Il respiro del tempo. Fotografie di Michael Kenna

Respiri lenti, tempi dilatati, silenzi.
Assenze e presenze, sul limite del giorno e della notte, al confine tra realismo e astrazione. Una fotografia intima, che nasce solo dopo che si è creata una simbiosi tra il sentimento del fotografo e l’anima del paesaggio in cui egli è immerso. E allora ciò che appare ha l’incanto della rivelazione, la semplicità diventa poesia, lo spazio ha il sapore dell’eterno. Sublime mistero, estasi tranquilla. Quando la fotografia diventa l’appendice di un’anima non resta che cedere la parola alla voce e alle immagini del fotografo stesso: Michael Kenna.

“Non ci sono abbastanza minuti in un giorno o giorni in un anno o anni in una vita per fare ciò che ognuno desidera. Amo ciò che faccio e mi dà grande soddisfazione. Essere un fotografo significa andare a caccia di esperienze. Le sento e le fotografo. Agisco come un medium per gli altri che le vedono. Io le tocco con le mie interpretazioni soggettive ma sono in realtà una guida. Devo tirar fuori gli aspetti del mondo che sono meravigliosi, misteriosi, pieni d’ispirazione, bellissimi, per lo meno nella mia mente e nei miei occhi.” (Cool interview)

“Mi piace essere abbastanza calmo da sentire quando fotografo. Non posso davvero fotografare e parlare. Devo essere tranquillo e mi piace pensare che le fotografie possano trasmettere una cosa simile per chi guarda. Alcune persone, quando ascoltano la musica, possono percepire diverse sensazioni – io credo che anche la fotografia abbia questa capacità.”

“Non sono un fotografo paparazzo. Non corro fuori in un paesaggio, scatto una foto e poi corro via di nuovo. Mi piace conoscere un albero, da vicino. Passo spesso molto tempo girando attorno all’albero, cercando di conoscerlo. In un certo senso parlo all’albero. Provo a essere molto rispettoso e mi piace tornare allo stesso albero due anni dopo, o cinque, o tanto spesso quanto mi è possibile. Immagina la sensazione di essere in un campo come la neve che cade su un unico, esclusivo albero. Bianco tutto attorno. Appena il suono della neve che cade.” (Artworks)

“O immagina di essere fuori di notte, solo, sotto cieli stellati, ascoltando il silenzio, guardando il mondo muoversi lentamente, tutti i sensi vivi, pensando, immaginando, sognando. Comincio a guardare alle stelle e alle nuvole. È un vero lusso in questa vita non avere niente da fare per poche ore ed essere creativo allo stesso tempo. La fotocamera registra, crea, documenta, vede quello che l’occhio non può vedere – tempo cumulativo. Le  esposizioni lunghe danno qualcosa che i nostri occhi non possono dare. Per un periodo di tempo il mondo cambia: i fiumi scorrono, gli aerei volano, le nuvole passano e la posizione della terra relativa alle stelle é differente. Questo accumulo di tempo e di eventi, impossibile da catturare per l’occhio umano, può essere registrato su pellicola. Il movimento delle nuvole produce un’unica area di interessante densità nel cielo, le stelle e gli aerei creano linee bianche, l’acqua corrente si trasforma in ghiaccio o foschia. Per un fotografo il reale può diventare surreale, e ciò è eccitante. È imprevedibile, non sai quasi mai cosa stai ottenendo. Non mi piace avere troppo il controllo. Penso sia meglio che le cose accadano a prescindere da me o al di fuori di ciò che sto facendo. Penso che la natura sia di per sé un fenomeno stupendo. Cercare sempre di controllarla in qualche modo la neutralizza.” (Artworks)

“C’è una certa tensione nella luce, cambia a ogni minuto. Mi piace la luce fioca, vaga, morbida. Mi piace la calma e la pace delle ore di veglia. Ci sono di solito poche persone attorno e non c’è il costante e noioso chiacchiericcio nell’aria. Un aspetto del mio lavoro è quello di cercare di semplificare e rallentare questo frenetico e caotico disordine in cui viviamo. La luce del mattino è soffusa. Può ridurre uno sfondo disordinato in diversi piani di toni bidimensionali. Anche fotografare di notte può essere affascinante perché si perde parte di quel controllo di ciò che accade di fronte alla fotocamera. Durante il giorno, quando si realizzano la maggior parte delle fotografie, le scene sono di solito guardate dal punto di vista di una singola fonte di luce fissa, il sole. Di notte la luce può arrivare da fonti insolite e molteplici. Ci possono essere ombre profonde che agiscono come catalizzatori per la nostra immaginazione, ombre che contengono segreti. C’è spesso un senso di drammatizzazione, una storia da raccontare, segreti da rivelare, attori sul punto di salire sul palco. La notte ha un vasto potenziale per la creatività.”(Wraparound)


(Riguardo il progetto sui campi di concentramento) “Per me, è stato impossibile dimenticare. Non avrei potuto cancellarlo. Qualche volta penso che noi scegliamo i progetti – decidiamo questo o quello – altre volte sono scelti per noi, e sospetto che per me questo sia stato il caso. Ho scoperto che non avrei potuto non farlo. Sono dovuto andare in tutti quei campi di concentramento continuando a tornare, cercando di fare le migliori foto che avrei potuto.”(Artworks)


“Niente è per due volte la stessa cosa perché tutto se ne va per sempre, ma ogni momento ha infinite possibilità fotografiche.” (Photographer’s forum)

Michael Kenna
Immagini del settimo giorno

Palazzo Magnani
Reggio Emilia

4 Giugno –18 Luglio 2010

info
www.fotografiaeuropea.it
www.palazzomagnani.it