Psicoanalisi multifamiliare: il gruppo è la cura

C’è una modalità terapeutica ancora troppo marginale in Italia che meriterebbe di diventare pratica clinica diffusa a fronte dei benefici per la salute mentale rispetto agli scarsi costi: è la psicoanalisi multifamiliare. Ideatore ne è stato lo psicoanalista argentino Jorge Garcia Badaracco, scomparso nel 2010. Lo psichiatra e psicoanalista Andrea Narracci ha scritto un libro, ‘La psicoanalisi multifamiliare in Italia’ che contiene un’ampia intervista allo stesso Badaracco (Antigone edizioni, 2011), di cui si è discusso presso l’Associazione italiana di psicoanalisi di Roma. Fin dal 1997,  Narracci nell’avviare una comunità terapeutica per pazienti psichiatrici ha introdotto in Italia questo tipo di terapia. Il libro, oltre a una parte teorica e metodologica, presenta storie cliniche e la trascrizione di sedute di gruppo; è un valido strumento formativo e nello stesso tempo un omaggio sentito alla memoria di Jorge García Badaracco.

L’origine del gruppo multifamiliare risale al 1958, quando Badaracco ebbe l’idea di far incontrare pazienti psicotici della sezione maschile dell’ospedale psichiatrico di Buenos Aires all’interno del padiglione con cadenza settimanale. Poiché sperimentava l’efficacia del metodo, invitò a partecipare al gruppo anche i parenti dei pazienti per discutere dei loro miglioramenti e delle possibili dimissioni. Infine l’invito fu esteso anche a infermieri e operatori: si attuava così una tecnica senza precedenti, spesso non compresa né accettata da operatori di altri ospedali psichiatrici. Una ‘rivoluzione’ psicoterapeutica che consente di realizzare  un setting di gruppo aperto, allargato a genitori e parenti; che può includere anche 50 persone; che non ha regole precise se non quella di garantire la regolarità degli incontri; che permette di focalizzare i fattori spesso all’origine della patologia mentale che non è meteorite piombato dall’alto dei cieli. In genere, infatti, la psichiatria considera la crisi psicotica come segnale d’esordio di una malattia; secondo Badaracco invece può manifestare l’inizio di un tentativo di ricerca della salute da parte del paziente: la malattia è presente già prima della crisi ma in forma latente perché il paziente vive la sua sofferenza chiudendosi in se stesso. Nella serata di presentazione, Simona Argentieri, psicoanalista e didatta Aipsi ha sottolineato l’importanza dell’ “avventura professionale e umana con i gruppi di psicoanalisi multifamiliare perché mantengono la cerniera tra psicoanalisi e psichiatria che si è andata stupidamente perdendo. Nardacci ha il merito di aver fatto conoscere Badaracco e la psicoterapia multifamiliare e di averla introdotta in comunità con famiglie”. I vantaggi concreti di questa tecnica sono secondo Argentieri “la duttilità dello strumento e la possibilità di metterlo all’opera senza che sia neanche troppo dispendioso. Può essere estesa a più ambiti possibili, non solamente agli psicotici. Mi chiedo però come si possa lavorare in un contesto multifamiliare se non si ha una salda formazione psicoanalitica”.

Il gruppo multifamiliare è uno strumento psicoterapeutico valido non solo con pazienti psichiatrici né in comunità terapeutiche: può essere usato nelle scuole, negli ospedali, in situazioni di forte angoscia come nelle terapie intensive, nei reparti di chirurgia su pazienti affetti da cardiopatie, con malati cronici. Narracci ha ricordato che in Italia “veniamo da una situazione di grandissima separazione tra figure professionali: psichiatra, psicologo, assistente sociale, educatore e tra servizio e servizio (Csm, centro diurno). La maggior parte delle volte si è rimasti alle intenzioni perché non si è arrivati a un’integrazione. L’esperienza del gruppo, viceversa, permette di costruire una base comune tra operatori che appartengono a servizi diversi e possono confrontarsi: lavorare con malattie gravi comporta una tendenza autistica da parte di ogni operatore che non si supera razionalmente se non lavorando insieme. Bisogna costruire livelli di integrazione tra operatori con formazioni diverse”.

 

La terapia multifamiliare offre l’opportunità di rimanere desti anche dopo molti anni di consuetudine professionale: “Per Badaracco – ha raccontato Narracci – entrare nel gruppo anche a 85 anni e dopo che lo faceva da 50 anni era un modo di apprendere, scoprire qualcosa che non aveva pensato e questo influisce sul modo in cui gli altri partecipano al gruppo e possono essere avvicinati”. Si riscontra in questi gruppi “la veridicità dell’ipotesi di Badaracco  di interdipendenza tra persone, di mancanza di confini tra familiari, di qualcuno che abita l’altro, di venirsi a costituire della psicosi”. In questo tipo di terapia in cui si sviluppano transfert ma anche controtransfert multipli, i partecipanti possono uscire dall’indifferenziato che è spesso causa dell’origine della malattia: “ognuno può cominciare o ricominciare a pensare ex novo a se stesso; in molte situazioni non poterlo fare è all’origine del disturbo, la patologia psichiatrica viene dopo. Il gruppo non significa che non ci siano altri livelli d’intervento complementari (individuale, familiare), ma è il luogo dove si può studiare la psicosi”.  L’inconscio non è solo nella mente del singolo ma è riconoscibile nel gruppo. Però questo metodo differisce dalla terapia di gruppo dove si lavora sulle rappresentazioni, che invece nei pazienti psicotici sono molto compromesse, come dallo psicodramma dove avviene una ricostruzione di qualcosa già avvenuto, prevale la logica rievocativa. Al contrario nella terapia multifamiliare “si dà espressione a situazioni che non si erano manifestate, ognuno dei partecipanti scopre parti di sé che non sapeva di possedere e che teneva scisse. Questo implica la riconnessione tra intrapsichico e relazione, il ripensamento dei meccanismi di difesa. L’evoluzione della psicoanalisi da Freud in poi e la sua relazione con la psichiatria da Jaspers hanno reso più difficile avvicinarci al mondo delle psicosi. È come se tentassimo di costruire una rotta solo tramite una stella. Il gruppo invece permette di individuare una rotta più concreta e precisa”. Il gruppo multifamiliare, insomma, a un tempo contenitore, lente di ingrandimento e acceleratore di particelle, spesso neutralizza il concetto spaventoso di malato ‘incurabile’.

Titolo: La psicoanalisi multifamiliare in Italia
Autori: Jorge E. Garcia Badaracco, Andrea Narracci
Editore: Antigone (collana Le relazioni)
Dati: 2011, 213 pp.,  27,00 €

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