Finché morte non ci unisca

Pushing daisies, ovvero “spingere margherite”, è attività peculiare di chi si ritrovi, suo malgrado, sottoterra. Ma non accostatevi a questa originalissima, e un po’ folle, serie tv se non siete pronti a mettere in discussione, almeno a livello finzionale, tutto ciò che sapete su quello che i morti possono o non possono fare. In Pushing Daisies, infatti, ogni cosa ruota, in una maniera o nell’altra, intorno alla morte.
Tutto ha inizio quando il piccolo Ned ha nove anni e il suo adorato cane Digby viene investito da un camion. Il bambino cerca di soccorrere il suo amico peloso, e l’animale, sorprendentemente, torna in vita. Meravigliato e confuso, Ned torna a casa, e qui ha modo di verificare nuovamente gli straordinari effetti del suo tocco. A morire stavolta, proprio mentre cucina una profumatissima torta alla frutta, è addirittura la madre di Ned. Ma quando il bambino la sfiora, anche lei si rialza in piedi come se nulla fosse accaduto. Ned ha dunque l’invidiabile potere di riportare in vita i morti? Evidentemente le Alte Sfere preferiscono che il miracolo della resurrezione resti una prerogativa del Figlio di Dio. Per gli umani, anche se misteriosamente speciali come Ned, le cose sono molto più complicate, e, in fin dei conti, non c’è poi molto da invidiare in ciò che il bambino scopre di sé. Innanzitutto riportare in vita qualcuno ha un costo: qualcun altro dovrà morire al suo posto, e, solitamente, la scelta ricadrà su chi si trova nelle immediate vicinanze del resuscitato.
Infatti, un minuto dopo aver «recuperato» sua madre, Ned vede morire, nel giardino della casa accanto, il padre della sua amichetta del cuore, Chuck.
Ma le brutte sorprese non sono finite: quando, a sera, la madre di Ned dà il bacio della buonanotte al suo bambino, si ritrova stramazzata al suolo; stavolta definitivamente morta.

Grazie a questo traumatico training, Ned inizia a farsi un quadro delle sue bislacche capacità: primo tocco ridona la vita, secondo tocco morte per sempre. Se le persone resuscitate restano tali per più di un minuto, qualcun altro nei dintorni dovrà prenderne il posto.
Ma i guai di Ned sono appena iniziati. Non solo il ragazzino si vede piombare addosso come una tegola questo discutibile «dono», ma, dopo la morte di sua madre, viene abbandonato dal padre in un collegio maschile, da cui nessuno andrà mai a riprenderlo.
Nessuna sorpresa, dunque, se, a circa trent’anni, Ned (Lee Pace) è diventato un giovanotto chiuso, introverso, restio a provare ed esprimere emozioni, sempre timoroso che qualcuno possa scoprire il suo terribile segreto. Tuttavia Ned, volente o nolente, è riuscito a trarre benefici dalla sue peculiarità. Il suo tocco, infatti, non solo riporta in vita le persone morte, ma persino la frutta marcia, donandole, per giunta, un sapore inconfondibile che ha fatto la fortuna del suo negozietto di torte, il Pie Hole.
Ma, nonostante Ned sia diventato un mite Fabbricatorte, sembra che il suo destino sia quello di avere, comunque, a che fare con i cadaveri.
L’unico ad aver scoperto le qualità segrete di Ned (e a ricattarlo di conseguenza) è Emerson Cod (Chi McBride), cinico e avido (ma simpaticissimo) detective privato con la passione del lavoro a maglia e dei libri pop-up. Grazie all’aiuto occulto di Ned, che può interrogare le vittime all’obitorio per un minuto esatto, Emerson è diventato il più famoso – e pagato – investigatore della città.
Ognuna delle puntate di Pushing Daisies è centrata su un crimine irrisolto e sulla relativa indagine. Ma, in questa serie, non è certo l’aspetto investigativo quello degno di nota. La sceneggiatura, al contrario, è all’insegna del più sfacciato surrealismo e non si risparmia gente morta caramellata, ladri di barboncini geneticamente perfetti o suore con il vizio dell’alta cucina.

