I segreti della scatola magica

Studio 60 è una serie televisiva ideata da Aaron Sorkin – commediografo di Broadway e sceneggiatore cinematografico – per il canale statunitense NBC. Sorkin si era già cimentato con successo nella creazione di serie televisive, la prima volta nel 1998 con Sports Night e, l’anno successivo, con l’originale e intelligente The West Wing (tuttora in onda con la sua settima stagione), che racconta la «straordinaria quotidianità» del Presidente degli USA e del suo staff di collaboratori.
Ma nel 2006, dopo numerose vicissitudini personali, Sorkin, con Studio 60, riesce a dare vita a un vero e proprio piccolo capolavoro.
Protagonista, in questo caso, non è un singolo personaggio ma un intero programma televisivo, in stile Saturday Night Live, in cui si avvicendano, in diretta, numeri comici, satira politica e grandi ospiti musicali.

La serie di apre con una scena che – per gli appassionati di cinema o per chi, più semplicemente, abbia buona memoria – non può che ricordare una celebre sequenza di Quinto potere. Come nel film di Sideny Lumet, anche nell’episodio pilota di Studio 60, il produttore esecutivo della trasmissione, Wes Mendell, approfittando della diretta nazionale, riesce a conquistarsi, con grande sorpresa e sbigottimento dei suoi colleghi, un breve spazio per denunciare ferocemente la stupidità dei programmi televisivi e la loro strumentalizzazione politica e commerciale. Come è facile prevedere, Mendell viene immediatamente allontanato dalle telecamere e licenziato. Ma, come si dice nell’ambiente, “the show must go on”.
Il compito non invidiabile di trovare dei sostituti per Mendell, rialzare le sorti del programma e far dimenticare lo scandalo, viene affidato alla giovane neo direttrice del network, Jordan McDeere. Ma nonostante il sorriso dolce e la giovane età, Jordan (Amanda Peet) si mostra da subito intenzionata a modificare profondamente l’immagine dello show e di tutta la rete, spingendo coraggiosamente verso un innalzamento della qualità dei contenuti. Decisa a dimostrare ai suoi avversatori del reparto finanziario che anche i prodotti migliori possono incontrare il favore del pubblico di massa, Jordan ingaggia come successori di Mendell proprio i suoi due allievi prediletti: Matthew Albie e Daniel Tripp.

A Danny (Bradley Whitford), appena uscito da una clinica di disintossicazione (come lo stesso Sorkin, del resto!) viene affidato il ruolo di produttore esecutivo, mentre a Matt (uno straordinario Matthew Perry) quello di capo del gruppo degli autori. Sono proprio le conversazioni tra Matt e Danny, legati da un’amicizia profonda e leale, a costituire il nucleo – allo stesso tempo comico ed emozionale – della serie. Ogni argomento è trattato con un’ironia dissacratoria che, senza scadere mai in un facile cinismo, ricorda i dialoghi scoppiettanti dei migliori film di Billy Wilder.
A complicare una situazione non facile  (che comprende scontri con i finanziatori, con la censura, con i sindacati, solo per citare alcuni esempi) intervengono, naturalmente, i legami sentimentali: amicizia, solidarietà, rivalità e attrazione legano i diversi personaggi che ruotano intorno alla trasmissione del venerdì sera. L’attenzione degli spettatori, però, è inevitabilmente rapita dalle due storie d’amore che coinvolgono proprio Danny (che si innamora perdutamente della complicata Jordan) e Matt (al centro di una relazione pluriennale e irrisolta con una delle star comiche del programma, nonché sua musa ispiratrice: Harriet).

Per chi fosse affamato di pettegolezzi, possiamo aggiungere che l’originale love story tra Matt – sofisticato autore televisivo ateo ma di formazione ebraica – e Harriet – una popolare attrice comica profondamente cattolica – non è completamente immaginaria  ma si ispira esplicitamente alla relazione sentimentale che ha unito lo stesso Sorkin all’attrice Kristin Chenoweth (The West Wing, Pushing Daisies).

Studio 60 ha il pregio innegabile di mostrare agli spettatori come funziona un  grande network televisivo, non solo dal punto di vista affascinante e patinato delle star e degli autori, ma anche da quello, molto più prosaico, delle lobby politiche e degli sponsor. Aaron Sorkin non dimentica nemmeno l’universo, invisibile quanto indispensabile, del personale tecnico: dai registi, agli attrezzisti, alle segretarie, fino ai suggeritori, il cui sciopero, in un episodio, manda letteralmente in tilt la trasmissione.
Questa serie costituisce, senza dubbio, un corso di approccio critico alla televisione, e, considerando il periodo storico e politico che stiamo vivendo, sarebbe forse utile e costruttivo mostrarla al maggior numero di persone possibile. Ma se Sorkin si fosse fermato all’aspetto informativo, avrebbe girato solo un lungo documentario, senz’altro interessante, ma impossibile da sopportare per 16 puntate! Al contrario, è riuscito a rendere coinvolgente anche quello che, in fin dei conti, non è che un luogo di lavoro, proprio grazie a un sapiente lavoro di sceneggiatura e alla costruzione di personaggi umanissimi.
In questa serie non esistono nemici da sconfiggere, e non si può nemmeno separare, con la tranquillizzante semplicità a cui la televisione stessa ci ha abituati, i buoni dai cattivi:  Studio 60 è semplicemente la storia di uomini e donne che cercano di svolgere al meglio la propria professione, ognuno dal proprio punto di vista, ricreando, così, sul piccolo schermo, quella stessa complessità, talvolta irriducibile, che caratterizza le nostre vite.
Nonostante la serie fosse nata con i migliori auspici, accompagnata da ascolti lusinghieri per la puntata pilota, l’indice di gradimento è andato inesorabilmente scemando. Paradossalmente, più le puntate si facevano complesse, avvincenti e divertenti, meno il grande pubblico mostrava di gradirle, decreatando inappellabilmente la cancellazione del programma dopo un’unica stagione.
Il destino di Studio 60 appare ancora più beffardo se si considera con quanto impegno i personaggi, nella serie, si battano per dimostrare ai manager finanziari che il pubblico diventa stupido solo se viene trattato come tale, ma che sa riconoscere e apprezzare i prodotti di qualità. Jordan, Matt, Danny e i loro colleghi erano così lontani dalla verità o solo un po’ in anticipo sui tempi?

Studio 60 (Studio 60 on the Sunset Strip)
USA 2006-2007
ideata da: Aaron Sorkin
per il network: NBC
con: Matthew Perry, Bradley Whitford, Amanda Peet, Steven Weber, Sarah Paulson