Let the Sleigh Bells ringing

Allora, premetto che sono andato a questo concerto bardato di tutti i preconcetti possibili che si possono avere per le band esordienti che godono, almeno secondo me, di un hype del tutto ingiustificato, dettato probabilmente dal fatto che qualche redattore di Pitchfork quella mattina si fosse svegliato con velleità pionieristiche, volte a identificare il nuovo giovanissimo divo da incoronare.

Detto questo mi vedo con un paio di amici a bere quei due/tre drink che possono riscaldare l’atmosfera e rendere, per quello che potranno, meno cocente la delusione. Sul comunicato c’è scritto che il concerto inizierà puntuale  e questa mi sembra subito una bella novità, insomma perché scrivere 21 e 30 se poi il tutto inizierà dopo più di due ore? D’altronde è pure sabato e vorrei rimanere, come da tradizione, ancora un po’ al baretto.  Ma bisogna andare tanto che, con utti i buoni propositi dell’occasione, riusciamo inevitabilmente ad arrivare mezz’ora dopo l’orario reclamizzato. Fortuna vuole però che il concerto non sia ancora iniziato quindi ci sistemiamo comodi comodi in fondo al Tunnel, tra il bar e il banchetto del gruppo. Il locale è mediamente frequentato, insomma c’è gente nonostante l’orario e fa piacere, decisamente.

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Sleigh Bells, “Tell ‘Em” by HuffingtonPost

Neanche il tempo di arrivare al bancone che il duo di New York sale sul palco caricando l’atmosfera di beat e chitarre elettriche distortissime. Gli astanti, tutti, iniziano a muovere la testa avanti e indietro in un tipico ballettare che fa molto anni’90, quello che, per capirci, si faceva ascoltando le rime dei Beastie Boys o le chitarre dei Sonic Youth. E il pezzo d’apertura, Infinity Guitars, proprio a un mix delle due band culto newyorkesi sembra ispirarsi. Il duo formato da Derek Miller alla chitarra et cetera e da Alexis Krauss alla voce inanella alla velocità della luce un pezzo dopo l’altro (Tell’em, Kids e Run the heart giusto per citare i brani più “famosi” tratti dal loro disco d’esordio Treats)  riuscendo a scaldare anche i più restii (cioè me).

E proprio mentre stavo esternando il mio giudizio positivo con un sempreverde “spaccano” ecco che, dopo appena trenta minuti, il concerto termina lasciandoci basiti. E questo perché? Per la sempre più feroce tendenza dei club milanesi a dover organizzare due eventi nella stessa serata. Morale: gli Sleigh Bells suonano trenta minuti scarsi dando l’anima (davvero positivi) e tu, che hai pagato dodici euro di biglietto, te ne vai a casa. Oppure paghi nuovamente rientrando per il secondo evento, giusto per continuare a berti il drink che in così poco tempo non eri riuscito a terminare.