Spezzò il pane e versò il vino

Il mangiare e il bere, in fondo ruota tutto attorno a queste due cose, direi a queste due esigenze, e la questione vale anche per gli spiriti meno materiali.

In principio in effetti fu una mela, e non tanto la mela in sé quanto piuttosto il mangiarla, a dare il via a una serie di accidenti che forse stiamo ancora scontando.

Il cibo è centrale per il singolo come per la comunità, ecco perché il titolo di questo agile e godibile saggio (Piccola etnologia del mangiare e del bere) include l’etnologia: esso, come il bere, è cardine attorno cui ruota la civiltà. Klaus Müller, professore emerito di etnologia all’università di Francoforte, per tappe procede in una sorta di racconto che svela i significati e le forme (a volte del tutto inattesi) che la sfera dell’alimentazione può assumere e ha assunto nella nostra vita e nella storia.

Tracce di cibo si trovano nei testi più antichi e chiaramente all’atto di nutrirsi si associano i più profondi significati religiosi, ad esso si deve la salvezza dell’anima (“mangiate e bevetene tutti”) così come quella del corpo; ad esso si possono associare risvolti inconsci (come mai la cucina della mamma è sempre migliore di qualsiasi altra anche quando si parla di una cuoca piuttosto sciatta?), al cibo si associano le soddisfazioni più intense, le ricompense più ambite: il paradiso è un luogo dove scorrono latte e miele e una meta da sogno è l’albero della cuccagna (per non parlare del paese della cuccagna).

Il tema alimentare è scandagliato e riproposto in diversi capitoli a iniziare dal rapporto col cibo delle comunità di cacciatori/raccoglitori fino al fast food il tutto utilizzando le più svariate fonti: le fiabe, le indagini etnologiche, i racconti popolari, i testi sacri. Ciò che nel leggere è palese è come il cibo sia filo conduttore nella nostra storia e come sia parte integrante del nostro quotidiano, talmente radicato da essere scontato. Quello che leggo nella prefazione e di cui trovo conferma in tutto il saggio, mi induce a riflettere su quanto  il mangiare e il bere abbiano segnato la storia ma anche su quanto sia stata la storia ad aver condizionato il modo di mangiare, o di stare a tavola. “Regole come quelle di «non ingozzarsi», «non dondolarsi sulla sedia» o di «mangiare tutto quello che c’è nel piatto» si possono far risalire, ben al di là della «linea Elias», fino alle lontane origini delle culture tradizionali. E alla loro base vi si ritrovano sempre motivi importanti”.

In questa ottica la distanza tra le varie civiltà diminuisce e anche quella tra le culture “moderne” e “premoderne” s’assottiglia, giacché siamo tutti legati da una storia comune rintracciabile nel ruolo cerimoniale che ha il cibo, nei numerosi significati attribuibili a gesti semplici quali, per citare il più classico, lo spezzare il pane e portarselo alla bocca.

Mi ha divertita molto il capitolo “sulla biasimevole complicazione di dover uccidere per poter sopravvivere” ma in generale il tono dell’intero volumetto è godibile e fresco sebbene disveli una robusta radice scientifica e accademica.

 

Titolo: Piccola etnologia del mangiare e del bere
Autore: Klaus E. Müller
Editore: Società editrice Il Mulino
Dati: 2005, pp. 153, 12,00 €

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