalle sbavature (volute?) di Miyazaki. Eppure la loro collaborazione dura ormai da un trentennio. Questa complementarietà ci ha regalato capolavori del cinema d’animazione, che probabilmente senza lo Studio Ghibli, sarebbe rimasto monopolio della Walt Disney: avremmo perso una visione diversa del mondo animato.  Avremmo perso Il mio vicino Totoro, Una tomba per le lucciole, Porco Rosso.

Non avremmo avuto neanche l’immaginifico Museo Ghibli, che ben rappresenta il talento visionario di Miyazaki e a cui i curatori della retrospettiva presentata al Festival Internazionale del Film di Roma hanno dedicato un’istallazione video all’Auditorium.

Il film, distribuito in solo 4 paesi, non è mai arrivato in Italia, non è stato mai doppiato nè sottotitolato in italiano. Curioso il fatto che non sia riuscito ad approdare nemmeno negli Stati Uniti, per lo scalpore suscitato da espliciti riferimenti (assolutamente innocenti) al ciclo mestruale femminile (la Disney per distribuirlo voleva “ritoccarlo” ma Takahata rifiutò, per nostra fortuna aggiungerei!).

Festival Internazionale del Film di Roma
Occhi sul mondo – Focus
Retrospettiva Studio Ghibli
Omohide Poro Poro (おもひでぽろぽろ)
Only Yesterday
di Isao Takahata
Giappone, 1991

4 thoughts on “Gocce di memoria

  • Novembre 3, 2010 alle 10:33 am
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    Bella recensione e bellissimo film.
    Solo una precisazione: una versione sottotitolata in italiano del film è effettivamente disponibile, sui circuiti di file-sharing.
    Da quel che ho potutto vedere la qualità della traduzione è anche piuttosto buona.

    Consiglio la visione a tutti!

  • Novembre 7, 2010 alle 3:37 pm
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    Vedrò questo film ASAP (stasera?) in lingua originale con sottotitoli. Dello stesso autore ho visto “Una tomba per le lucciole” che è un capolavoro assoluto

  • Novembre 11, 2010 alle 10:45 am
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    Una Tomba per le Lucciole è un altro bellissimo film di Takahata, ma Omohide Poro Poro è decisamente meno drammatico e struggente, senza per questo essere frivolo.

    Molto diversi, insomma.

  • Dicembre 22, 2010 alle 6:13 pm
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    Only Yesterday e Una Tomba per le Lucciole sono la dimostrazione che l’animazione, da noi ” i cartoni animati”, può trasmettere emozioni, sensazioni e messaggi che appartengono alla sfera degli adulti. Difficile da fare capire al pubblico italiano che è abituato a vedersi spiattellare i film d’animazione alle ore pomeridiane (target: bambini) e a Natale e Pasqua, in prima serata. Una Tomba per le Lucciole, in particolare, NON è un film per bambini: è un film che racconta una storia commovente di bambini. Ispirata a fatti reali, i bombardamenti con bombe incendiarie sulle città giapponesi furono devastanti (visti i materiali di costruzione delle case), racconta uno scorcio della Seconda Guerra Mondiale, vissuta sulla pelle del popolo giapponese, che a parte Lettere da Iwo Jima e qualche documentario su Hiroshima (tutti prodotti “gaijin”) è a noi del tutto sconosciuta.

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