Phoenixmania – Phoenix live @Venaria Reale

Un anno fa bazzicavo da altre parti e, insieme al mio compare, avevamo tirato su una cosa molto simile a questa. A fare la parte del leone in quella compila c’erano i Phoenix, con ben due pezzi, entrambi tratti dal loro ultimo disco Wolfgang Amadeus Phoenix.

Ebbene a distanza di un anno, e sempre in compagnia del mio compare, sono riuscito, finalmente, a potermeli gustare dal vivo. E devo dire che la band di Versailles ha confermato un’impressione che già mi ero fatto: e cioè che anche live i Phoenix spaccano.

In un’ora e mezza di concerto, nella suggestiva location dei giardini di Venaria Reale, il quartetto francese (coadiuvato da due ottimi turnisti) ha sciorinato tutto il suo ultimo disco più qualche perla qua e là dimostrando un’ottima attitudine rock e alla comunicazione con il pubblico.

Sono partiti subito forte, primo pezzo quella Lisztomania che tanto ci ha fatto muovere durante l’ultimo anno, la canzone simbolo del disco, che è stata ripresa, coverizzata, remixata e fatta oggetto di rivisitazioni video infinite volte. E poi ancora Fences, Rome, Lasso, Girlfriend, Armistice e un’elettronicissima Love like a sunset, durante la quale si è avuta l’impressione di rivivere il glorioso periodo del French Touch. E ancora i classiconi della band come Run, Run Run o Long Distance To Call. La pioggia intanto aveva iniziato a bagnare le nostre teste che continuvano a muoversi a ritmo di musica, incuranti delle gocce, anzi grati per la frescura che arrivava così inaspettata.

Easurita la prima parte del concerto i Phoenix vengono richiamati dal pubblico (non così numeroso come si meriterebbero però) a gran voce. Vediamo che salgono sul palco solo cantante e chitarrista che, quasi commossi (non credo si aspettassero un pubblico così dentro le loro canzoni), si rivolgono al pubblico incitandolo a chiedere la qualsiasi. La qualsiasi, però, non arriva e i due decidono di “improvvisare”, così, un paio di pezzi tra cui un’acustica e intensa versione di Playground Love, la canzone che gli Air avevano composto per la colonna sonora de Il giardino delle vergini suicide, cantata, anche nell’originale, dal nostro Thomas Mars.

Quando la band risale al completo sul palco ecco che finalmente arriva If I Ever Feel Better, il singolo che li aveva fatti conoscere al mondo intiero e che all’epoca aveva fatto ballare milioni di ragazzi, me compreso. L’interpretazione del brano è squisitamente rock con deviazioni  (tutto rigorosamente suonato e NON campionato) verso l’eletrronica à la Justice. Il finale (pirotecnico?) è tutto per 1901 a cui vengono dedicati i dieci minuti finali di battimani, saltelli e danze.

Da vedere, rivedere e poi rivedere ancora. Super!