… e alla fine arriva Tamara Drewe

La presentazione del luogo fa pensare a uno dei film in costume di James Ivory o a un libro di Jane Austen: siamo nella rigogliosa campagna inglese, ferma nel tempo, bellissima ed evocativa. L’ambientazione è una “residenza per scrittori”, luogo di quiete in cui l’animo e il talento si ricreano e rifioriscono. Ma sgombriamo subito il campo dagli equivoci: la natura, la scrittura, l’ambiente radical-chic, i riferimenti ostentati alla vita equo-solidale e all’agricoltura biologica non hanno nulla a che vedere con la narrazione. Si tratta di espedienti un po’ furbetti per introdurre una storia  ammiccante e, a conti fatti, banale.

Stephen Frears, regista prolifico e talentuoso senza eccessi, ha messo in scena una graphic novel di Posy Simmonds, rimanendole forse un po’ troppo fedele: si suppone che l’adattamento cinematografico di un fumetto richieda un importante lavoro a livello di sceneggiatura, a meno che non ci sia una precisa – discutibile o meno – scelta registica. E non sembra essere questo il caso.

La tranquilla vita di provincia, un sogno per gli ospiti della casa per scrittori, è spesso un incubo per gli abitanti, soprattutto per i più giovani.
Tamara Drewe arriva a creare un po’ di scompiglio in una comunità già di suo tormentata e, forte della sua sensualità e priva di qualsiasi profondità, salta da un letto all’altro, innescando una reazione a catena nella vita dei non troppo sereni vicini. A tirare le fila e complicare la trama sono due ragazzine, naturalmente annoiate e sciocche come la maggior parte degli adolescenti: Casey e Jody.

Tamara resta un personaggio di sfondo, a una dimesione. Gli uomini che la rincorrono come sprovveduti danno un’immagine desolante dell’universo maschile. Mentre l’unica donna vera, tratteggiata – lei sì- con devozione e spessore, resta un’eroina fuori dal coro cui nessuno vorrebbe mai assomigliare.

Un film senza pretese, ma a suo modo pretenzioso, che lancia un ponte fra humour e noir, mix di generi cui gli inglesi sono particolarmente affezionati. Purtroppo, senza il giusto  bilanciamento tra paradossale, grottesco e stile, il risultato somiglia più all’episodio di una soap opera che ad un film d’autore. Come d’altronde lascia intendere il sottotitolo italiano al titolo originale: “tradimenti all’inglese”.

Se il film fosse stato più breve e con un ritmo incalzante (più consono a un fumetto), sarebbe stato certamente più semplice  essere indulgenti con i buchi di sceneggiatura e la mancanza di caratterizzazione dei personaggi. Non foss’altro per ammirare l’ottima  fotografia, la bellezza dei luoghi e la faccia da fumetto di Gemma Arterton (alias Tamara Drewe).


Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese (Tamara Drewe)
di Stephen Frears
Produzione: GB, 2010   
Genere: Commedia
Durata: 111′
Sceneggiatura: Moira Buffini
Posy Simmonds (graphic novel)

Nelle sale dal 5 Gennaio 2011

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