New moon ovvero la mutazione dei The Men

the men

La trasformazione è completata. Alla luce della nuova luna, quella New Moon a cui il titolo del disco fa riferimento, i The Men, come perfetti uomini lupo, ultimano la mutazione da band post hardcore a classic rock. In soli tre dischi passano da sonorità, cupe, dure, spigolose,a ballate elettriche degne di Neil Young, senza perdere però il piglio lo-fi, duro e diretto delle origini. E il risultato, in tutta onestà, è di altissima fattura.
Già in Open Your Heart si erano intravisti i segnali di un cambiamento (si prenda ad esempio Candy) rispetto ai rumorosi inizi, ma con New Moon (Sacred Bones, 2013) il passo si completa. L’incipit – rappresentato dalla canzone Open The Door – è francamente sorprendente,  mi aspettavo delle chitarre distorte, un’invasione sonora che avrebbe spazzato via ogni mio pensiero. E invece a essere spazzate vie son state solo le mie certezze: mi son ritrovato con un giro di piano à la The Band, chitarre acustiche, coretti, e una melodia vocale dolce e sussurrata. Quando si dice straniamento. Half Angel Half Light continua nello stesso solco, sebbene le chitarre elettriche siano più definite, con la matrice oldies sempre ben presente. Without A Face invece alza i bpm in un classic rock con tanto di armonica. Ma, per capire che le cose erano davvero cambiate, son dovuto arrivare alla quarta canzone, The Seeds, ballata acustica che sembra riprendere la già citata Candy. Quattro canzoni e uno stile tutto nuovo, non può essere un caso. E infatti su questa linea, tra l’altro ispiratissima, si continua: I Saw Her Face, arrabbiata e sognante; la pausa bucolica di High And Lonesome; il classicismo della splendida Bird Song, con armonica e slide guitar; l’andamento punk e scanzonato di Freaky; e, per finire, la licantropica Supermoon, con i suoi sette minuti di psichedelia elettrica, sono tutti episodi che si inseriscono in questo quadro di cambio pelle. Se ben vediamo anche nelle copertine c’è uno scarto, cupe quelle del primo e del secondo album, calda quella di quest’ultimo. Qualcosa però permane, d’altronde ogni mutazione porta con sé le storie passate e le vite che si è attraversato, e i The Men sono ancora indubbiamente ancora loro, con i suoni sporchi, con la produzione a presa diretta, con le chitarre ruggenti. New Moon è un disco che rinnova e sposta un po’ più in là l’asticella della crescita di un gruppo che non si è mai fermato a guardare se stesso e che, se continua così, sarà capace di sorprenderci ancora e ancora. Ma già siamo a buon punto.

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