Primizie di stagione – Nel rigoglioso orto dei Wave Pictures

E siamo così arrivati a maggio, quinto mese nel consueto computo annuale. Quasi a metà di questo 2011, per ora ancora un po’ sulle sue da un punto di vista prettamente musicale. A parte qualche eccezione (leggi Yuck o Crash of Rhinos) ancora non mi sono imbattuto in qualcosa che mi faccia battere forte il cuore. I dischi belli ci sono stati, per carità, ma dopo un po’ la loro forza, almeno per me, è scemata e così li ho lasciati sullo scaffale a impolverarsi o rinchiusi in qualche sottocartella del mio hard disk. Ma maggio con le sue giornate di sole e la primavera ormai inoltrata (nonostante un rigurgito medievale che l’ultimo weekend ci ha donato tra matrimoni reali, beatificazioni papali e giubili un po’ troppo sfrenati per la morte del nemico) sembrano voler smentire questo andazzo un po’ rammollito regalandoci dischi da alta, altissima classifica. Ed ecco che il 2 di maggio è uscito Beer in the Breakers, il nuovo disco dei The Wave Pictures, come a segnare un netto cambio di passo. Il trio inglese torna dopo appena un anno con un  album nuovo di zecca, ricco, ricchissimo: ben tredici canzoni e tutte, come spesso la band ci ha abituato, di ottima fattura.

Seguo i Wave Pictures dalla loro ribalta, quando con Fede si trasmetteva sulle onde di una piccola ma gloriosa radio universitaria di una piccola ma famosa (e di questi tempi famigerata) università di provincia. Il disco in questione era Instant Coffee Baby (Moshi Moshi, 2008) un mix contagioso di pop sgraziato, low-fi e divertente shakerato con liriche perennemente in equilibrio fra humour e intimismo, evocative ma allo stesso tempo concrete, senza sfoggio di paroloni impegnati. Da quel momento i Wave Pictures sono entrati di diritto nei miei ascolti prioritari e per fortuna  la vena compositiva di David Tattersall, voce e chitarra del gruppo nonché autore di tutte le canzoni, non si è mai fermata rimanendo su livelli di produzione da catena di montaggio: in 4 anni, altrettanti dischi se escludiamo da questo computo il bellissimo esordio solista (Happy For A WhileWhat it’s at is where you are, 2010), un tributo al boss, nonché una miriade di canzoni (come l’incredibilmente bella Now You’re Pregnant) e collaborazioni (giusto per fare qualche nome: Darren Hayman, Herman Dune e Mountain Goats). E così a Istant Coffee Baby sono seguiti prima If You Leave it Alone (Moshi Moshi, 2009), più concentrato su toni scuri e intimistici, un disco decisamente più acustico rispetto al precedente quasi privo delle schitarrate a cui il buon David ci aveva abituato; e poi Susan Rode The Cyclone (Interbang Record, 2010) dal carattere più equilibrato rispetto alle produzioni precedenti, un buon mix tra i due modi di concepire la musica che fino a questo momento la band inglese ci aveva mostrato: un po’ elettrico e un po’ acustico, un disco che sta a simboleggiare quasi un punto di equilibrio raggiunto dal gruppo.

http://player.soundcloud.com/player.swf?url=http%3A%2F%2Fapi.soundcloud.com%2Ftracks%2F10540236 The Wave Pictures – Little Surprise by moshi moshi music

Ma è con questo Beer in the Breakers che i Wave Pictures raggiungono l’apice della loro ricerca, almeno fino a questo punto. I dischi precedenti sono sì belli ma nessuno raggiunge, a mio avviso, la completezza e l’immediatezza di quest’ultimo. Diretto magistralmente dal buon Darren Hayman che ripulisce il suono della band da quell’attitudine estremamente do it yourself sbandierata a ogni registrazione, donandogli invece al contempo freschezza e maturità di suoni, Beer in the Breakers si caratterizza per la straordinaria qualità delle canzoni scritte da David. Già qualche tempo fa la Moshi Moshi aveva fatto girare il primo singolo promozionale,  Little Surprise, facendo intuire ai fan e non la direzione del disco. Il fingerpicking ritmato che fa da intro al pezzo ci porta dritti dritti verso la divertente storiella che Tattersall ci vuole raccontare: un pezzo allegro e scanzonato, un apripista à la Wave Pictures che ci riporta ai tempi di Istant Coffe Baby.

E il disco non solo risponde a tutte le aspettative ma le supera, andando decisamente oltre. L’apertura affidata a Blue Harbor e Now Your Smile Comes Over Your Voice ti fa correre a infilarti le scarpette da ballo, per poi scatenarti con sorriso a trentadue denti su Little Surprise. Blinck Back a Tear abbassa i bpm facendoci entrare nel lato più intimista della band che viene sviscerato completamente con Walck The Back Stairs Quiet, malinconica ballad intessuta su un morbido arpeggio di chitarra. Si riprende quota con China Whale Brand mentre la romantica Pale Thin Lips è perfetta nelle sua semplicità pop, nella costruzione delle melodie e nello splendido e toccante solo finale: uno dei pezzi più belli di questa collezione così come della produzione dei Wave Pictures in generale.

http://player.soundcloud.com/player.swf?url=http%3A%2F%2Fapi.soundcloud.com%2Ftracks%2F14500006 The Wave Pictures – Pale Thin Lips by ciaciod

Ma Tattersall è un fiume in piena e sembra non sapersi fermare. Qualche pezzo più in là c’è Two Lemons, One Lime, ennesimo saggio di bravura: strofa ipnotica più ritornello mnemonico, da manuale del pop. Per non parlare di Rain Down ma a questo punto gli aggettivi per descrivere quanto questo disco mi piaccia e mi sorprenda a ogni traccia sono ormai finiti. Vado avanti semplicemente, col sorriso ben stampato sulla faccia, perché è questo il regalo che i Wave Pictures riescono a farmi, sempre, rendermi spensierato. Ed è una capacità veramente enorme quella di spingerti un’emozione così a fondo da fartela addirittura identificare col  gruppo, quasi fosse il suo marchio di fabbrica. E non importa se il finale è tutto per una dolceamara Epping Forest, il sapore che questo disco lascia in bocca è quello della primizia, delle fragole ad aprile o del gelato gustato in un pomeriggio assolato. Son cose belle, punto, non c’è altro da aggiungere. Bentornati Wave Pictures, la bella stagione si apre con voi.