Croci e delizie

Dopo Steven Spielberg, Ron Howard e Martin Scorsese anche Neil Jordan esplora il piccolo schermo.
La serie da lui diretta, dedicata alla più scandalosa famiglia del Rinascimento italiano, è un affascinante miscuglio di provenienze. La storia si svolge a Roma a cavallo tra la fine del 1400 e l’inizio del secolo successivo; i Borgia, però, sono famiglia di origine spagnola (addirittura, a sentire le malelingue, si tratterebbe di ebrei marrani); il regista, si sa, è sfacciatamente irlandese ma la serie, invece, è stata girata per la maggior parte in Ungheria. A trasmetterla, infine, è un network canadese. Quale sarà il risultato di questo cocktail?

Per quanto mi riguarda il nome di Neil Jordan è ragione sufficiente per pregustare la visione, soprattutto considerando che non è solo regista ma anche creatore, sceneggiatore e co-produttore della serie. Sembra, quindi, che Jordan non abbia considerato il suo periodo televisivo come una parentesi per mettere da parte qualche soldo in vista del prossimo progetto cinematografico ma che abbia, al contrario, studiato e sfruttato le potenzialità televisive per raccontare una storia che al cinema sarebbe andata stretta.

Roma 1492: in una sede vaticana sfarzosamente ricostruita, si svolgono le lotte di potere fra le più influenti famiglie del tempo. Tanto ossessivo impegno nel perseguire il proprio scopo è giustificato da un premio decisamente ambito: il papa è, di fatto, l’uomo più potente al mondo.
A prevalere nella lotta sarà Rodrigo Borgia che, una volta salito al soglio pontificio, dovrà consolidare la sua posizione e, al contempo, favorire e difendere familiari e protetti.
Il ruolo di Rodrigo è infelicemente affidato a Jeremy Irons che non solo è lontanissimo dall’esprimere tutto il carisma di un tale personaggio ma sembra del tutto incapace anche della più basilare recitazione. Se la cavano decisamente meglio i suoi tre figli maggiori: il tormentato Cesare (che conquisterà l’ammirazione di Machiavelli) l’irruente Juan e la bellissima e maliziosa Lucrezia (rispettivamente gli attori François Arnaud, David Oakes e Holliday Grainger).

Elegante, cupa e affascinante la narrazione ci trascina nella vita privata di questa famiglia e di alcuni nobili dell’epoca.
Il soggetto si presta facilmente a diventare uno sceneggiato di scarsissimo livello, gravido di peccaminosi intrighi tesi a soddisfare le inconfessabili curiosità di un pubblico pruriginoso.
E sicuramente in questo risiede una parte dello straordinario successo che la serie ha riscosso in Canada e USA, tanto che la seconda serie è già stata confermata.
Ma Neil Jordan riesce a muoversi piuttosto bene in questo terreno accidentato e cerca di non lasciarsi invischiare dall’atmosfera scabrosa (non sempre ci riesce) facendo quello che sa fare meglio, ovvero raccontare una storia. Una bella storia, naturalmente, ha bisogno di personaggi interessanti e di relazioni complesse. E qui Jordan sembra dare il suo meglio.

Rodrigo è un uomo schiavo dell’ambizione e della passione ma, curiosamente, crede davvero di aver ricevuto da dio la missione di restaurare il potere politico della chiesa con ogni mezzo.
Anche Cesare appare nella serie ancora lontano dalla figura di stratega eccellente che la storia e la letteratura tramandano, ma è, piuttosto, un giovane uomo costretto a vivere la vita che suo padre ha scelto per lui e che abdica alla propria felicità pur di incontrare l’approvazione di un così ingombrante genitore. Cesare, inoltre, è teneramente affezionato alla bellissima sorella Lucrezia. I due sono legati da un rapporto che suggerisce qualcosa di più profondo e sensuale dell’amore fraterno ma, paradossalmente, proprio nell’affetto quasi incestuoso che sente per Lucrezia, Cesare riversa ed esprime la parte migliore di sé, quella più nobile, cavalleresca e incorruttibile. Lucrezia stessa, al contrario di quanto ci si potesse aspettare, è caratterizzata da una maliziosità tipicamente infantile e, a tratti, persino da una disarmante ingenuità.

Per ora mi sono fermata ai primi tre episodi e mi sono sembrati avvincenti e ottimamente confezionati (luci, fotografia, costumi e ambientazioni sono davvero notevoli). La predisposizione a scadere nel “telenovelismo” c’è ma, per il momento, sembra tenuta sotto controllo dalle capacità narrative di un grande autore.
Non sono in grado di dire quanto sia storicamente accurata la ricostruzione. A naso direi non troppo.
Ma il fine, si dice, giustifica i mezzi.

 

The Borgias, 2011-in corso
creata da Neil Jordan
per i network: Bravo! (Canada) e Showtime (USA)
con Jeremy Irons, François Arnaud, Holliday Grainger

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