La vita di Ned sarebbe già abbastanza complicata così se, un giorno, Emerson non lo convocasse per rivolgere qualche domanda al cadavere di una ragazza misteriosamente assassinata mentre si trovava in crociera. Ma quando Ned solleva il coperchio della bara, si trova davanti il viso mortalmente sereno di Chuck (Anna Friel), il suo unico e grande amore di venti anni prima. Come resistere alla tentazione di riportare la ragazza in vita? Impossibile, naturalmente. Solo per lei, per la prima volta, Ned viola le rigide regole che si era autoimposto. Dopo un minuto esatto, a cadere stecchito, al posto di Chuck, è l’impresario delle pompe funebri. Ma che importa?
Così La ragazza morta – fantasiosa e sentimentale – piomba nella vita ordinatissima dell’atarassico Fabbricatorte e i due si ri-scoprono innamorati. Solo l’amore, infatti, potrebbe giustificare la loro irragionevole scelta: Ned, infatti, non può nemmeno sfiorare la sua Chuck, se non vuole rivederla stesa nella bara. La loro stramba e tenerissima relazione procede, così, a colpi di carezze guantate e baci protetti dalla pellicola per alimenti.
Crimine improbabile dopo crimine improbabile, i personaggi di Pushing Daisies (Ned, Chuck, Emerson ma anche Olive – la cameriera del Pie Hole segretamente innamorata di Ned – e Lily e Vivien – le zie di Chuck che la credono morta -) imparano ogni volta qualcosa in più su loro stessi e su chi gli sta intorno,  sforzandosi di coltivare e curare il legame che li unisce gli uni agli altri, fino a renderli un’unica, strampalata famiglia, in cui ognuno dei membri custodisce bizzarri e inconfessabili segreti.

Se non bastassero le avventure paradossali, a garantire l’effetto di irrealtà interviene una fotografia ipersatura, a metà tra il pubblicitario e il favolistico. I colori brillanti e sgargianti non solo si adattano perfettamente al tono del racconto, ma sottolineano l’eccezionale scelta dei costumi dei personaggi che va dall’irresistibile vintage anni’40 sfoggiato da Chuck al bizarre esibito dalle sue due zie, ex stelle del nuoto sincronizzato.
Pushing Daisies non è, però, una fantasmagorica accozzaglia di assurdità. Le fila del racconto, molto più rigoroso di quanto il tema non farebbe sospettare, sono tenute dalla pacata voce-off che spiega, illustra e collega, il tutto a beneficio dello spettatore.
Pushing Daisies è un testo audiovisivo fresco ed effervescente che gioca con il genere umoristico per eccellenza: la black comedy. L’autore, Bryan Fuller, si era già cimentato con l’argomento macabro, firmando il grazioso Dead like me. Ma Pushing Daisies rappresenta un’evoluzione verso tecniche narrative più complesse e personaggi più convincenti, nonostante le loro stranezze.
La serie, però, non ha raccolto il consenso che il network sperava ed è stata cancellata mentre la seconda stagione era ancora in corso. Dopo una breve pausa in cui gli autori sono stati costretti a improvvisare delle puntate conclusive frettolose e incoerenti, Pushing Daisies è morta, e, purtroppo, non c’era nessun tocco magico a riportarla in vita. Peccato, davvero, perché le avventure del Fabbricatorte e della Ragazza morta sapevano trovare la strada giusta per arrivare dritte al cuore. E, come le torte del Pie Hole, dopo averle scoperte era difficile farne a meno.

Pushing Daisies
USA 2007-2009
ideata da: Bryan Fuller
per il network ABC
con: Lee Pace, Anna Friel, Chi McBride, Kristin Chenoweth

One thought on “Finché morte non ci unisca

  • Gennaio 26, 2011 alle 11:50 pm
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    ma vi prego, non e’ giusto… io adoro questa serie. e’ la prima volta che la vedo.ma perke?? la rivoglioo

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