Scusi, lei sa dov’è il West? Provi a chiederlo ai fratelli Coen

La scrittura dei fratelli Coen ripudia i generi cinematografici. Nella loro ultima fatica, Il Grinta (traduzione del più icastico True Grit), lo si intende sin dalla citazione d’esordio: “I malvagi fuggono quando nessuno li insegue”. All’orizzonte del vecchio West una simile proposizione, presa al Libro de Proverbi, suona come un accorato monito, tanto vero quanto capace di sintetizzare in un rivolo di parole la natura degli spiriti che abitano quel mondo, burberi e incivili, coraggiosi e alcoolizzati. Alla lettera il loro cinema rifugge la gabbia del genere perché pensa se stesso, si conosce, da ad intendersi senza dover chiedere fuori di sé ragione d’esistenza. Non si tratta di cinema dal respiro ampio della classicità né degli schemi triti dello spaghetti-western; potrebbe trattarsi di entrambi i generi ma come al solito ai Nostri interessa poco. Conta solo la riflessione piena di ironia sulla natura umana, sul gioco di rapporti tra i protagonisti, sulle relazioni sentimentali che muovono l’agire dei personaggi.

Prendiamo in prestito una immagine per offrire una sintesi della trama: l’immagine della primavera incipiente. Paragoniamo alla Primavera le temerarie imprese della piccola protagonista, Mattie Ross, la quale ingaggia lo sceriffo Rooster Cogburn (interpretato da un ispirato Jeff Bridges) per vendicare l’assassinio di suo padre ad opera di Tom Chaney. La ragazza con determinazione obbliga lo sceriffo a prenderla con sé nelle ricerche. Stretti dall’impresa, i due incontrano sulla propria strada il ranger texano LaBoeuf, impegnato come loro nel catturare il delinquente. I tre si mettono sulle tracce di Chaney che, nel frattempo, si è unito a una pericolosa banda. Comincia così un viaggio nell’anima del West, nella durezza dei suoi schemi, nella indomita forza con cui la Natura Selvaggia sferza le vite dei protagonisti. Tra le fila del discorso, il soggetto offre ai Coen il destro per fare del film un racconto di formazione, narrato col flash back della protagonista la cui memoria di donna cresciuta troppo in fretta torna a rivangare il passato duro, muove al sapore al tempo stesso acerbo e maturo della propria adolescenza.

Irriducibile al genere, agile, sincero, a tratti commovente il film declina il concetto della “capacità di stare al mondo”: di Mattie in lotta con le angustie della propria età, dello sceriffo Cogburn pieno di livore per un destino che non merita, di LaBeuf impegnato per tutto il film a dimostrare ai due protagonisti di essere all’altezza della situazione. Nella filmografia dei Coen la storia dello sceriffo Cogburn e della piccola Mattie si pone come una pausa di riflessione, una di quelle che i fratelli del Cinema amano prendersi, immersa nella lentezza di sogno del passatempo, del nobile divertimento. Come capita in questi casi ci si ritrova tra le mani un prodotto piccolo ma riuscito, una piccola perla la cui lucentezza rifulge variabilmente a misura della sensibilità dell’occhio che si impegni ad osservarla. Il nostro occhio individua un’opera di valore ridotto, un episodio minore nella splendida galleria di episodi della scuderia Coen.

Il Grinta (True Grit) – USA, 2010
di Ethan Coen e Joel Coen
Con Jeff Bridges, Matt Damon, Josh Brolin
Western – 110 min.
Universal Pictures

Nelle sale dal 18 febbraio

2 thoughts on “Scusi, lei sa dov’è il West? Provi a chiederlo ai fratelli Coen

  • Marzo 23, 2011 alle 12:55 pm
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    ma Jeff Bridges riesce a reggere il confronto con John Wayne? Io davo per socntato che la sceneggiatura fosse stata scritta e ritagliata su misura per lui e l’idea del remake mi ha lasciato perplesso fin dall’inizio.

  • Marzo 24, 2011 alle 8:40 am
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    Semplicemente non si pongono i termini per un confronto. La mole del buon vecchio Wayne non ha nulla a che spartire con il piglio nervoso, a tratti isterico, che Bridges insuffla nel suo persaonaggio. Siamo su due piani totalmente diversi. Diverso il punto di partenza, diverso lo scopo. Resta identico lo spunto, un’idea di soggetto che risulta diversamente sviluppata. Nient’altro.

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