Rise and rise again, until lambs become lions

C’è un Robin leale, carismatico e ribelle; una Marion combattiva, affascinante e (quasi) indomabile; ci sono gli allegri compagni che sono, giustamente, allegri; c’è Fra’ Tuc che è un simpatico beone; c’è lo sceriffo sfigato; c’è un principe Giovanni viscido e pavido. Insomma, tutto quello che è lecito aspettarsi da un film su Robin Hood.

Ci sono poi delle interessanti variazioni: Riccardo Cuor di Leone presentato per quello che probabilmente era (un borioso saccheggiatore) e l’inganno sull’identità di ser Robert Loxley. Con questi elementi Ridley Scott mette in piedi una storia avvincente, alternando col giusto equilibrio combattimenti, intrighi e sorrisi. Indubbiamente avere un cast di un certo livello aiuta: Russell Crowe è a suo agio nel ruolo e recita più col carisma che col talento, che invece non manca all’impeccabile Blanchett e al vivace von Sydow. William Hurt è un poco ingessato ma sa dispensare occhiate intense e Mark Strong è sempre più adatto a fare il cattivone di turno. Una nota di merito va anche alla colonna sonora, che ben sottolinea gli eventi senza mai essere invadente.
Insomma, altro che il Gladiatore con arco e frecce: questo è meglio.
Poi però qualcosa si incrina.
Accade più o meno a metà film, quando Robin finalmente scopre chi fosse il padre, perduto all’età di sei anni; non solo la rivelazione è tirata per i capelli ma, da questo momento in poi, al regista scappa il piede sull’acceleratore. In men che non si dica il nostro eroe si presenta ai nobili inferociti per le troppe tasse imposte da re Giovanni, conquista la loro fiducia con una manciata di buone parole e li guida ad affrontare il vero nemico, l’esercito francese pronto allo sbarco sulle coste inglesi.
La battaglia sulla spiaggia testimonia la bravura di Scott nel girare simili scene di massa ma non basta a soddisfare le aspettative create nella prima parte del film, mentre il crescendo emotivo che il regista aveva abilmente costruito sfuma in un finale affrettato, che poi sarebbe l’inizio della leggenda. L’invidia di re Giovanni per l’amato eroe viene liquidata rapidamente, nella scena successiva l’arrogante sovrano dichiara Robin fuorilegge ed ecco che finalmente ci si ritrova nella foresta di Sherwood, fra bimbi sorridenti e uomini con archi in mano.
Robin Hood resta comunque un buon film di intrattenimento, dinamico e divertente, senza troppa retorica e con belle scene d’azione. L’arciere ribelle di Scott/Crowe regge il confronto col principe dei ladri di Kevin Costner ma rimane inferiore a quello che probabilmente è il film più riuscito – e meno ricordato – sull’eroe di Sherwood: quello di John Irvin del 1991, con Patrick Bergin e Uma Thurman.
Robin Hood – USA/UK, 2010
di Ridley Scott
con Russell Crowe, Cate Blanchett, Max von Sydow, William Hurt
Universal Pictures – 148 min.
nelle sale dal 12 maggio 2010