Rango: se l’esibizione di bravura ignora i piccoli destinatari

Accontentiamoli. Sì, accontentiamoli. Viviamo per loro… o no? Così sabato senza pensarci, senza poltrire, senza recriminare una libertà da tempo finto libero, con i popcorn fatti in casa, si va  tutti al cinema a vedere l’ultimo film d’animazione per bambini, Rango. Ne sforna talmente tanti l’industria cinematografica di film per bambini che  non ce la si fa a stargli dietro, ad applicare una sorta di censura preventiva; pigrizia o stanchezza, ci si fida della dicitura “film per bambini” e si tenta l’avventura. Buio in sala, si va a cominciare.

C’è un giovane camaleonte che vive in cattività in un acquario, accanto a una palma finta, il tronco di una Barbie senza testa, un pesce di plastica, un insetto morto. Si crede un attore e occupa il suo tempo a declamare versi e inventare ruoli. Se non che a causa di un incidente stradale l’acquario è sbalzato fuori dall’auto dei proprietari che sta percorrendo la statale al confine desertico tra Stati Uniti e Messico, e si frantuma in mille pezzi. Da quel momento il camaleonte è catapultato nella vita reale e da subito deve affrontare i pericoli che arrivano dalla natura, dagli uomini, dai viventi tutti. Un armadillo, sorta di guida spirituale, lo invita a iniziare il viaggio: è la prima di un’ininterrotta sequenza di metafore, capitata in sorte a un camaleonte in crisi d’identità (astuta quest’ultima) che deve e dovrà sperimentare nei 100 e passa minuti del film la trasformazione, il cambiamento di stato, passando attraverso prove iniziatiche, citazioni, rimandi, contaminazioni di generi cinematografici o mischia francese che dir si voglia. Il caso vuole che il camaleonte errabondo, errando approdi a Dirt, Polvere, profondo e vecchio west, cittadina popolata da un repertorio di animali, tartarughe, rospi, lucertole, iguane, volpi, corvi, serpenti, non proprio gradevoli a vedersi, anzi  (ai bambini chi ci pensa?). Al suo primo ingresso al saloon deve vincere la diffidenza verso lo straniero: si gioca la chiacchiera da consumato attore, inventa il ruolo e il nome di Rango, leggendario pistolero, conquista la fiducia nella gente fino a ricevere, certo da parte di un sindaco ambiguo, la stella da sceriffo. Entra nella parte di tutore della legalità. La città è funestata dalla siccità,  più che dal male e dal crimine. Alla banca dell’acqua scarseggiano le riserve, ma Rango promette alla popolazione, che le farà avere l’acqua.

Il gioco si fa serio e la realtà ha il sopravvento sul ruolo, perché quella realtà diventa la sua realtà, e come dice un personaggio che somiglia a Clint Eastwood nessuno può sottrarsi alla propria storia. Il camaleonte antieroe, alla fine diventa eroe, combatte il male, scova l’inganno, ha tempo di cimentarsi con problemini dell’attualità come il controllo delle risorse idriche, attuare varianti al classico mezzogiorno di fuoco, fare cavalcate, sostenere assalti alla diligenza, trascorrere notti davanti al fuoco nel deserto, vivere un amore che nasce con una iguana che ogni tanto si blocca come presa da una paresi (pare sia un meccanismo difensivo, così siamo apposto, anche la psicoanalisi c’è, è contemplata tra le citazioni). A ritmo incalzante e senza mai concedersi e concedere agli spettatori tregua, l’itinerario fisico e metaforico del camaleonte in crisi d’identità si realizza in molte varianti fino al compimento finale. La storia è metafora, commedia, film d’azione, dramma, plot onirico e sognante con riferimenti al surrealismo. Piena zeppa di richiami e citazioni: spaghetti western, Sergio Leone, la leggenda di Clint Eastwood, John Ford, Mezzogiorno di fuoco, Apocalypse Now, ma anche la spiritualità del deserto, senza mai dimenticare l’arte di di Hayao Miyazaki. Gli esperti di cinema potranno divertirsi a stanare rimandi e parodie di cui il film è ricco. C’è persino un tributo alla tragedia greca: la colonna sonora è affidata nell’esecuzione a un anomalo coro greco-messicano composto da quattro gufi “mariachi” sempre presenti in scena.

Gli esperti di cinema d’animazione, ci spiegheranno poi che il film diretto da Gore Verbinski (il regista dei Pirati dei Caribi, che infatti si è portato con sé Johnny Depp, voce originale di Rango), grazie alla Industrial Light & Magic raggiunge un livello tecnico che non ha nulla da invidiare alle altre case di produzione di computer grafica e raggiunge effetti visivi strabilianti. Ci diranno che gli espedienti narrativi innovano l’animazione e rimescolano le carte. E infine che con l’”emotion capture”, ovvero lo stratagemma di vestire con abiti di scena gli attori che danno le voci ai personaggi e di riprendere le loro movenze (in primis di Johnny Depp) e utilizzarle per animare i personaggi, il risultato è fenomenale e si dà filo da torcere alla concorrenza. Ci spiegheranno tante altre belle e complicate cose tecnologiche, gli esperti.

Walt Disney senza avere il computer fece qualcosa di simile e, incredibile, lo destinò a un pubblico di bambini. Rango ha molte pretese, tante ambizioni, la voglia di strafare la manifesta tutta. Vuole essere divertimento, insegnamento, spettacolo per gli occhi, emozione multiforme, multisettoriale, trans-generazionale, prova di bravura. I dialoghi non sempre sono alla portata di over 18; figurarsi di under 14. I generi li percorre tutti o quasi, compresa la parodia dei generi stessi; di messaggi ne dà a volontà: il potere corrotto che tiene in pugno una città nel deserto togliendole l’acqua, controllando le menti, ritualizzando comportamenti che neutralizzano il pensiero (Orwell è tra noi, benvenuto!).

L’antieroe non torna più indietro, ma trova la sua identità altrove, smaschera l’inganno del potere (dall’altra parte del deserto c’è una città ricca e irrigata), scopre l’amore e quant’altro. Il film è destinato ai bambini. Resta un’insoddisfazione a nome dell’anomala inespressività-torpore o silenzio sospetto che i nostri piccoli vicini di poltrona manifestano, resta il  dubbio. Qualcuno di coloro che ha concepito il film e l’ha realizzato in tanto splendore e magnificenza ha pensato anche un solo istante ai bambini? Sa mica come è fatto un bambino? Ne ha mai visto uno?

Rango – USA, 2011
di Gore Verbinski
Con (voci) Johnny Depp, Isla Fisher, Abigail Breslin, Ned Beatty, Alfred Molina
Animazione – Ragazzi – 109 min.
Universal Pictures

Nelle sale dal 11 marzo