La verità, vi prego, tutta la verità sulla nostra identità: solo un guaritore ferito come Chirone può aiutarci a far luce

Ecco che incontriamo l’archetipo del guaritore ferito. Chirone, il centauro ferito che insegnò a Esculapio l’arte di guarire, era affetto da piaghe incurabili. A Babilonia c’era una dea cane con due nomi: con quello di Gulla era la morte, con quello di Labartu era la guarigione. In India, Kali è la dea del vaiolo e anche colei che lo cura. L’immagine mitologica del guaritore ferito è molto diffusa e, da un punto di vista psicologico, ciò significa non solo che il paziente ha un medico dentro di sé, ma anche che nel medico esiste un paziente. (Guggenbhul – Craig A.)

Chirone, dinamiche delle identità di genere, è un libro corale, policentrico, articolato, un centerbe terapeutico, una composizione fatta di tanti accordi che rimandano a un concetto sotteso: la “normalità” non esiste. O meglio, esistono tante normalità quanti sono i processi di individuazione che ciascuno si dà o non si dà, a seconda del tasso di consapevolezza e dell’evoluzione psichica, e di come li coniuga con il vivere in società. Esistono tante normalità quante sono le scelte di libertà, anche sessuale, purché non confliggano con la libertà altrui. Niente è certo, l’identità non è un abito di scena calato dall’alto né è data una volta per tutte, specie ora che ruoli, categorie sociali ed etiche vanno disfacendosi.

Che sia etero, omo, trans, bisessuale, che si trovi a suo agio in una connotazione fissa, per un’identificazione fortunata e riuscita al primo colpo di natura e cultura, o in più d’una, che attraversi passaggi estremi, un essere umano  nel corso dell’esistenza comunque vada, deve affrontare metamorfosi, niente resta fermo né uguale, (il divenire di Eraclito). Deve e dovrà confrontarsi con la sua Ombra, anche scegliendo di scansarla o eludendola; scendere nel suo personale regno degli inferi, tentare una risalita, forse riuscendo persino ad approdare a uno stato di coscienza di sé. O di espansione di coscienza. Oppure restando agli inferi, che è anch’essa una scelta. “Regola” e sfida insieme nelle società di oggi sono ampliare la sfera dei diritti, coniugare il dovere pubblico con la libertà d’essere di ciascuno. Permettere a ciascuno di essere ciò che vuole o  di divenire socraticamente sé stesso.

Ideato, sentito, agito con ispirazione junghiana, dalla psicoanalista Simonetta Putti, il saggio si avvale della collaborazione di esperti e della testimonianza di un paziente: tante voci per mettere a  fuoco aspetti multipli che gravitano in zona complessità dell’essere nella complessità di un’epoca in cui cresce la libertà tanto quanto la confusione. L’edificio del sapere, un certo sapere di stampo positivistico, crolla miseramente. Sono i concetti tradizionali di società, moralità, identità a venir giù, non c’è religione che tenga, sebbene siamo con Grecia e Irlanda il paese in cui le gerarchie cattoliche interferiscono su tutto e non abbiamo ancora una legislazione in materia di unioni civili. Eppure l’individuo scalpita incontenibile, l’identità barcolla.

Primo punto: di cosa parliamo quando parliamo di identità? Che roba è questa identità? Certo non riguarda solo la sessualità, “orientamento questo riduttivo e riparatorio”, ma qualcosa che “tocca la  globalità della persona umana e l’autenticità della propria totalità, intesa quest’ultima come interrelazione dialettica tra il mondo psichico interno e  realtà sociale esterna”. (Ce lo spiega nel suo intervento Ferdinando Testa, analista junghiano e psicoterapeuta).

Secondo punto: se circoscriviamo il discorso all’identità sessuale, a quale identità sessuale ci riferiamo?  E qui potremmo ridere, o piangere, di noi stessi, per cominciare, e del mazzetto di pre-giudizi e modelli culturali logori che ci tengono in piedi, seppure barcollanti, e motivano la presunzione d’essere noi stessi. Presunzione che, nel peggiore dei casi,  si innalza ad arroganza dell’essere fino a scatenare follie, ideologiche ma soprattutto comportamentali.  La cronaca anche di questi giorni riferisce di aggressioni a danno di omosessuali, comportamenti violenti di stampo omofobico, segnali allarmanti. Sintomi evidenti di malessere, di una frustrazione dell’identità in alcuni che diventa aggressione fisica. Desiree Pangerc, nel capitolo intitolato “Verso un’antropologia dei sensi e del senso”, ci ricorda che l’identità sessuale è una miscela fatta di tanti ingredienti: identità di genere (“intesa come differenza cromosomica e anatomica, centralità del corpo e sua accettazione intrapsichica”), ruolo di genere che la cultura di appartenenza attribuisce, e direzione del desiderio sessuale. Siamo viandanti fatti di questa pasta: complessità, divenire, molteplicità. (Pirandello insegna). Talvolta sconosciuti a noi stessi. Inoltre, chiarisce Pangerc, “le identità sono anche negoziate e contrattate, consapevolmente o meno e ciò vale anche per le identità sessuali”. E ancora: “l’uomo e la donna puri, perfettamente virili aut femminili, sono ideali, astrazioni utili come modelli, ma da nessuno concretamente incarnabili né incarnati”. L’essere umano, è processualità nel mondo, quindi irrequietezza, incertezza, dubbio in cammino. Lo è sempre stato, tanto più in quest’epoca. “Il fenomeno omosessuale – spiega Pangerc – ha sempre messo in discussione la linearità dello schema della differenziazione polarizzata eterosessuale, dettata dal concetto di genere. Anche la bisessualità si incrocia con la storia dell’umanità (…). La transessualità ha rotto con decisione l’ invarianza sessuale e ha posto la questione dell’identità di genere come una scelta soggettiva piuttosto che come un carattere ascritto”. A volte il prezzo da pagare sul palcoscenico sociale è “indossare la maschera seduttiva giusta per collocarsi senza scontrarsi all’interno della società”. Siamo in continua trasformazione. “Si sono visti rapidamente attuati cambiamenti rilevanti non solo nell’ambito dell’informazione, della produzione e del consumo – scrive Simonetta Putti – ma anche della relazione interpersonale, sino a investire la stessa fruizione del piacere e della sessualità, con esiti capaci di modificare e/o sfumare l’identità dei soggetti”. Difficile allora circoscrivere l’identità: “si delinea progressivamente un’identità multipla e decentrata, da non considerarsi necessariamente come segno di isteria o schizofrenia”, secondo l’insegnamento di Callieri.

