“Sono certo che un vero amore possa occupare da solo il cuore più grande”

“Non tollererò che la mia bimba debba essere offuscata come un vetro su cui qualcuno abbia alitato: dev’essere sempre splendente, perché questa è la sua natura”. Leggere parole di questo tipo potrebbe scatenare, per contrasto, sentimenti polemici. Non contro qualcuno in particolare, ma nei confronti di un’epoca intera. Se non fosse una costante della Storia, lancerei invettive su  tutto ciò che allontana giovani e meno giovani dall’essenza, dalla natura, dall’anima. Non so se Facebook, sms e chat possano incidere direttamente sul modo di vivere; ma sull’eleganza dell’espressione certamente sì. Per riscoprire cosa significa scrivere (e ricevere) una lettera d’amore appassionata, sarà meglio allora rifarsi a un classico, come Leggiadra Stella, una raccolta delle missive di John Keats all’amata Fanny Brawne, sua vicina di casa. È estremamente difficile recensire delle lettere d’amore. A meno che l’intento di chi le scrive non sia di assurgere a fama immortale. Ma il dubbio non sorge nemmeno, dal momento che lo scrittore non era certamente consapevole del fatto che, un giorno, le sue lettere sarebbero state pubblicate. Poi, chissà, se fosse in vita ne sarebbe anche felice, vista la sua perenne tensione a raggiungere uno statuto più che elevato tra i poeti del suo tempo. Si sa, i Romantici erano competitivi.

Ma lasciamo perdere le fantasie: dalle parole che leggiamo traspare verità. Se si è stati innamorati almeno una volta nella vita, è infatti facile demistificare un sentimento falso: lo si riconosce da tante cose. Per quanto ci si affidi agli artifici poetici, non è semplice mettere per scritto qualcosa che non brucia davvero nell’anima. Specialmente se, come il povero John, si è costretti a letto a causa di una malattia come la tubercolosi, che lo indeboliva e rendeva ancor più malinconico di quanto già non fosse.

Una passione divenuta ormai famosa, la sua, tanto da essere al centro dell’omonimo film (Bright Star) di Jane Campion. La pellicola, però, non rende onore al sentire del giovane romantico. Ma come scocca la scintilla per la sua leggiadra stella? Come spesso succede: tra uno sguardo furtivo, qualche parola lieve e biglietti fugaci ma quotidiani, che i due giovani si scambiavano a Wentoworth Place, residenza del poeta tra il 1818 e il 1820, nel quartiere londinese di Hampstead.

Siamo in piena epoca romantica, quando grandi scrittori e poeti si dedicavano alla riflessione senza posa sull’amore, di cui esaltavano più gli eccessi che la tenera piega che spesso prende se sottoposto a una tranquilla routine. È forse anche un condizionamento culturale, quindi, il modo in cui Keats stesso scrisse del suo amore per Fanny. Al punto che a un lettore odierno alcune parole possono suonare ridondanti se non stucchevoli. È infatti innegabile un certo manierismo che pervade le poche pagine di questa chicca letteraria. Ma si tratta di un modo di scrivere che viene e va, lasciando spesso spazio a sentimenti più immediati. Anche perchè il rapporto tra i due era continuamente sottoposto agli ostacoli con cui amici e familiari lo mettevano alla prova. Del resto, quale sentimento appagato trova spazio tra le pagine di un libro? La dolce corrispondenza termina poco prima che Keats parta per l’Italia, sperando di guarire dalla malattia che, invece, lo ucciderà giovanissimo. Anche se rimane il dubbio che il poeta sia morto del suo stesso amore, nonostante corrisposto.

Eros e Thanatos erano profondamente intrecciati nel suo animo e noi, ben lungi dal fare considerazioni di natura freudiana, abbiamo tutta l’intenzione di credere a un sentimento che ha il potere di dare e togliere la vita: “L’Amore è la mia religione-potrei morire per te. Il mio Credo è amore, e tu ne sei l’unico dogma”.

Titolo: Leggiadra stella. Lettere a Fanny Brawne
Autore: John Keats
Editore: Archinto
Dati: 2010, 10,50 €, 83 pp.

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