E proprio Bruno Callieri, grande padre della psichiatria di stampo fenomenologico, sagacemente nella postfazione al libro mette in guardia da quella letteratura biomedica in ascesa che presenta “notevoli e pericolose infiltrazioni di psicochiacchiere e di superficiali generalizzazioni, con marcata componente ideologica”. Astenersi dalle psicochiacchiere, è il suo monito!

Terzo punto: cosa è allora patologia? E cosa “normalità”? “Abbiamo l’esemplare caso di una patologia cancellata: l’omosessualità”, dice nel suo intervento il giornalista Maurizio Paganelli, vice caporedattore del settimanale Salute-La Repubblica. “Resta l’individuo che come tutti gli individui, nella vita, può aver bisogno di aiuto e cura. Può essere anche un counseling filosofico che, come spiega Silvana Cerasa, è “profondità nella superficie”, attraverso la “semplice” scoperta-riscoperta del senso del limite umano. A ciascuna la sua terapia, secondo l’indicazione di Antonio Dorella, meglio quella cognitiva-interpersonale che guida “un paziente capace di trasportare con le proprie forze la sua croce”. Comunque entra anche in gioco la responsabilità del terapeuta: i suoi pregiudizi, le sue convinzioni, la sua ideologia o credo religioso. Simonetta Putti indica la via nel rapporto terapeutico quale “relazione possibile ed esportabile nel Mondo”. Relazione in termini di rispetto, correttezza, attendibilità, ovvero costruzione dell’alleanza terapeutica. Relazione in cui Chirone, il guaritore, mette a rischio sé stesso, avvia la sua stessa trasformazione per permettere la trasformazione dell’altro. E ciò “dipende in gran parte dalla quantità e qualità di Eros che l’analista è in grado di fare operare per il proprio paziente”. E l’Eros che opera o dovrebbe operare nell’analista “si chiama saper capire”.

Ultima questione, non in ordine di importanza, ancora in tema di psicochiacchiere. Se le fa la letteratura medica, come da indicazione di Callieri, più pericolose sono quelle del sistema dell’informazione. Come rappresentano i mass media una realtà epocale fatta di identità multipla, decentrata? Come raccontano l’essere omosessuale, bisessuale, transessuale? “I mass media hanno fatto da cassa di risonanza e talvolta hanno incentivato le aree di confusione”, ritiene Simonetta Putti. Un intero capitolo dal titolo “Omosessualità e psicoterapia”, raccoglie la testimonianza dello psichiatra Tonino Cantelmi, protagonista di una vicenda da lui definita “rogo mediatico”, a seguito della quale un giornalista, fintosi omosessuale in cerca di “cura” per realizzare un’inchiesta a tesi, il direttore e l’editore di un quotidiano sono stati rinviati a giudizio per diffamazione.

Al di là del caso specifico, Cantelmi pone il tema del rapporto tra omosessualità e psicoterapia: “Solo un ingenuo può pensare che lo psicoterapeuta sia neutro (…) E allora? E allora la posizione più etica è proprio quella degli psicologi e degli psicoterapeuti che esplicitano i riferimenti antropologici e le premesse del loro agire”. Insomma dei terapeuti senza maschera. Fine della psicoterapia con persone omosessuali sostiene Cantelmi (citando a sua volta Liotti e Tombolini, Gay e lesbiche in terapia, Cortina editore) “non è certo uniformare a una qualsivoglia variante della sessualità umana il comportamento dei pazienti, ma sostenere la loro libertà e autonomia nella scelta del modo di sperimentare la propria sessualità, purché questo non procuri sofferenze o umiliazioni a sé o all’altro con il quale entra in relazione, e non limiti la propria e l’altrui libertà e progettualità”.

Prepariamoci ad essere cercatori d’oro. La verità sull’identità sta nella ricerca.

Questo libro è ideato da Simonetta Putti con l’appoggio di Bruno Callieri. É  fatto da Maurizio Paganelli, Ferdinando Testa, Simonetta Putti, Tonino Cantelmi,Antonio Dorella, Silvana Cerasa, Desiree Pangerc, Letizia Proietti, un paziente.

Titolo: Chirone. Dinamiche dell’identità di genere
Autore: Simonetta Putti
Editore: Alpes Italia
Dati: 2009, 172 pp., 14,00 €

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